La Compagna Perfetta

La Moglie Perfetta

Anche all’università, Matteo aveva deciso che avrebbe sposato una ragazza tranquilla e equilibrata. Quelle erano le donne ideali per la famiglia. Ma intanto usciva con altre, vivaci e chiacchierone, alcune che pretendevano subito fiori, regali e cene fuori. Ma uno studente squattrinato dove li trovava i soldi? Così si faceva un’idea di chi fossero davvero le ragazze con cui usciva.

Verso la fine degli studi, si fidanzò con Beatrice, intelligente, pacata e ordinata. Si vedeva subito che aveva una cura maniacale per ogni dettaglio.

«Luca», disse Matteo all’amico, «credo sia ora che mi sposi. Tu sei già un uomo di famiglia, e tra poco avrete anche un bebè.»

«E io cosa ti dico da mesi? Allora, hai deciso di chiedere la mano a Beatrice del mio corso?» chiese l’amico. «Sposala, è una ragazza fantastica, intelligente, bella, e soprattutto calma, niente isterismi. Non l’ho mai vista perdere la pazienza. E poi è ordinatissima, tutti i suoi appunti sono perfetti, quante volte li ho copiati io…»

«Sì, Luca, credo sia la scelta migliore, almeno tra quelle che conosco», rise Matteo.

Poco prima della laurea, Matteo fece la proposta e Beatrice accettò.

Beatrice e sua sorella minore erano spesso sole a casa da piccole, mentre andavano a scuola. Il padre, camionista, era sempre in viaggio, e la madre lavorava fino a sera. Così, quando Beatrice crebbe, si occupò della casa: preparava da mangiare per la sorella, controllava i compiti. La madre non le imponeva queste cose, ma era nel suo carattere.

Quando andavano a trovare la zia Giovanna, la sorella maggiore della madre, Beatrice rimaneva sempre colpita.

«Che pulizia c’è a casa della zia», pensava, guardandosi intorno, «e che centrini meravigliosi, fatti all’uncinetto.»

I piatti luccicavano, tutto era sterilizzato e in ordine, quasi troppo perfetto per sembrare vissuto. Beatrice non capiva ancora di aver ereditato proprio quel lato della zia. A casa sua cercava sempre di tenere tutto in ordine, ma non ci riusciva sempre. Però sui quaderni e sulla scrivania, dove studiava, regnava la precisione. All’università era la stessa cosa: appunti perfetti, esami superati senza problemi, sempre impeccabile nel vestire.

Dopo il matrimonio, andarono subito a vivere da soli in un bilocale che Matteo aveva già.

«Matteo, te la sei cavata bene», diceva l’amico Luca, quasi invidioso. «Casa tua subito, e una moglie bellissima. Noi invece affittiamo un buco, e di comprare neanche se ne parla.»

Beatrice, una volta sposata, voleva creare la casa perfetta. Come quella della zia Giovanna. Pulizia, ordine, precisione. Nessuno le aveva mai spiegato che una moglie e una madre dovrebbero mettere al primo posto la famiglia, non l’apparenza perfetta. E ci volle del tempo prima che lo capisse.

Lei e Matteo erano opposti. Lui estroverso, sempre in movimento, con tanti amici, amante delle uscite in montagna, delle grigliate e della pesca. Beatrice invece preferiva ricamare, leggere o lavorare a maglia.

Prima del primo figlio, accettava di accompagnare Matteo in quelle gite, anche se non ne era entusiasta. Lo faceva per lui.

Appena arrivava l’estate, Matteo non vedeva l’ora del weekend.

«Bea, domani si va in tenda vicino al fiume. Pesca e grigliata. Prepara le cose.»

«Matteo, sai che non mi piace la tua natura. Zanzare, terra dura, sporco dappertutto…» rispondeva lei, ma sapeva che lui non avrebbe rinunciato.

Quando la gravidanza avanzò, si rifiutò, e lui non insistette. Lei si dedicò alla casa, alla pulizia, al cibo sano. Creò quell’atmosfera che voleva.

«Beatrice, ma come fai a tenere tutto così perfetto?» diceva l’amica Laura, che ogni tanto la visitava. «Sei la moglie ideale. Io invece vivo nel caos, i miei bambini sconvolgono tutto. Mio marito è un angelo, mi manda da te per farmi riposare.»

Matteo era impulsivo. A volte la trascinava in camera, e lei si opponeva.

«Devo ancora stirare la biancheria!»

«A me non importa», sussurrava lui abbracciandola. «A volte questa casa sembra un ospedale, tutto così sterile…»

«Non ti piace vivere nel pulito?»

«Certo che mi piace, ma esageri», e la portava a letto.

Una sera le disse:

«Bea, questo weekend andiamo in montagna con gli amici. Sci e motoslitte. Poi sauna e grigliata. Se non ti va, puoi rilassarti all’aria aperta.»

«Ma sei matto? Sono incinta di sei mesi! E se mi ammalo?»

«Oddio, che rompiscatole che sei.»

Quando nacque Luca, Beatrice quasi impazzì con la sua mania per la pulizia. Lo capiva, ma non poteva farne a meno. Quando il bambino compì tre anni, tornò a lavorare, ma non per molto.

«Matteo, penso di essere di nuovo incinta.»

Il giorno dopo andarono dal medico.

«Esatto», disse Beatrice felice tornando in macchina.

«Lo sapevo già, l’ho capito da come sei uscita dallo studio», rise lui.

Quando nacque Sofia, ricadde nella stessa routine: pulizia, lavatrici, stiraggio. Matteo non ne poteva più.

«Bea, stai diventando una chioccia. Solo bambini, pulizia e cotolette al vapore. Ma almeno friggi qualcosa!»

«Ma il fritto fa male, soprattutto ai bambini!» ribatteva lei. «Dovresti essere contento che mi preoccupo per la tua salute.»

Quelle discussioni erano all’ordine del giorno. A Matteo dava fastidio quel perfezionismo.

«Andiamo via un weekend, solo noi due. I bambini li portiamo da mia madre.»

«Tua madre ha due cani e un gatto! Peli, polvere…»

«Cristo, Beatrice, ne ho abbastanza! Le altre mogli escono con i mariti, noi invece…»

Quando Sofia andò all’asilo, Beatrice sentì che lei e Matteo si allontanavano. Non capiva perché.

«Perché non parliamo più? Per me sono una moglie perfetta.»

Una volta glielo disse, e lui rispose:

«Sì, perfetta, ma noiosissima. Non vuoi mai venire con me.»

Lui usciva con gli amici, lei restava a casa con i bambini. Finché un giorno capì di aver sbagliato tutto.

Un uomo che esce ogni weekend da solo… non ci aveva mai pensato. Matteo era bello, alto, simpatico, e le donne lo notavano. Non importava se era sposato.

Matteo si infatuò di Anna, senza neanche rendersene conto. L’amica di Luca, la moglie del suo amico, la portava spesso in gita. Anna lo aveva notato da tempo, le piaceva. E durante un weekend al fiume, fece la sua mossa.

Cominciò una relazione. Un anno di passione, e Beatrice non sospettava nulla. Ma sentiva che qualcosa era cambiato. Una sera gli chiese:

«Matteo, parliamo della nostra vita. C’è qualcosa che non va.»

«Anche per me», rispose lui. «Volevo dirtelo: domani prendo le mie cose e me ne vado.»

«Dove?»

«Da un’altra. Ci vediamo da tempo. Tu…» fece un gesto vago. «Basta, me ne vado.»

Beatrice rimase senza parole.

«Ma come? Ho

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