Non toccare i miei cristalli! urlò lex amica, la voce squillante che rimbombava fra le mura della vecchia casa. Penserai di passare inosservata, ma io vedo benissimo dove tiri gli occhi, Bruna!
Ma senti, sei gelosa o cosa? sbottò Tamara Bellini con una risata sarcastica. Ecco su chi hai messo gli occhi, eh? So già cosa regalarti a Capodanno: una macchina per arrotolare le labbra!
Perché non la tieni per te? ribatté subito Lidia. O forse per te ormai non basta nemmeno una macchina? Pensi che io non capisca?
Non fu il primo né lultimo scontro. Tamara poggiò i piedi giù dal vecchio letto e si avviò verso langolo con le icone. Ogni mattina, recitava una veloce preghiera davanti al piccolo altarino; non era certo una devota praticante, ma qualcosa lassù, in quei cieli tersi della Val dOrcia, doveva pure muovere i fili del mondo.
Alletà della Bellini, ormai prossima ai settanta, meglio non scherzare con i Santi. Se Dio non esiste, chi crede non perde nulla. Ma se invece cè davvero, chi non crede rischia di perdere tutto. Tamara aggiunse mentalmente un paio di raccomandazioni personali e sentì il peso sullo stomaco alleggerirsi. Era pronta a iniziare la giornata.
Nella sua vita due erano i veri tormenti, e non si trattava né di mafia né di buche nelle strade: la vicina Lidia e i suoi, i nipoti vivaci. I ragazzi doggi, si sa, non han voglia di fare niente. Per fortuna cerano ancora i genitori a far da scudo. Ma con Lidia, ormai, non cera più scampo: aveva reso il nervosismo uno stile di vita!
Se sullo schermo duelli tra le attrici italiane come la Magnani e la Vitti fanno sorridere, nella realtà è tutto più pungente, soprattutto quando si viene presi di mira così.
Per fortuna, Tamara aveva anche un amico fidato: Pietro Cosentino, detto Petruccio il Moscardino. Da giovane amava sfrecciare per le strade di paese con il suo vecchio motorino Piaggio; così lappellativo era rimasto, anche se ormai il motorino giaceva dimenticato nel fienile.
Un tempo le loro famiglie erano inseparabili: Petruccio e la moglie Ninetta con Tamara e suo marito. Ma i mariti erano ormai sotto terra al cimitero di Pienza, e i due amici avevano continuato, quasi per abitudine, a vedersi. Erano amici fin dalle elementari, e Petruccio era rimasto leale e pronto a regalare una risata.
A scuola, erano un trio inseparabile: lei, Petruccio e Lidia. Sempre insieme, senza alcuna malizia, solo amicizia sincera; si accompagnavano a braccetto come una tazza con due manici, impossibile da far cadere.
Gli anni avevano cambiato tutto. Lidia, dopo la morte del marito, era diventata irascibile e velenosa, la rivalità si affilava di giorno in giorno. In campagna si mormorava: Eh, le donne, invecchiano, e la cattiveria lievita come il pane!. Fortuna che Tamara, pur avanti con gli anni, aveva mantenuto la linea snella, a differenza della rotonda e gonfia Lidia, la quale ovviamente perdeva il confronto. E ora anche le attenzioni di Petruccio sembravano tutte per Tamara.
Petruccio le visitava spesso, ridevano allegramente, e a Lidia toccava solo invitarlo forzatamente e ricevere risposte fredde e monosillabiche. Forse Tamara era più brillante e spiritosa, mentre Lidia ignorava il piacere di ridere di cuore.
Era solo questione di tempo prima che Lidia iniziasse a trovare difetti su tutto. Prima fu il bagno esterno di Tamara, “che puzzava da Dio”.
Ma cosa dici, Lidia? Sta lì da trentanni! ribadì Tamara, strizzando gli occhi. Poi laffondo: Del resto, i tuoi cristalli li hai messi gratis, con la mutua! Ma quello gratis…
Non toccare i miei cristalli! Guarda i tuoi occhi, piuttosto! urlò ancora Lidia, con voce rauca.
Le scene si ripetevano, tanto che Petruccio le propose di sistemare il problema una volta per tutte. I figli di Tamara raccolsero qualche euro e le fecero sistemare un bagno nuovo in casa. Petruccio, sempre generoso, si occupò di coprire la vecchia fossa settica. Adesso respira, Lidia! Goditi i nuovi formati… annusa pure!
Ma Lidia non si placò. Presto puntò il dito sulla vecchia pera, i cui rami si stendevano nel cortile di Tamara: i nipoti avevano secondo lei raccolto frutti che non spettavano loro.
Ma va, nessuno ha toccato niente! E poi le tue galline stanno sempre a razzolare nel mio orto! tentò di mediare Tamara.
Le galline sono sceme, Tamara, ma i nipoti si educano! Alzati la mattina invece di stare a ridere con i tuoi corteggiatori!
Un ciclo infinito, sempre con Petruccio in mezzo. I nipoti vennero sgridati. Passato il tempo delle pere, toccava a nuove accuse: i rami spezzati.
Fammi vedere, dove sarebbe? chiese Tamara, ma di rami rotti nemmeno lombra.
Petruccio propose la soluzione più semplice: Se i rami sono sul tuo terreno, tagliali tu. Se osa lamentarsi, ci penso io!. Così fu: Lidia guardò la scena in silenzio, la rabbia le bruciava più della segatura.
Ricevuta la lezione dellalbero, Tamara iniziò a lamentarsi per le galline della vicina, che davvero devastavano i suoi ortaggi. Lidia, però, rise sgarbatamente.
Qualcuno avrebbe potuto catturare due pollastre come gesto dimostrativo, ma Tamara non era così vendicativa. E allora Petruccio, smaliziato dalle sue ricerche online, escogitò una trovata: di notte, Tamara disseminò le uova nellorto. La mattina raccolse il bottino sotto gli occhi esterefatti di Lidia, che rimase immobile e muta. Da allora, le galline smisero di invadere.
Possiamo fare pace ora, Lidia? Che senso ha litigare ancora? Regnava già una nuova ostilità: adesso il fastidio era per il fumo e lodore della cucina estiva di Tamara.
Cosè, ieri non dava noia e oggi sì? Forse a me danno noia le zucchine bollite! E poi la Camera dei Deputati ha pure votato la legge sui barbecue!
Ma dove le hai viste le grigliate da me? ribatté Tamara, ormai esasperata, Forse è meglio se ti pulisci gli occhiali!
La sopportazione di Tamara era al limite, Lidia si era incattivita. Forse dovremmo offrirla agli esperimenti medici… sospirò Tamara mentre beveva un tè con Petruccio. Finirà per divorarmi!
Scherzi? Ti bastona larroganza, ma non gliela farò passare! ribatté Petruccio, occhi furbeschi. Aveva ormai in mente un nuovo piano.
Una mattina soleggiata, Tamara sentì una voce squillante: Bruna, Bruna, scendi giù che si va!
Petruccio era davanti al portone, sorridente, con in mano il casco e il vecchio motorino finalmente riparato.
Sai perché ero sempre triste? iniziò lui, Senza il motorino mi mancava il vento in faccia!
Andiamo, bellezza, ora si vola! rise ancora.
E Tamara ci saltò sopra, ridendo come una ragazza. Ormai la pensione attiva era di moda, la vecchiaia aveva cambiato indirizzo: si partiva per una nuova vita, tra vento e sorprese.
Poco dopo, Tamara Bellini divenne la Signora Cosentino: Petruccio la chiese in sposa, e il mosaico si compì. La nuova famiglia si trasferì dai Cosentino, e la felicità tornò a bussare alla porta di Tamara.
Quanto a Lidia, rimase sola, gonfia e sempre più inacidita. E come poteva non essere gelosa ora? Senza più nessuno con cui sfogarsi, il veleno le rimaneva chiuso nello stomaco.
E allora, Bruna, stai in casa, ché non sai mai cosa ti aspetta dietro quella porta. Ma la vita, in fondo, è questa: una commedia continua. Cosaltro ci si poteva aspettare dalla campagna toscana?
Forse non valeva nemmeno la pena farsi tante storie per un bagno. Chissà!






