INGRATA

**INGRATA**

*Sofia, abbiamo fame! Basta stare a letto!* la voce irritata del marito mi svegliò allimprovviso. La testa mi scoppiava, la gola mi bruciava e il naso era chiuso. Provai ad alzarmi, ma il corpo era pesante come piombo. Non cera da stupirsi se mi ero ammalata.

Tutta la settimana era stato caldo, ma ieri sera aveva iniziato a nevicare mischiato a pioggia. Primavera Chiamare un taxi era impossibile, col tempo così. Dovetti tornare dal lavoro con lautobus. Aspettai trenta minuti, ma quando arrivò era strapieno. A malapena riuscii a infilarmi dentro. Poi, dalla fermata, ancora una lunga camminata a piedi.

Avevo chiesto a mio marito di passarmi a prendere. * Sofì, io e Matteo siamo andati da mamma. Torneremo tardi.* mi aveva detto Vittorio. Come al solito.

Alla fine, arrivai a casa inzuppata e congelata. Guardai lora: le 8 di mattina. Sabato.

*Vitto, mi porti il termometro, per favore?* chiesi con voce roca.

*Che cè? Sei malata?* fece lui, sorpreso. * E la colazione?*

*Potete farvela da soli?* provai a chiedere.

*Come, da soli? E Matteo?*

*Ha dieci anni, ormai! E tu sei un uomo adulto. Preparatevi delle uova? Lho insegnato anche a lui, è grande abbastanza.*

*Hai insegnato a cucinare a mio figlio?* esclamò, scandalizzato.

*Sì. E allora? Passa le giornate al telefono, non vuole fare niente.*

*Ma sei impazzita? È un maschio! Gli uomini non devono cucinare, né imparare a farlo! È roba da donne!* si infuriò. * Va bene, resteremo da mamma, visto che non hai tempo per noi. Torneremo domani sera.*

E così, in fretta e furia, i due se ne andarono dai genitori di Vittorio.

Mi alzai a fatica, trovai il termometro, accesi il bollitore e mi misi a pensare. * Comè potuto succedere? Quando ho perso quel momento in cui mio marito poteva prepararsi da mangiare, o prendersi cura di me quando stavo male? Quando è cambiato tutto? Perché, allimprovviso, ogni faccenda domestica è diventata solo mia responsabilità?*

Il termometro suonò: 39.2.

Presi le medicine e tornai a letto.

Poco dopo, il telefono mi svegliò. Era mia madre.

*Sofì, perché non rispondi? Mi preoccupo quando non mi chiami la mattina.*

*Mamma, sto un po male. Ho preso le medicine e mi sono riaddormentata.*

*Un po male?! E Vittorio dovè? Di nuovo da sua madre con Matteo?*

*Se ne sono andati. Per non prendersi linfluenza.*

*Ci credi davvero? Per non prendersi linfluenza Diciamo piuttosto che non volevano lavare un piatto!*

*Mamma* provai a protestare, ma lei non mi lasciò parlare. E in fondo, lo sapevo anche io.

*Non mammami! Ho tutto il diritto di essere arrabbiata. Ti ho data in moglie, non in schiavitù! Hai misurato la febbre?*

*Sì, era alta stamattina. Ora un po meno. Ma sono senza forze.*

*Resta a letto! Papà verrà a prenderti. Ti rimetti in piedi da noi. Non è giusto che tu stia male da sola.*

Mi lavai il viso, preparai una borsa con il necessario e il mio portatile, e quando mio padre arrivò, ero pronta.

*Mamma mia!* si portò una mano al cuore appena mi vide.

*Papà, che cè? Stai male?*

*No, sei tu!* prese la mia borsa. * Pensavo di aver incontrato la morte! Sei bianca come un lenzuolo.*

*Papà, non farmi prendere uno spavento! Andiamo?*

*Andiamo. Tieniti a me, che il vento non ti porti via.* mi aiutò ad entrare in macchina. * Sei magra, distrutta. Tua madre ha ragione, sembri una schiava. Scusa se te lo dico, ma hai un aspetto terribile.*

Non risposi. Ero troppo stanca.

A casa dei miei genitori trovai calore, buon cibo e serenità. Mia madre si prese cura di me e verso sera stavo già meglio.

Chiamai Vittorio per avvisarlo che non ero a casa, e lui rispose svogliato:

*E quindi? Non posso portarti le medicine, ho bevuto una birra con papà. Che cè, è sabato! Stiamo guardando la partita. Ah, mamma vuole parlarti.* e passò il telefono a sua madre.

*Sofia! Sei una donna! Non puoi permetterti di ammalarti e lasciare i tuoi uomini affamati! Cosa conta in famiglia? Soprattutto per gli uomini? Che siano sazi, al caldo e indisturbati! E tu? Ti ammali Prendi una pillola e basta!* la suocera, Serena, era velenosa.

Mia madre, passando, sentì e strappò il telefono dalle mie mani.

*Cara consuocera! Tuo figlio è forse infermo? Malato? Che uomo è, se ha bisogno di essere servito e non disturbato?*

*Infermo no, è un uomo di famiglia! E poi, tutti gli uomini sono così.* Serena non si aspettava di parlare con mia madre. * Vittorio, ma tu cosa fai?*

*Cosa faccio? Sto rimettendo in piedi mia figlia. Perché, a quanto pare, un vero uomo non è capace di badare a sua moglie! Non può nemmeno comprarle le medicine, troppo occupato a bere Che bella trovata! La moglie è malata, e lui è contento.* le due non si sopportavano. Anche se Serena aveva un po paura di mia madre.

*Che sciocchezze! I ragazzi sono venuti qui per non disturbare Sofia.* sbuffò. * Che regina siamo diventati! Medicine, attenzioni! Sei una donna sana, sei solo pigra. Ti sei dimenticata dei tuoi uomini! E loro, tra lalt

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