Intreccio di destini in un piccolo paese
In un paesino sulle rive di un fiume, dove i vecchi tigli sussurravano al vento, Anna preparava il brodo. L’aroma delle spezie riempiva la cucina, mentre fuori il tramonto si spegneva lentamente. All’improvviso, il silenzio fu rotto dal suono del telefono. Era suo nipote, Matteo.
«Nonna, ciao! Tu e nonno siete d’accordo se passo domani? Solo che… non sarò solo», disse, con una voce che tradisce un segreto, facendo battere il cuore di Anna più forte.
«Ma certo, vieni! Con chi?», rispose lei, tra curiosità e un pizzico di agitazione.
«È una sorpresa», rispose Matteo, furbo, prima di riattaccare.
Il giorno dopo, qualcuno bussò alla porta. Anna, asciugandosi le mani sul grembiule, corse ad aprire. Sulla soglia c’era Matteo, e accanto a lui, una ragazza sconosciuta con un sorriso timido.
«Nonna, questa è Benedetta», la presentò il nipote, e nei suoi occhi brillò una scintilla. Anna, sentendo quel nome, si bloccò come se il tempo si fosse fermato.
Di solito, dopo scuola, i nipoti correvano da Anna e suo marito, Roberto. La maggiore, Francesca, appena varcata la porta, si lanciava verso il nonno:
«Nonno, sono bloccata con la matematica! Mi aiuti?».
Roberto, posando il giornale, sorrideva:
«E allora, cos’è che non va? Prendi il quaderno e vediamo. Guarda qui: questa è l’equazione, qui spostiamo… Vedi? Che ne dici? Come lo risolveresti?». La guardava con orgoglio. «Brava, Francesca, hai capito tutto da sola! Dicevi che era difficile… Che sei intelligente, e poi pure bella!».
Roberto ammirava Francesca – quanto assomigliava ad Anna da giovane! La stessa luce ostinata negli occhi, la stessa determinazione, anche quando le forze sembravano mancare. Le guance accese, quel sorriso identico a quello di Anna quando si erano conosciuti.
«Allora, facciamo una partita a dama?», le fece l’occhiolino Roberto.
«Nonno, l’ultima volta ho perso», esitò Francesca.
«E allora? Perdi una volta e smetti? Va bene, se non vuoi…», rispose lui, fingendo disinteresse.
«No, no! Dov’è la scacchiera?». Francesca già la stava sistemando. «Scegli tu, nonno! Ah, io ho le nere! Stavolta ti batto, e dopo suoniamo la chitarra, d’accordo?».
Il più piccolo, Matteo, correva sempre da Anna. Di Roberto aveva un po’ di timore – il nonno era severo, ma giusto.
«Nonna, aiutami con l’italiano, ho preso un sei e ho scritto male», sussurrava Matteo, abbassando lo sguardo. «Non dirlo al nonno, lo sistemo, okay? Cosa c’è per cena? Minestrone? Lo adoro! Nonna, guarda come scrivo, così verrà perfetto».
Anna, sedendosi accanto a lui, osservava mentre il nipote tracciava le lettere con cura. Matteo era l’immagine di Roberto – lo stesso sguardo vivace, la stessa grinta. Già a cinque anni sapeva contare fino a cento, fare addizioni e sottrazioni come un grande.
«Nonna, guarda, è venuto bene!», esclamò Matteo, alzando il quaderno. «Pulito, perfetto! È merito tuo!». La abbracciò. «Sai perché sono venuto da solo? Volevo fare una sorpresa – ho comprato i bomboloni alla crema per tutti! Papà mi ha dato i soldi per pranzo, ma li ho risparmiati».
«Ah, che tesoro! Chiama nonno e Francesca, ceniamo e poi prendiamo il tè con i tuoi bomboloni».
«Aspetta, nonna, c’è un altro segreto», si avvicinò Matteo, sussurrando: «Mi piace una ragazzina della classe, Benedetta. Voglio regalarle il profumo che desidera. Sto mettendo da parte i soldini».
«Seriamente, tesoro? E Benedetta è tua amica?».
«No, nonna, sono ancora piccolo», sospirò lui.
«È più grande? Siete compagni di classe».
«No, io ho dieci anni, lei nove e mezzo. Ma è più alta di me, nonna, molto più alta. Se le regalo il profumo, forse si innamora di me?».
Anna sorrise:
«Certo che sì! Sei un ragazzo fantastico! L’altezza non conta, vai già a basket, no? Io e nonno ti aiutiamo con il profumo per Benedetta, non preoccuparti. Ora chiama tutti a tavola!».
Il tempo vola inesorabile. Francesca ha finito il liceo ed è partita per l’università in un’altra città. Matteo è all’ultimo anno, pieno di impegni – esami, allenamenti di basket. Ma una volta a settimana passa ancora dai nonni. È cresciuto, indipendente e forte, proprio come Roberto da giovane.
Ieri sera ha telefonato, la voce tremante dall’emozione:
«Nonna, tu e nonno siete d’accordo se vengo domani? Solo che… non sarò solo. È una sorpresa! Ve lo dico domani».
«Viene con una ragazza, lo sento», sussurrò Anna a Roberto, riagganciando.
«Allora, Anna, mettiti quel vestito blu, ti sta da favola. E trovami una camicia, io metto i jeans. Dobbiamo fare bella figura, siamo ancora in gamba, eh!», le strizzò l’occhio Roberto.
Il giorno dopo, il campanello suonò verso l’ora di pranzo. Anna corse ad aprire.
«Matteo!», esclamò.
«Nonna, nonno, vi presento Benedetta», disse Matteo, leggermente arrossito ma raggiante. Accanto a lui, una ragazza slanciata e delicata, con un sorriso caloroso.
«È più alta di Matteo», notò Anna tra sé.
«Questo è per voi», disse Benedetta, porgendo una scatolina. «Matteo mi ha detto che avete appena festeggiato il compleanno».
Anna aprì il regalo – il suo profumo preferito, lo stesso che Roberto le aveva regalato tanti anni prima, quando si erano appena conosciuti. Le bruciarono gli occhi.
«E questi sono i bomboloni alla crema, ricordi, nonna?», aggiunse Matteo, porgendo un sacchetto ancora tiepido.
«Entrate, pranziamo e poi prendiamo il tè. Grazie per il profumo, è davvero speciale!». Anna si voltò verso Roberto. «Hai visto, Roberto?».
Il nonno sorrise furbo, scambiando un’occhiata complice con Matteo. Era chiaro: si erano messi d’accordo, e Roberto aveva suggerito al nipote quale profumo scegliere.
A tavola, Matteo raccontava qualcosa di divertente, Benedetta rideva guardandolo con affetto. Anna ricordò quando Roberto la corteggiava. Lui era più basso di lei, e all’inizio la cosa la turbava. Ma una volta, in stazione, mentre aspettavano il treno, qualcuno gridò: «Un bambino sui binari! Aiuto!». La folla si agitò, qualcuno urlava, ma Roberto, senza pensarci due volte, si calò tra il marciapiede e la carrozza. In quello spazio stretto, tirò su una bambina terrorizzata. La madre, in lacrime, la strinse e ringraziò Roberto. Da quel giorno, Anna smise di notare la sua altezza. Il suo uomo era un vero eroe.
Presto sarebbe tornata anche Francesca, forse non da sola. Bisognerebbe riunirli tutti attorno al tavolo – la figlia, il genero, i nipoti. AnnaPresto sarebbe arrivato il giorno in cui anche loro, come Anna e Roberto tanti anni prima, avrebbero raccontato questa storia ai loro nipoti, perché l’amore è un cerchio che non finisce mai.