La cena si è trasformata in una separazione

La cena si trasformò in divorzio.”Sei completamente impazzito?” Letizia sbatté il tovagliolo sul tavolo, facendo oscillare pericolosamente il calice di vino. “Invitarle qui, a casa nostra!”

“Lety, calmati,” Nicola aggiustò nervosamente la cravatta. “È stata una riunione di lavoro, nulla di grave.”

“Di lavoro?” La voce di Letizia salì d’ottava. “Alle dieci di sera? Con spumante e candele?”

“Discutevamo del nuovo progetto…”

“Quale progetto, Nico? Con quella Chiara?”

Nicola distolse lo sguardo. I piatti della cena erano ancora apparecchiati – aveva cucinato con dedizione un risotto alla milanese per compiacerla, e ora tutto finito in fumo per una chiamata imprudente.

Letizia si alzò cominciando a camminare in cucina. A quarantatré anni, sembrava più giovane. Elegante, curata, sempre attenta al proprio aspetto. Nicola spesso diceva agli amici d’essere fortunato con la moglie.

“Ascoltami bene,” si piantò di fronte a lui con le mani sui fianchi. “Non sono un’idiota, anche se mi tratti come tale. Quella ragazza ti chiama ogni giorno, torni tardi dall’ufficio col profumo dei suoi cosmetici.”

“Stai esagerando…”

“Esagero?” Estrasse il cellulare. “E questi? Quindici chiamate perse oggi da lei!”

Nicola impallidì: aveva dimenticato che Letizia vedeva tutte le notifiche tramite l’account familiare condiviso.

“Chiamava per lavoro…”

“Per lavoro!” Rise amaramente. “Di sabato, domenica, a mezzanotte! Che lavoro così urgente?”

Nicola tacque, girandosi fra le dita una forchetta. Ventidue anni di matrimonio senza mai vederla così. Neanche durante i problemi finanziari o la malattia di sua madre. Ora era sull’orlo di una crisi.

“Nico,” la sua voce s’abbassò carica di dolore, “lo vedo che cosa succede. Ti sei innamorato.”

“No,” scosse la testa con convinzione inconsistente.

“Non mentire! Ti conosco da ventidue anni. Ti illumini quando chiama, hai gli occhi lucidi quando vai in ufficio. E quando torni…”

Interruppe, ma Nicola comprese: tornava cupo, irritato. Casa gli sembrava grigia rispetto all’ufficio dove lavorava Chiara.

“Parliamo con calma,” implorò.

“Di cosa? Di come sei cambiato? Di come non mi noti più? Che da un mese non ci diciamo nulla di vero?”

Nicola la osservò pensieroso: quando s’era interessato all’ultima volta dei suoi affari? Tutte le sue idee erano per Chiara.

“È giovane?” sussurrò Letizia.

“Che importa?”

“Quanti anni ha?”

“Ventotto.”

Letizia annuì, confermati i suoi incubi peggiori.

“Capisco. Io ne ho quarantatré. Sono vecchia per te.”

“Non dire idioti d’avere.”

“Idoti?” Andò allo specchio nell’ingresso. “Vedi queste rughe qui? Questi capelli bianchi che tingo ogni mese? Lei è giovane, splendida, senza figli né problemi.”

“Non abbiamo figli,” rammentò Nicola.

“No,” concordò Letizia. “Colpa mia. Non ho potuto darteli.”

“Lety, smettila…”

“Devo dire tutto! Mi sento in colpa da quindici anni. Ogni volta che vedo bambini penso: chissà se Nico mi incolpa? Chissà se vuole una donna fertile?”

Nicola tentò di abbracciarla, ma lei s’arretrò.

“Non toccarmi. Rispondimi sinceramente: l’ami?”

Silenzio. Nicola fissò il pavimento mentre Letizia attendeva. Sulla cucina ticchettava il vecchio orologio comprato al terzo anniversario.

“Non so,” ammise.

“Non sai o temi di confessare?”

“Lety, è complicato…”

“Per me no.” Si sedette con le mani conserte. “O ami me, o ami lei. Tertium non datur.”

Nicola si accasciò sulla sedia. Un caos nella mente: da un lato la moglie condivisa i migliori anni, che l’aveva sostenuto nell’avvio dell’attività. Dall’altra Chiara, apparsa sei mesi prima rivoluzionando tutto.

“Cosa provi con lei?” continuò l’interrogatorio di Letizia.

“Mi… mi sento giovane,” confessò. “Come se avessi venticinque anni.”

“E con me?”

“Mi sento un marito.”

“È così terribile?”

“No, ma… monotono.”

Letizia annuì, risposta alla domanda cruciale.

“Dunque sono un peso.”

“Un peso no. Sei una moglie eccellente.”

“Ma non amata.”

Nicola tacque. Cosa aggiungere? Che amava la moglie ma diversamente? Che la rispettava, ma il cuore accelerava alle chiamate di Chiara?

“Sai,” cominciò a sparecchiare, “ti comprendo davvero. Anni di routine, zero romanticismo. Arriva una ragazza fresca…”

“Non parlarti così.”

“E come dovrei?” Si voltò. “Vedo tutto. Ti vesti diverso, vai in palestra, cambi taglio di capelli. Tutto per lei.”

Era vero. Nicola s’era rinnovato dall’arrivo di Chiara. Si curava di più, cambiato camicie e persino il profumo.

“Lei sa che sei sposato?”

“Sì.”

“E che dice?”

“Che non vuole spezzare
E mentre guidava sotto la pioggia battente verso l’appartamento di Chiara, il profumo dei suoi capelli, una volta così eccitante, ora gli ricordava soltanto la lavanda del giardino di Lucia che mai più avrebbe curato.

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