La cena si è conclusa con un divorzio

Il pranzo finisce con un divorzio
«Ma sei completamente impazzito?» Anna lancia il tovagliolo sul tavolo, facendo oscillare il bicchiere di vino che quasi cade. «Invitarla qui, a casa nostra!»

«Anna, calmati» replica nervoso Marco aggiustandosi la cravatta. «Nulla di grave. Solo una riunione di lavoro ordinaria.»

«Di lavoro?» la voce di Anna si alza di un’ottava. «Alle dieci di sera? Con una bottiglia di spumante e le candele accese?»

«Discutevamo del nuovo progetto…»

«Che progetto, Marco? Che progetto con questa… questa Chiara?»

Marco distoglie lo sguardo. Sul tavolo restano i piatti del pranzo – aveva preparato con cura un risotto ai funghi, voleva fare un piacere alla moglie. Ora tutto è andato in fumo per una chiamata maldestra.

Anna si alza e comincia a camminare per la cucina. Quarantatré anni, ma sembra più giovane. Snella, curata, sempre attenta al suo aspetto. Marco spesso dice agli amici d’essere fortunato con sua moglie.

«Ascoltami bene» si ferma davanti a lui, piantando le mani sui fianchi. «Non sono un’idiota, anche se mi consideri tale. Quella ti chiama ogni giorno, torni tardi dall’ufficio, rientri profumato del suo Chanel n. 5.»

«Anna, esageri…»

«Esagero?» estrae il cellulare dalla tasca. «E questo cosa sarebbe? Quindici chiamate perse da lei solo oggi!»

Marco impallidisce. Aveva dimenticato che Anna vede tutte le notifiche sul telefono attraverso l’account familiare condiviso.

«Era per lavoro…»

«Per lavoro!» Anna ride amara. «Di sabato, di domenica, a mezzanotte! Che lavoro urgente sarebbe?»

Marco tace, girando una forchetta tra le mani. Ventidue anni di matrimonio, e mai l’aveva vista così. Persino con i problemi finanziari di quando sua madre era malata, Anna era rimasta composta. Ora è sul punto di esplodere.

«Marco» la sua voce si fa più bassa, ma carica di sofferenza «vedo cosa succede. Ti sei innamorato di lei.»

«No» scuote la testa, ma suona falso persino a lui.

«Non mentire a me! Non mentire a te stesso! Ti conosco da ventidue anni, pensi non capisca? Ti illumini quando chiama. Hai gli occhi che brillano quando vai in ufficio. Quando rientri…»

Anna non finisce, ma Marco comprende. Quando torna a casa, diventa cupo, irritabile. La casa gli sembra grigia rispetto all’ufficio dov’è Chiara.

«Anna, parliamo con calma» la prega.

«Di cosa?» si siede sulla sedia di fronte. «Di come sei cambiato? Di come non mi vedi più? Che non parliamo sul serio da un mese?»

Marco la guarda attentamente. Quand’è stata l’ultima volta che s’è interessato della sua di giornata? Tutti i suoi pensieri sono per Chiara.

«È giovane?» chiede piano Anna.

«Cosa importa?»

«Quanti anni ha, Marco?»

«Ventotto.»

Anna annuisce, come confermando i suoi peggiori sospetti.

«Capisco. Io ne ho quarantatré. Sono diventata vecchia per te.»

«Dici sciocchezze.»

«Sciocchezze?» Si avvicina allo specchio nell’ingresso. «Guardami, Marco. Queste rughe vicino agli occhi, i capelli bianchi che copro ogni mese. Lei è giovane, bella, senza figli né problemi.»

«Non abbiamo figli» ricorda lui.

«No» ammette Anna. «È colpa mia. Non sono riuscita a darteli.»

«Anna, non…»

«Sì! È ora di dirlo! Soffro di colpa da quindici anni. Ogni volta che vedo bambini, penso: e se Marco me ne desse la colpa? Se volesse una donna che può dargli figli?»

Marco si alza per abbracciarla, ma lei indietreggia.

«Non toccarmi. Rispondi onestamente: l’ami?»

Silenzio. Marco fissa il pavimento, Anna attende. Ticchettano gli antichi orologi a cucù comprati al terzo anno di nozze.

«Non
La mattina seguente, mentre guidava sotto una pioggia fine verso l’appartamento di Cristiana, Nicola realizzò che la libertà tanto desiderata aveva il sapore amaro della perdita irrimediabile.

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