Era uno di quei giorni freddi in cui le nuvole grigie sembravano schiacciare la città. Maria, la cameriera, aveva appena finito di spazzare i gradini della villa dei De Luca. Le sue mani erano gelate, il grembiule macchiato dal lavoro, ma il cuore rimaneva caldo.
Piegandosi per scuotere il tappeto, notò una piccola figura accanto al cancello.
Un bambino. Scalzo, tremante, sporco. I suoi grandi occhi infossati fissavano avidamente la porta della villa.
Maria si avvicinò:
Ti sei perso, piccolino?
Nessuna risposta. Lo sguardo le cadde sul piatto di riso e fagioli che aveva lasciato sul gradino.
Il padrone non cera. Raramente tornava prima del tramonto. Il maggiordomo era uscito. Tutto sembrava tranquillo.
Maria aprì leggermente il cancello.
Vieni. Solo per un po, sussurrò.
Il bambino entrò esitante. Vestiti strappati, capelli arruffati Lo condusse in cucina e lo fece sedere al tavolino. Gli posò davanti un piatto caldo.
Mangia, disse dolcemente.
Lui la guardò, poi il cibo. Gli occhi gli brillarono di lacrime. Iniziò a mangiare come se non avesse toccato cibo da giorni. Le manine tremavano, il viso si sporcò di sugo.
Maria rimase vicino al fornello, stringendo il crocifisso al collo. Non poteva avere più di sei anni.
Non sapeva che Giacomo De Luca fosse tornato prima. Una riunione inutile in città era finita, ed era rientrato. Vide il cancello aperto e aggrottò la fronte.
In casa si aspettava il silenzio. Invece sentì il tintinnio di un cucchiaio sulla porcellana.
E seguì il suono.
In cucina si bloccò: Maria, pallida, in un angolo. Al tavolo, un ragazzino stracciato che divorava il cibo da un costoso piatto di porcellana.
Maria sussurrò:
Signore posso spiegare
Ma Giacomo alzò una mano.
Non disse una parola.
Si limitò a guardare. Il bambino. Le dita sporche che stringevano il cucchiaio dargento. La gioia nei suoi occhi.
E dentro Giacomo De Luca, qualcosa cambiò.
Come ti chiami, piccolo? chiese piano.
Leo, mormorò il bambino.
Quando è stata lultima volta che hai mangiato davvero?
Leo scrollò le spalle:
Non ricordo, signore.
Finisci, disse Giacomo. E uscì dalla cucina.
Maria si aspettava urla, licenziamento. Ma quella sera, Giacomo ordinò di preparare la camera degli ospiti.
La mattina dopo, era seduto a tavola con il giornale. Accanto a lui, Leo disegnava qualcosa su un tovagliolo.
Chiameremo i servizi sociali, disse Giacomo. Ma per ora resta qui.
A Maria scesero le lacrime:
Grazie, signore.
Giacomo sorrise:
Non gli hai dato solo del cibo, Maria. Gli hai fatto credere di essere importante per qualcuno.
Da quel giorno, la villa cambiò. Nei corridoi risuonavano passi, risate, perfino il rumore di vasi rotti. Ma nessuno si lamentava, soprattutto non Giacomo De Luca.
I servizi sociali non trovarono nulla: né documenti, né denunce di scomparsa. Solo un bambino, solo, per strada. Maria chiese di tenerlo almeno temporaneamente. Ma fu la parola di Giacomo a decidere:
Resta. Ora non è solo un pezzo di carta. È famiglia.
Leo sentì quella parola per la prima volta «famiglia». E i suoi occhi si illuminarono.
Allinizio fu difficile. Leo aveva incubi, si svegliava in lacrime. Giacomo, goffamente ma con pazienza, sedeva accanto al suo letto finché non si riaddormentava.
Il bambino si aggrappava a Maria come a una madre. E lei accettava quel ruolo.
E Giacomo, senza volerlo, iniziò a cambiare. Tornava a casa prima, cancellava appuntamenti per giocare con Leo.
Una sera, il bambino gli salì in grembo con un libro:
Me lo leggi?
Giacomo si irrigidì, poi annuì. E iniziò a leggere. Leo si addormentò sul suo petto. Maria li osservò dalla porta: per la prima volta, il padrone teneva qualcuno con tanta delicatezza.
Passarono i mesi.
Un giorno arrivò una lettera. Un anonimo sosteneva di conoscere il passato di Leo: fughe, famiglie adottive crudeli, la vita per strada.
Giacomo la bruciò nel caminetto senza una parola.
Il suo passato finisce qui, disse.
Maria e un avvocato firmarono i documenti. E presto, Leo diventò ufficialmente Leo De Luca.
Il giorno delladozione, andarono al ristorante in tre: Giacomo, Maria e Leo in un minuscolo vestito. Ridevano, mangiavano e si sentivano una vera famiglia.
Quella sera, Leo sussurrò prima di addormentarsi:
Papà grazie.
Giacomo si chinò, lo baciò sulla fronte e sorrise:
No, Leo. Grazie a te. Hai reso questa casa una vera casa.
E nella vecchia villa, tra marmo e pietra, il vuoto lasciò il posto al calore.
Tutto perché una cameriera aveva offerto a un bambino affamato un piatto di cibo caldo.




