Intrusi nella Mia Casa

**Stranieri nella mia casa**

Quel sabato, Alessandra decise di tornare alla casa dei suoi genitori. Erano passati solo tre mesi da quando sua madre era mancata, e in tutto quel tempo non aveva avuto il coraggio di toccare le sue cose. La casa era rimasta vuota, abbandonata. I vicini – tutti anziani – alcuni se n’erano andati dai figli, altri avevano affittato a sconosciuti. Una volta accanto c’erano i Rossetti, con i cui figli Alessandra giocava da bambina, ma ora anche quella casa era occupata da tipi strani, e non c’era nessuno a cui chiedere di tenerle d’occhio.

Suo marito era partito all’alba per la pesca, sua figlia adolescente, con le cuffie nelle orecchie, aveva ignorato il suo invito a passare la giornata insieme. Allora Alessandra pensò: *basta rimandare*. Andrò, darò un’occhiata, magari inizierò a sistemare le cose, poi passerò da Beatrice – l’amica che da tempo la invitava per un caffè. Chiamò un taxi e, mentre aspettava davanti al portone, ripensò alla strada della sua infanzia: accogliente, silenziosa, con il suo profumo e la sua luce. A ogni chilometro che si avvicinava alla casa, l’ansia le stringeva il cuore – le mancavano i genitori, fino al dolore.

A pochi isolati di distanza, Alessandra scese dal taxi, decise di proseguire a piedi. Più si avvicinava, più un stranissimo disagio la pervadeva. Alla cancellata si fermò di colpo, come paralizzata.

— Ma che… — mormorò.

La finestra della casa era aperta, le tende scostate, anche se ricordava perfettamente di aver chiuso tutto. La serratura – rotta. Dentro c’era chiaramente qualcuno. O, peggio, qualcuno era ancora lì.

Chiamò il marito – il segnale non rispondeva. Si guardò intorno – la strada deserta. Un bel pomeriggio d’autunno, tutti erano via. Alessandra pensò di chiamare il commissariato, ma poi un’ipotesi gelida la trafisse.

— E se fosse… Fabrizio?

Negli ultimi tempi si era comportato in modo strano. A volte distaccato, altre improvvisamente allegro, come per contrasto. Magari la “pesca” era una scusa, e lui era lì dentro, con un’amante? Il pensiero le bruciò il petto. Non credeva possibile, non lo immaginava in quel ruolo. Ma ormai il dubbio le si era piantato dentro.

Per dieci minuti Alessandra rimase immobile, fissando le finestre. Poi, all’improvviso – una risata di donna. Fresca, felice, come di chi si gode la vita… nella casa dei suoi genitori! Le si strinse tutto dentro.

E poi – uno sbattere di porta. Uscì una donna snella, con un accappatoio corto e un asciugamano in mano. Si dirigeva verso la dépendance con la sauna.

— Amore, vieni con me! Da sola mi annoio! — chiamò verso l’interno.

Alessandra gelò. Giovane, carina… Ovviamente l’aveva scambiata per una così! E ora tutto aveva senso.

Con i denti stretti, avanzò decisa verso la cancellata. Osservò il cortile con astuzia, trovò un bastone e lo usò per bloccare la porta della sauna, così che l'”ospite” non potesse intromettersi. Poi, sulla veranda, notò la vecchia cintura di suo padre – pesante, con una fibbia massiccia. «Perfetta», pensò.

Entrò di slancio in casa e vide la tavola apparecchiata, una bottiglia di prosecco e la tv accesa. E sul divano del soggiorno – un uomo addormentato.

— Vigliacco! Hai una figlia già grande, e tu! — urlò, alzando la cintura.

— Ahi! Ma che fai?! Ale… sono io, Enrico!

Alessandra si bloccò. Non era Fabrizio. Era Enrico – il nipote di suo marito.

— Che ci fai qui? Come sei entrato?

— Ma dai! La porta era come cartone! Non ho dove stare! Pensavo che la casa fosse vuota, e allora… ho deciso di sistemarmi con la mia ragazza.

— Con la tua ragazza?! — Alessandra impallidì. — E ti sembra normale? Non è un albergo!

— Ma Alessandra, su, stai tranquilla, prendi un caffè, noi stiamo qui giusto un po’.

— No! Fuori subito! E mi sistemi la serratura. Tu stesso! — sibilò Alessandra.

— Greta… — fece Enrico. — Dov’è?

— Nella sauna. Chiusa. L’ho rinchiusa lì per non farmi perdere tempo. La prossima volta ci penserà due volte!

Poco dopo, Greta riuscì a liberarsi e irruppe in casa, arrossata e furiosa.

— Questa è casa mia, Enrico, diglielo! Ho già mandato i soldi per i mobili!

— Tua? — Alessandra rise amara. — La casa è della mia madre, e tu, cara, sei solo caduta nella trappola di questo furbacchione.

Greta urlò, furibonda:

— Ridammi i soldi, truffatore! Ti denuncio!

— Ecco, anche tu… — borbottò Enrico.

Quando tutto si calmò, Alessandra andò dall’amica e le raccontò tutto – dalla paura alla sauna alla cintura. Beatrice rise fino alle lacrime.

— Alessandra, sei un’eroina! Io avrei chiamato subito i carabinieri. Tu hai risolto da sola.

— L’importante è che non fosse Fabrizio, — sospirò, sollevata. — Ma la serratura la cambio. E la porta. Una blindata!

— Alle donne coraggiose! — esclamò Beatrice, alzando il bicchiere.

— A noi! — rispose Alessandra, sorridendo.

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