**Diario di Luca**
Mia moglie ed io siamo sposati da quasi otto anni. Lei è una donna dolce, premurosa, dal cuore grande. Ma c’è un problema: sua sorella, Isabella. Una donna con una fantasia sconfinata e un’abilità incredibile nel trasformare ogni frase in una richiesta velata… di regali costosi.
Non parlava mai chiaro. Le sue parole sembravano sempre innocue riflessioni:
*”I bambini hanno una voglia matta di vedere quel nuovo film d’animazione, ma i biglietti sono così cari…”* E io, appena sentito questo, correvo a comprarli, li portavo al cinema e aggiungevo pure un combo con popcorn e bibita.
*”Che bel tempo oggi,”* continuava. *”Sarebbe perfetto per un giorno ai giardini divertimenti!”* E indovina chi ci andava con i nipoti? Noi, ovviamente. Pagando tutto.
Io non capisco i sottintesi. E non voglio. Preferisco la chiarezza. Se hai bisogno di qualcosa, chiedilo. Spiegati. Non fare giri di parole fingendo che non ti interessi.
Ma io reagivo subito a quei *”suggerimenti”*. Adoravo i miei nipoti, follemente. Ma viziarlì così era troppo. Biciclette, dispositivi, gite: tutto era diventato normale. Bastava uno sguardo di Isabella, ed eccomi lì.
Pochi giorni fa era l’onomastico di Matteo, il figlio di Isabella. Gli avevamo già regalato una bicicletta di lusso, che ci era costata un bel po’. Pensavo fosse più che sufficiente. Ma per Isabella, la bici era *”una sciocchezza”*. Secondo lei, il bambino *”doveva assolutamente visitare Parigi”*. Naturalmente, non da solo: con lei, ovviamente!
Nella lingua di Isabella, si esprimeva così:
*”Matteo sogna così tanto la Torre Eiffel… gli brillano gli occhi quando ne parla!”*
Quel giorno, invece del viaggio, portai una torta e dei cuscini decorati con il suo nome. Mia moglie era al lavoro, e andai da solo. Fu una doccia fredda per Isabella.
Ma non si arrese. Le sue pretese crescevano ogni anno. A me, in fondo, non pesava. Non avevamo figli, e dedicavo tutta me stesso ai nipoti. Forse perché non sapevo dove riversare tutta quella energia paterna.
Poi, la notizia tanto attesa: mia moglie era incinta. Quando me lo disse, piansi dalla gioia, baciai il suo pancione, non riuscivo a crederci. Avevamo sognato questo momento per anni. E poi arrivò Isabella…
Con un’altra richiesta. Questa volta, un viaggio a Vienna per il ponte del Primo Maggio. Ovviamente, con i bambini. Per la prima volta, rifiutai. Dissi che presto sarei stato padre e che tutte le risorse sarebbero andate alla mia famiglia. Lei andò su tutte le furie.
Il giorno dopo, chiamò mia moglie. Urlò. Accusò.
*”Come ti permetti?! Hai fatto tutto apposta per rubare ai miei figli l’unico uomo che si prendeva cura di loro!”*
Mia moglie riattaccò senza rispondere.
Poi, una nuova scena. I nipoti mi aspettarono fuori dall’ufficio. Mi consegnarono biglietti fatti a mano.
*”Zio, per favore, non abbandonarci…”*
*”Perché vuoi un figlio tuo, quando ci hai già noi?”*
Qualcuno aveva *”aiutato”* a scrivere quei messaggi. E quel *”qualcuno”* era palese.
Tornai a casa, mi sedetti sul divano, guardai quei biglietti… e dentro di me qualcosa *”cliccò”*.
*”Sono un idiota,”* dissi. *”Per quanti anni ho sopportato questo? ‘Il forno si è rotto’, ‘Non ho soldi per il giubbetto’, ‘Papà se n’è andato, zio, aiutaci!’. Ha sempre usato i bambini per manipolarmi. E io ci cascavo. Come un cretino.”*
Presi un quaderno e iniziai a scrivere tutto ciò che ricordavo: biciclette, telefoni, colonie estive, viaggi, elettrodomestici, giacche, biglietti per il teatro. Il totale? Una bella somma.
Poi arrivò il gran finale. Alla maniera di Isabella.
Entrò in casa nostra come se fosse la padrona e disse:
*”Visto che presto avrete un figlio, potresti fare un’ultima buona azione? Regalarci una macchina. Non nuova, non sono maleducata. Solo per portare in giro i bambini…”*
Le porsi il quaderno senza parlare.
*”Qui c’è il conto. Di tutto ciò che hai ricevuto. Restituiscilo. Hai sei mesi. Poi, tribunale.”*
Sbatté la porta con tale forza che fece cadere la scopa dall’attaccapanni.
Dopo, iniziarono i messaggi. Le amiche di Isabella invasero i social di mia moglie. Dicevano che avevo *”spezzato il sacro legame tra zio e nipoti”*, che i bambini erano *”abbandonati, affamati, e la madre in preda alla disperazione”*.
Ma, sai una cosa? Non mi sono mosso.
Isabella ha due appartamenti: uno dall’ex marito, l’altro da me, rinunciando alla mia parte di eredità a suo favore. Prende gli alimenti, vive bene. È solo abituata a pretendere. E ora? Ora non può più.
Avremo un figlio. E finalmente ho una vera famiglia. Senza manipolazioni, senza drammi, senza teatro. E credimi, sento che per noi tutto sta davvero per cominciare…
**La lezione?** A volte, dire *”no”* è l’unico modo per proteggere ciò che conta davvero.