Intrigo Familiare: Come la Suocera Ha Sfidato la Mia Pazienza

**”Vergogna in un sacchetto”: come mia suocera ha distrutto la mia pazienza**

Alessandra stava riordinando il suo armadio quando il campanello suonò all’improvviso. Sulla soglia, con un sorriso sdentato, c’era la suocera: Gianna De Luca.

«Ciao, tesoro! Sono passata per un caffè», disse con tono affabile.

«Prego, accomodati», rispose Alessandra, sorridendo per cortesia, anche se dentro si sentiva contratta. «Appena finisco di sistemare, facciamo colazione.»

Passarono in salotto. Alessandra continuò a piegare i vestiti con cura, mentre la suocera si accomodò sulla poltrona, osservandola con interesse indiscreto.

Ad un certo punto, Gianna notò un sacchetto vicino al divano. Vi ficcò dentro il naso e allargò gli occhi, esclamando:

«Alessandra! Ma che vergogna è questa?!»

«Hai comprato ancora abiti inutili!», rimproverò, schioccando la lingua e indicando le borse sparse sul divano.

«Sono cose vecchie», rispose stancamente Alessandra, alzando gli occhi al cielo. «Sto solo riordinando.»

«Mio figlio sa come sprechi i soldi?», domandò con malizia Gianna.

«Anche io lavoro, tra l’altro», replicò seccamente, accelerando i movimenti per mettere fine alla conversazione.

Ma la suocera non demordeva. Afferrò un vestito dal sacchetto e lo esaminò con aria critica.

«Con una cosa del genere sembri una ballerina da cabaret!», commentò velenosa.

«C’è ancora l’etichetta, quindi non l’ho mai indossato», rispose gelida Alessandra, cercando di riprenderselo.

«Meno male!», borbottò Gianna, restituendoglielo. «Non è un po’ tardi, alla tua età, per vestirti come una ragazzina?»

«Ho ventinove anni, non quarantanove», ribatté con un sorriso di ghiaccio.

«Una donna della tua età dovrebbe coprirsi, non mettersi in mostra!», sbuffò la suocera. «Ecco perché non ho ancora nipoti!»

«E cosa c’entra il mio guardaroba con i figli?», chiese Alessandra, trattenendo a fatica l’irritazione.

«È ovvio: se ti vesti così provocante, cerchi qualcuno più giovane!», concluse con aria saputa.

Alessandra impallidì dalla rabbia:

«Quindi, secondo lei, una donna sposata dovrebbe portare il burqa?»

«Una moglie perbene si veste con decoro!», tuonò Gianna, battendo il pugno sul bracciolo. «Ma tu… hai visto che mutande?!»

«Ha frugato nei miei vestiti?!», esclamò Alessandra, sentendo la rabbia ribollirle dentro.

«Nessuno ha frugato!», si difese la suocera. «Le ho solo viste in bagno. E sai una cosa? Una donna perbene si vergognerebbe di portare quei fili!»

«Ma sta scherzando?», Alessandra serrò i pugni. «Vuole che compri mutande da ufficio?»

«Secondo me, una donna per bene certe cose non le indossa neanche!», esclamò Gianna.

«Ho ventinove anni, sono giovane e ho il diritto di piacermi!», sibilò Alessandra.

«No! Ti vesti così apposta per attirare gli sguardi degli uomini!», gridò la suocera, alzando le braccia al cielo.

«Pensi ciò che vuole», sospirò Alessandra. «Ma mi vesto come mi pare.»

«È inutile parlare con te!», borbottò Gianna, alzandosi e sbattendo la porta con forza.

Quando il marito, Matteo, tornò a casa, Alessandra gli raccontò tutto.

«Mamma mi ha detto che ti vesti in modo provocante», disse lui con una risatina nervosa. «Non darle peso. E… magari evita le calze a rete quando c’è lei, la fanno imbestialire.»

«A lei non va bene niente!», protestò Alessandra.

«Farfuglierà un po’ e poi passerà», liquidò Matteo con un gesto della mano.

Ma si sbagliava.

Un mese dopo, la storia si ripeté. Questa volta, Gianna arrivò con un nuovo “argomento”:

«Pubbliche foto su internet! Le mie amiche le hanno viste! Tutte scandalizzate!», annunciò offesa.

«Hanno solo invidia», rispose calma Alessandra.

La suocera balzò in piedi, sbuffò e se ne andò. Alessandra tirò un sospiro di sollievo, credendo che fosse finita lì.

Ma si sbagliava.

Quando, sei mesi dopo, partirono per le vacanze, lasciando le chiavi a Gianna “per sicurezza”, non immaginavano cosa li aspettava al ritorno.

Tornati a casa, Alessandra scoprì con orrore che gran parte del suo guardaroba era sparita.

«È stata lei!», esclamò, correndo per la casa. «Solo tua madre aveva le chiavi!»

«Non può essere», esitò Matteo. «Le telefono.»

Ma Gianna si mise a piangere al telefono:

«Io? Ma che dici, figliolo! Mai!»

Alessandra scosse la testa:

«Chiamo i carabinieri.»

Solo allora, spaventata dalle conseguenze, la suocera confessò:

«Sì, sono stata io! Ho buttato via tutti quei vestiti scandalosi! L’ho fatto per voi, perché tu pensassi alla famiglia!»

Matteo andò su tutte le furie.

«Mamma, sei fuori di testa?!», urlò al telefono. «Ora devo rifare tutto il guardaroba di mia moglie!»

«Be’…», provò a giustificarsi Gianna.

«Ridammi le chiavi di casa! E non farti più vedere qui!», tagliò corto Matteo.

Per il suo compleanno, Gianna ricevette tre rose solitarie, invece del solito regalo costoso.

E Alessandra, quello stesso giorno, andò a rifarsi il guardaroba — con i soldi del marito, che questa volta insistette:

«Prendi tutto quello che vuoi, amore mio. Te lo meriti.»

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