La chiamava una sua ex collega: pochi ore prima della cena festiva, suo marito chiamò dicendo: «Dobbiamo parlare»

Si chiamava Alessandra, era un’ex collega di lavoro. Qualche ora prima della cena di festa, suo marito chiamò e disse: «Dobbiamo parlare.»

Giulia era in piedi nella cucina del suo appartamento a Firenze, sistemando con cura i tovaglioli sulla tavola apparecchiata per la cena speciale. Oggi era il loro decimo anniversario di matrimonio con Luca, e voleva che tutto fosse perfetto: le candele, il suo vino preferito, il profumo del pesce al forno che riempiva la casa. Ma poche ore prima dell’arrivo degli ospiti, il telefono squillò. Sullo schermo comparve il nome di suo marito. «Giulia, dobbiamo parlare» — la sua voce era fredda, distante, e in quel momento il suo cuore si strinse per un brutto presentimento. Non sapeva ancora che quella telefonata le avrebbe stravolto la vita, ma già sentiva che tutto ciò che aveva costruito in anni stava crollando.

Luca era il suo sostegno, il suo amore, la persona con cui aveva condiviso sogni e difficoltà. Si erano conosciuti all’università, sposati giovani, insieme avevano cresciuto la loro figlia, Sofia. Giulia si fidava ciecamente di lui, anche quando rimaneva fino a tardi in ufficio o partiva per lavoro. Era orgogliosa dei suoi successi — Luca era diventato capo reparto in un’azienda importante, e il suo carisma apriva tutte le porte. Ma ora, con il telefono in mano, ricordava i dettagli che aveva ignorato: il suo sguardo assente, le risposte brevi, le chiamate misteriose che interrompeva. Il nome «Alessandra» le tornò in mente come una macchia scura che aveva cercato di non vedere.

Alessandra era stata sua collega due anni prima. Giulia l’aveva vista un paio di volte al party aziendale — alta, con un sorriso sicuro e uno sguardo che si posava su Luca un attimo più del necessario. Al tempo, Giulia aveva scacciato la puntura di gelosia: «Solo una collega, niente di grave.» Luca stesso le aveva detto che Alessandra si era licenziata e trasferita in un’altra città. Ma ora, ascoltando il suo respiro pesante al telefono, Giulia capì: Alessandra non era mai sparita. «Non volevo che finisse così, Giulia» — iniziò lui, e ogni sua parola era come un colpo. Ammise che da un anno frequentava Alessandra, che lei era tornata a Firenze, che si era «perso». Giulia rimase in silenzio, sentendo il terreno mancarle sotto i piedi.

Non ricordò come riattaccò. Non ricordò come spense il forno, come tolse dalla tavola le candele che quella mattina aveva acceso con speranza. I suoi pensieri giravano vorticosi: «Come ha potuto? Dieci anni, Sofia, la nostra casa — e tutto per lei?» Giulia sedeva sul divano, stringendo tra le mani la foto del loro matrimonio, cercando di capire quando la sua vita si era trasformata in una bugia. Ricordava quando Luca l’aveva abbracciata la settimana prima, quando aveva promesso a Sofia una gita in montagna. E intanto era con un’altra. Il tradimento le bruciava dentro, ma la cosa peggiore era un’altra: non l’aveva notato perché si fidava. Lo amava così tanto da essersi accecata.

Quando Luca tornò a casa, Giulia lo aspettò in silenzio. Gli ospiti non arrivarono — aveva cancellato la cena, incapace di fingere. Lui sembrava in colpa, ma non distrutto. «Non volevo ferirti, Giulia. Ma con Alessandra… è diverso» — disse, e quelle parole la finirono. Non urlò, non pianse — lo guardò soltanto, come se fosse un estraneo. «Vattene» — sussurrò infine, e la sua voce era più ferma di quanto si aspettasse. Luca annuì, prese la borsa e uscì, lasciandola in un appartamento vuoto, dove ancora profumava la festa che non c’era stata.

Passò un mese. Giulia cercò di vivere per Sofia, che ancora non sapeva tutta la verità. Sorrideva a sua figlia, le preparava la colazione, ma di notte piangeva, chiedendosi sempre la stessa cosa: «Perché non sono stata abbastanza?» Gli amici la sostenevano, ma le loro parole non potevano rimarginare la ferita. Seppe che Luca e Alessandra ora vivevano insieme, e quella notizia fu un altro colpo. Ma nel profondo, Giulia sentiva qualcosa di nuovo che cresceva in lei: la forza. Non si era spezzata. Aveva annullato quella cena, ma non la sua vita.

Ora Giulia guarda al futuro con una speranza cauta. Si è iscritta a un corso di design, sognato da ragazza, ha iniziato a passare più tempo con Sofia, ha imparato a volersi bene. Luca chiama, chiede perdono, ma lei non è pronta ad ascoltarlo. Alessandra, il cui nome era stato solo un’ombra, ora non ha più potere su di lei. Giulia sa: la sua vita non è lui, non è il loro matrimonio, ma è lei stessa. E quell’anniversario, che doveva essere una festa, è diventato l’inizio della sua nuova storia. Una storia in cui non vivrà più per le promesse degli altri.

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La chiamava una sua ex collega: pochi ore prima della cena festiva, suo marito chiamò dicendo: «Dobbiamo parlare»