La cognata ha deciso di festeggiare un anniversario da noi e ha chiesto di liberare l’appartamento.

Giulia, Marco ti ha già detto? incominciò la suocera. Ascolta! Saranno fino a venti invitati. Iniziamo a preparare stasera, io arriverò in anticipo, verso le sei.

Cosa? Stasera? replicò scettica la nuora. No, non ho accettato nulla del genere.

Aspetta, non ho finito. Ho già mandato a Marco la lista della spesa, lui ha promesso di comprare tutto.

Marco era sempre al fianco della sorella maggiore, Licia. Prima dei trentanni era già stata due volte sposata e due volte divorziata, e ogni volta luomo era colui che non andava bene. La loro madre, Rosanna, da bambina ripeteva al figlio:

Bisogna aiutare la sorella.

E Marco lo faceva. Con i soldi quando Licia temporaneamente restava disoccupata, con le riparazioni nellappartamento in affitto, con i continui traslochi dopo ogni separazione.

Poi si è sposato.

Giulia, sua moglie, allinizio sopportava. Ma quando Licia, per la quinta volta in un anno, chiese per qualche giorno lauto perché laveva di nuovo lasciata a piedi, Giulia, con tono dolce ma fermo, disse:

Marco, basta così? Anchio ho bisogno dellauto per questo fine settimana. Pensavo avessimo dei piani

Che vuoi fare? A piedi non si arriva, vero?

No. A piedi non si arriva al casale dei miei genitori. Hanno messo due secchi di cetrioli da raccogliere. Pensavo avessi sentito quello che ti dicevo.

Sì ho capito, ma sai che Licia ha una situazione urgente.

Di nuovo? Che tipo?

Non lo so esattamente borbottò Marco ma le serve più di noi.

No, Marco. Questa volta non ce la facciamo! O rifiuti a tua sorella, o compri una macchina per me. Sono stanca di prendere il tram quando tu potresti portarmi dove serve.

Per la prima volta Marco rifletté, stava per chiamare Licia e rifiutarla, quando Rosanna intervenne subito:

Che vuoi fare, tradire tua sorella per tua moglie? È sola! Chi lavrà altrimenti?

E Marco, di nuovo, si mise al lavoro nonostante le liti con Giulia. Dopo qualche giorno di silenzio, Marco non reggò più:

Che stai facendo, tacendo? Ti sei offesa o cosa?

Davvero? Ci sono voluti tre giorni per capirlo? sbottò Giulia.

È che non riesco a capire cosa vuoi dire rispose lui.

Giulia scoppiò a ridere per lincomprensione:

Sul serio? Non capisci? La tua sorellina ti ha preso per tutto il weekend perché doveva andare al casale di unamica. Pensavo ti portassi solo lauto e poi ti fosse rimasto lì due giorni. Non ti preoccupa nulla?

E cosa dovrebbe preoccuparmi? Beh, un po di vino. Cera il suo ex, con cui parlavo normalmente. Dovevo festeggiare in qualche modo. Che sciocco fosse andare?

Almeno avresti potuto telefonare.

Anche tu avresti potuto ribatté Marco.

Ti ho chiamata! Solo che il tuo telefono era spento. Immagina! Che cosa dovevo pensare? Ero nervosa, non sapevo dovè mio marito. E lui ha deciso di prendersi una pausa da me si alzò la voce di Giulia.

Non fare sceneggiate sbuffò Marco, facendo un gesto come per indicare che qualcuno lo chiamava.

Marco uscì sul balcone e solo lì rispose al telefono, sapendo bene che Giulia non sarebbe contenta di unaltra chiacchierata con sua sorella.

Ciao fratellino! squillò Licia. Il mio anniversario è tra due settimane! Trenta anni! Capito, vero?

Marco lanciò unocchiata a Giulia, che stava mescolando la zuppa.

Allora cosa vuoi? chiese lui.

Come mi capisci subito! rise Licia. Voglio festeggiare a casa vostra! Avete un grande salotto. Il mio appartamento è piccolo, la padrona mi rimprovera. E il ristorante è troppo caro.

Magari al bar? Ti aggiungo quanto serve.

Sei impazzito?! sbuffò Licia. È un anniversario! Vuoi che spenda per laffitto quando potete usare il vostro appartamento? E a me tocca comunque pagare. Non sono una figlia di milionario.

Prima devo parlare con Giulia, è anche la sua casa. Forse ha già dei piani.

Troppo tardi! interruppe Licia. Ho già detto a tutti che la festa sarà da voi. Svuotate lappartamento per lintera giornata, ok? Mamma si occupa di tutto.

Marco sospirò e si coprì il volto con la mano, cercando unuscita. Proprio in quel momento il cellulare vibra di nuovo, stavolta con un messaggio di Rosanna.

«Licia ha mandato il menu. Ecco la lista dei piatti. Anche la spesa serve. Dì a Giulia di dare una mano, così anche nella cucina non manca nulla.»

Intanto Giulia, ignara dellanniversario, si sistemò sul divano con il telecomando, pronta per il suo telespettacolo preferito. Quando Marco entrò nella stanza, abbassando gli occhi, lei capì subito.

E allora? chiese tranquillamente, mettendo in pausa il ragionamento.

Giulia, ascolta Licia lanniversario, capisci. Trenta anni. È una data. Vuole celebrarlo.

Giulia alzò lo sguardo.

Allora lasciamola festeggiare. Che le neghi?

Marco si grattò la nuca.

Il problema è che vuole festeggiare da noi.

Cosa?! si alzò di scatto. A casa nostra?

Sì, ma solo per una sera. Dice che il ristorante è caro e a casa sua è stretto

E tu sei daccordo?

Ho detto che prima ne parlavo con te! Ma Licia ha già invitato tutti. E mamma sta preparando il menu

Giulia chiuse gli occhi, inspirò a fondo.

Marco. Sei davvero un adulto o solo un portavoce dei desideri di Licia?

Che inizi?

Sto iniziando? mostrò sarcastica il telefono a Marco. E niente, nessuno mi ha nemmeno chiamata? È la mia casa, non una stazione di transito per i tuoi parenti. Licia vuole festeggiare qui, devo aiutarla, devo assistere tua madre, e nessuno mi ha chiesto nulla?!

In quel momento il cellulare di Giulia squillò.

Ah, ecco la ciliegina sulla torta fraseggia, mostrando il telefono a Marco. Tua madre agitò il dispositivo davanti a lui.

Giulia, Marco ti ha già detto? rise la suocera. Ci saranno fino a venti persone. Perciò cominciamo a preparare la sera. Arriverò verso le sei, il giorno prima.

Cosa? La sera? rise la nuora. Non ho accettato nulla del genere.

Aspetta, non ho finito. Marco ha già la lista della spesa, ha promesso di comprare tutto.

Supponiamo lanciò Giulia. E i soldi? Da dove li prendiamo?

Marco ha promesso aiuto rispose brevemente Rosanna.

Ah, quindi volete trasformare il mio appartamento in ristorante e noi dobbiamo pagare il banchetto? Giulia non riusciva più a trattenersi.

Licia non è una sconosciuta! Non è difficile un giorno di aiuto: tagliare verdure, fare insalate, panini tu sei la padrona di casa!

Rosanna, interruppe Giulia, ho appena saputo della festa. Non ho dato il permesso di farla nella mia casa.

Che mia casa? Siete marito e moglie, tutto è comune! ribatté la suocera.

Non dire sciocchezze. È finita, la conversazione è chiusa. Entro venerdì dobbiamo comprare tutto concluse Rosanna, chiudendo il telefono.

Che cosè stato quello? chiese Giulia al marito, sentendo il breve bip.

Basta fare la vittima! disse Marco finalmente. Ti hanno detto che non hai ragione. Ammetti il tuo errore e smettila di resistere.

Giulia, sconvolta, si alzò, aprì larmadio e tirò fuori una grande borsa sportiva. Andò in camera da letto, aprì il comò e cominciò a piegare le magliette e i jeans di Marco, senza dire una parola.

Nel frattempo Marco, convinto di aver vinto la discussione, aprì rumorosamente il frigo, prese una birra, sbatté le porte e si sedette davanti alla TV come se nulla fosse.

Credeva che Giulia si sarebbe calmata e tutto tornasse alla normalità. Un po di broncio, un po di irritazione e poi si sarebbe placata. Accese anche la partita, pensando che Giulia sarebbe passata a chiedergli di cena. Si sbagliò.

Mezzora dopo, Giulia stava nel corridoio con una borsa in mano, accanto alla sua borsa sportiva piena di vestiti di Marco. Marco uscì dal salotto per prendere qualcosa dal frigorifero, ma la vide.

Che roba è questa? borbottò, sorpreso. Che spettacolo hai organizzato?

Giulia lo guardò fredda.

Non è uno spettacolo, Marco. È la fine. Non voglio più essere lombra della mia vita, la serva della tua casa e il fondo per i capricci di tua madre e tua sorella. Se vuoi essere il bravo figlio e fratello, vai da tua madre. Preparati insieme alla festa. Sono sicura che sarà felice di darti un angolino nel suo salotto.

Sul serio? fece un passo verso di lei. Non tornerò indietro.

Assolutamente serio, annuì Giulia. Non voglio che torni più. Ho tollerato così tanto che ormai mi chiedo persino chi sia. Ma è abbastanza. Se in tre anni non impari a rispettarmi, il resto non andrà bene.

Giulia non puoi distruggere tutto così, in un attimo!

Impossibile distruggere ciò che è già crollato.

Marco sbuffò, ancora incapace di capire che Giulia aveva deciso.

E così, aggiunse Giulia, tutte le tue magliette e i jeans sono qui. Non cè bisogno di ringraziare. Esci subito.

Marco cercò di parlare, ma Giulia aprì la porta dingresso. Lui rimase lì, il volto rosso di rabbia, le guance infiammate, le labbra serrate. Sperava ancora che Giulia cadesse, ma il suo totale distacco lo irritava ancora di più.

E va bene! sbottò. Pensi di trovare qualcuno di meglio? Trovarne di simili a me? È unardua impresa!

Giulia sbuffò e fece un passo indietro.

Trovarne di simili è davvero difficile Grazie a Dio.

Ne rimpiangerai! urlò Marco, afferrando la borsa. Ti inginocchierai quando capirai che nessuno vuole più parlare con te! Senza di me sei nessuno!

Se nessuno è chi vive nella propria casa, lavora, non serve i parenti di un uomo e non sopporta gli scongiuri, allora mi piace essere nessuno.

Marco se ne andò, Giulia rimase sola. Inspirò a fondo, si avvicinò alla finestra, spinse la tenda e guardò Marco che caricava la borsa nel bagagliaio di un taxi con il piede.

Passarono alcuni mesi.

Il divorzio fu doloroso. Marco cercò di dipingere Giulia come avara e mercantile. Il nodo principale era la lotta per lauto comprata durante il matrimonio. Lui sosteneva di averla pagata interamente, Giulia sosteneva di averla usata solo per gli spostamenti.

Signor giudice, ho versato tutti i soldi, lauto è intestata a me! affermava Marco. Mia moglie non mi ha dato neanche un centesimo!

Giulia aprì gelidamente una cartella di documenti, mise sul tavolo gli estratti conto bancari, le ricevute, il contratto dacconto firmato da lei.

Non pretendono la loro parte. Ma non darò la mia, disse con calma.

Il giudice si pronunciò a favore della giustizia.

Marco non ne fu felice. Lauto, che considerava sua, doveva ora essere venduta e i soldi divisi. Uscì dallaula con il viso contrito dalla rabbia.

A casa lo attendeva non sostegno, ma una tempesta di recriminazioni.

Che sei, un idiota? urlò Rosanna. Lhai dato tutto! Lauto! Lappartamento! E non hai nemmeno preso un avvocato decente!

In più, Marco si era procurato un prestito per pagare il festeggiamento dellanniversario di Licia in un ristorante, perché laveva messa in difficoltà con lappartamento. Ora Marco aveva un piccolo angolino accogliente: una stanza nella casa di Rosanna.

Giulia, per la prima volta da tanto, dormì tranquilla. Decise che era ancora giovane per stare con uomini come Marco. Intorno a lei cerano uomini degni; la cosa più importante è capire in tempo chi è chi.

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