La cognata crede che sia nostro compito coccolare i suoi bambini

La sorella di mio marito ha sempre avuto un modo di esprimersi così vago che sembrava parlare per enigmi. Quando diceva: “Sarebbe bello vedere quel nuovo cartone animato con i bambini,” in realtà voleva che mio marito si precipitasse al cinema con i nipoti. E se commentava: “Che bel tempo fuori, e voi chiusi in casa,” era il suo modo gentile per chiederci di portarli al parco giochi, ovviamente a nostre spese.

Io, invece, non raccolgo mai i suoi indizi. E quando diventano troppo evidenti, faccio finta di non capire. Se vuoi qualcosa, chiedila chiaramente, senza giri di parole. Mio marito, però, reagisce sempre al volo alle richieste di sua sorella.

Adora i nipoti, e secondo me, li vizia troppo. Capisco che Antonella voglia che i suoi figli si divertano, ma organizzare il loro tempo libero spetta ai genitori, non a zii e nonni.

Ogni tanto si può far felici i bambini degli altri, siamo pur sempre famiglia. Ma non è un obbligo! Qualche tempo fa era l’onomastico di nostro nipote, Luca. Il suo compleanno era già passato, e gli avevamo regalato una bella bicicletta, non proprio economica. Eppure Antonella arrivò con i soliti sottintesi: probabilmente quel regalo non le era piaciuto. Chissà, forse sperava che portassimo il bambino in vacanza in Spagna, accompagnato naturalmente da lei, perché un ragazzino non può viaggiare da solo.

Il suo messaggio cifrato era: “Luca ha sempre sognato di vedere la Spagna.” La traduzione, però, ce la diedero solo durante la festa, quando mio marito le consegnò una torta anziché i biglietti. Io ero al lavoro quel giorno, lui andò da solo. Regalò a Luca dei cuscini che formavano il suo nome, dopo aver cercato a lungo online l’idea giusta. Di solito, in casa sua, non celebravano l’onomastico.

Con il tempo, le richieste di Antonella sono diventate sempre più esigenti e a me ha cominciato a dar fastidio. Ma mio marito adora troppo quei bambini, e io non potevo farci nulla. Lui ha sempre desiderato figli propri, ma le cose non sono mai andate come sperava. Così si è dedicato ai nipoti. Bastava che Antonella li spingesse a fare occhioni dolci e a chiedere qualcosa con voce suadente, e lui correva ad accontentarli. Io lo vedevo chiaramente, ma lui non voleva credere che sua sorella potesse usare i figli in quel modo. Poi, improvvisamente, rimasi incinta.

Glielo dissi subito. Fu felicissimo, quasi ballò intorno al mio pancione. Quando Antonella chiese un’altra vacanza, mio marito rifiutò e le spiegò che presto avremmo avuto un figlio nostro. Lei si offese e lo cacciò. Poi mi chiamò, furiosa, chiedendomi come osassi rimanere incinta, accusandomi di averlo fatto apposta per far soffrire i suoi bambini. Tagliai corto e riappesi.

Poco dopo, i nipoti arrivarono con dei biglietti fatti a mano: “Zio, per favore non ci abbandonare,” e “A cosa ti servono altri figli se ci hai già noi?” Lo aspettarono fuori dal lavoro. Chissà chi avrà suggerito loro una cosa del genere. Ma Antonella si sbagliava, perché l’effetto fu l’opposto di quanto sperava.

Mio marito tornò a casa con quei biglietti e si rimproverò per anni di ingenuità.

— Che stupido che sono stato! “Zio, il nostro microonde si è rotto, abbiamo paura del gas, e la mamma non ha soldi per comprarne uno nuovo…” — iniziò a scimmiottarli. — Faceva sempre così! Li spingeva a chiedere, e io cascavo ogni volta. Che idiota!

Cambiò atteggiamento all’istante. Prima aiutava Antonella in tutto, pronto a spendere fino all’ultimo centesimo. Ma ora prese un quaderno e annotò ogni spesa fatta per i nipoti.

Antonella, con la sua solita faccia tosta, venne a casa nostra per discutere.

— Dato che avrete presto un figlio, perché non ci fai un ultimo regalo? Dopo non ti romperò più le scatole. Mi serve una macchina per portare in giro i bambini — dichiarò sulla soglia.

Mio marito le mise in mano i suoi appunti e le chiese di restituire tutto, dandole sei mesi di tempo. Poi la spinse fuori.

— Va’ pure. Tanto hai tempo per trovarti un lavoro — le disse.

Le amiche di Antonella ora mi tempestano sui social, accusandomi di aver lasciato i bambini senza cibo e senza una figura maschile. Le mando tutte a quel paese. Antonella se l’è sempre cavata bene: mio marito rinunciò all’eredità dei genitori, e tutto, compresa la casa, andò a lei. In più, il suo ex le lasciò un appartamento per vivere con i figli. Adesso affitta una casa e riceve pure gli alimenti.

Non credo finirà in miseria. E noi, intanto, stiamo benissimo.

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