La fastidiosa vicina — Non toccare i miei cristallini! — gridò l’ex amica. — Guarda piuttosto i tuoi occhi! Pensi che non mi accorga dove stai lanciando lo sguardo? — Ma allora sei gelosa? — si stupì Tamara Borisonovna. — Ecco per chi ti sei fatta delle illusioni! So già cosa ti regalerò per Capodanno: una macchina arrotola-labbra! — E perché mai? Tienila pure per te! — non si fece cogliere impreparata Lidia. — O le tue labbra non le arrotola più nessuna macchina? Pensi che non veda? La signora Tamara scese dalla vecchia branda e si avvicinò all’iconostasi casalinga per recitare la preghiera del mattino. Non che fosse una gran credente: sicuramente qualcosa in alto c’era — qualcuno doveva pur dirigere tutto ciò! Ma chi fosse, restava una questione aperta. A questa forza superiore venivano dati nomi diversi: l’universo, l’origine delle origini e, ovviamente, il Buon Dio! Sì, il caro vecchio con la barba bianca e l’aureola, seduto sulla nuvola a pensare a tutti noi. D’altronde, la signora Toma aveva già oltrepassato la metà del cammino e si avvicinava ai settanta. A quell’età è meglio non litigare con l’Altissimo: se Lui non c’è, i credenti non perdono nulla, ma se c’è davvero, gli increduli rischiano tutto. Alla fine della preghiera mattutina la signora Toma aggiunse qualche parola tutta sua: come no! Il rituale era compiuto, l’anima si sentiva più leggera — si poteva iniziare una nuova giornata. Nella vita di Tamara Borisonovna c’erano due vere piaghe. No, non erano la politica e le strade dissestate, troppo scontato! Era la vicina Lidia e i suoi nipoti. Con i nipoti tutto chiaro: la generazione moderna non vuole far nulla. Ma almeno hanno i loro genitori: che ci pensino loro! Ma con Lidia, invece, che fare? Era diventata un classico tormento per i nervi della vicina! Al cinema le schermaglie tra le grandi dive fanno sorridere, ma nella realtà la situazione ha ben altro sapore — soprattutto quando iniziano a punzecchiarti senza motivo. E poi c’era quell’amico chiamato Pietro “Mopedino” Cosentini — da giovane andava pazzo per il motorino, per questo era soprannominato così! In paese poi, i soprannomi restano. Un tempo erano amici di famiglia: “Mopedino” con la moglie Nina, Tamara con il marito. Ora i consorti riposano da tempo al camposanto locale. Così Tamara continuava a frequentare “Mopedino”: lo conosceva fin dai tempi della scuola e lui era davvero un amico sincero. A scuola erano in tre a fare gruppo: lei, Pietro e Lidia — allora funzionava benissimo e tra loro non c’era alcuna tresca. Andavano dappertutto insieme; lui era al centro, due damigelle ai lati, ognuna sottobraccio — come una tazzina con due manici per evitare che scivolasse dalle mani. Non si sa mai… Col tempo l’amicizia cambiò forma. A dire il vero, cessò, trasformandosi prima in irritazione da parte di Lidia, poi in evidente odio. Come in un cartone animato: mi sembra sempre di più che qualcuno abbia sostituito la mia amica… Lidia sembrava proprio un’altra dopo la morte del marito: prima andava ancora bene. Si sa, col tempo le persone cambiano: l’avido diventa tirchio, il chiacchierone logorroico, l’invidioso viene dilaniato dall’invidia. Forse anche la vicina di Tamara subiva questa trasformazione: certe cose succedono, sia alle donne sia agli uomini. E c’era pure di cosa essere invidiosa. Primo: Tamara, nonostante gli anni, restava snella, mentre Lidia ormai era tutta un rotolino — “Signora, dove la facciamo la vita?”. Confronto impietoso. Secondo: l’amico comune recentemente dava più attenzioni a Tamara, ridevano e bisbigliavano tra loro, quasi toccandosi tra i capelli grigi, mentre con Lidia le conversazioni erano fredde e veloci. E Pietro andava molto più spesso da Tamara che da lei… Magari Lidia non era furba come la petulante Tamara e nemmeno aveva il suo senso dell’umorismo, ma Pietro era uno a cui piaceva divertirsi. C’è una bella parola italiana: “brontolare”. Ecco, Lidia aveva preso a brontolare su tutto. Prima il bagno della Toma non andava bene né come posizione né per l’odore… — Dal tuo gabinetto arriva una puzza! — sbottò donna Lidia. — Ma dai! È sempre stato lì! Solo ora te ne accorgi? — replicò la vicina e ricevendo il colpo ne restituì uno: — Ah già! Quegli impianti agli occhi li hai messi gratis, con l’assicurazione! Ma il meglio non lo regalano! — Non parlare dei miei cristallini! — gridò l’ex amica. — Piuttosto guarda i tuoi! Pensi che non noti dove punti lo sguardo? — Quindi sei gelosa? — rimarcò Tamara. — Ecco per chi ti sei fatta belle illusioni! So già cosa ti regalo per Capodanno: una macchina arrotola-labbra! — Perché non la tieni tu? — replicò Lidia. — O le tue labbra ormai non le arrotola nemmeno una macchina? Pensi che non veda? E sì che vedeva, eccome! Non era nemmeno la prima volta… E Pietro, dopo le lamentele, consigliò di chiudere il vecchio bagno e sistemarne uno in casa. Così i figli di Tamara le fecero un bagno nuovo interno e Pietro stesso riempì di terra la vecchia fossa. Adesso Lidia doveva trovare un’altra scusa! Non passò molto che i nipoti di Tamara furono accusati di aver rubato delle pere dall’albero di Lidia, che con i suoi rami arrivava nel cortile di Tamara. — Pensavano fosse il nostro! — tentò di giustificarsi Tamara. Ma lei sosteneva che nessuno aveva toccato niente! — E poi le tue galline razzolano sempre nell’orto mio! — Una gallina è stupida! — sentenziò la vicina. — Ma tu i nipoti devi saperli educare, non andare tutto il giorno a ridere con i galanti! Ecco che le discussioni ripartivano sempre dal “gallo della situazione”, cioè Pietro. E le stagioni delle pere finirono, ma non le liti. Poi Lidia accusò Tamara di aver rovinato i rami… — Dove? Fammelo vedere! — la invitava Tamara, ma di danni nessuno, per quanto cercasse. E allora “Mopedino” suggerì di segare i rami, tanto erano dalla sua parte. E così fecero: Lidia vide tutto, tacque e nessuna scenata! Quando fu il turno delle galline di Lidia che devastavano l’orto di Tamara, la vicina fece spallucce. Qualcuno propose di catturarne una per cucinarla, ma Toma era troppo buona per simili vendette. Alla fine l’amico trovò una soluzione: di notte nascosero delle uova nell’orto e la mattina Tamara le raccolse davanti agli occhi di Lidia. Risultato: le galline non si avventurarono mai più nell’orto altrui! Tamara ci sperava: “Adesso ci riconciliamo?” Ma niente! Cominciarono i fastidi per il fumo dalla cucina estiva di Tamara. — Mi dà fastidio il fumo, magari sono vegetariana! In più la legge vieta i barbecue! — Ma quale barbecue? — cercava Tamara di ragionare. — Guardati prima le lenti! Ma la pazienza era finita: Lidia era diventata insopportabile… “Andrebbe data agli esperimenti!” scherzava Tamara bevendo il tè con Pietro. “Mi divora viva!” E davvero era dimagrita per le continue tensioni. — Si strozzerebbe! E non te lo permetterò mai — le promise l’amico. — Ho un’idea molto meglio! Qualche giorno dopo, una mattina, Tamara sentì una canzone: — Toma, Toma, vieni fuori di casa! Alla porta c’era Pietro raggiante: aveva sistemato il vecchio motorino e invitò Tamara a un bel giro — “Salta su, bellezza, ricordiamo i vecchi tempi!” E Tamara saltò davvero! Del resto adesso la vecchiaia, almeno sulla carta, era abolita: tutti pensionati attivi sopra i 65 anni! E così Tamara partì verso una nuova vita. Poco dopo divenne davvero una “regina del paese”: Pietro Cosentini le chiese di sposarlo! E la signora Toma si trasferì a casa del marito. Lidia invece rimase sola, corpulenta e inacidita. E ditemi: non è forse un nuovo grande motivo d’invidia? Ora però non aveva più con chi litigare — tutto quel veleno restava dentro. Perciò, coraggio Tamara, non uscire di casa! Non è la vita, è una commedia! Ma che vi aspettavate, in un paesino italiano? Tutto quel casino per il bagno…

Non toccare i miei cristalli! urlò lex amica, la voce squillante che rimbombava fra le mura della vecchia casa. Penserai di passare inosservata, ma io vedo benissimo dove tiri gli occhi, Bruna!

Ma senti, sei gelosa o cosa? sbottò Tamara Bellini con una risata sarcastica. Ecco su chi hai messo gli occhi, eh? So già cosa regalarti a Capodanno: una macchina per arrotolare le labbra!

Perché non la tieni per te? ribatté subito Lidia. O forse per te ormai non basta nemmeno una macchina? Pensi che io non capisca?

Non fu il primo né lultimo scontro. Tamara poggiò i piedi giù dal vecchio letto e si avviò verso langolo con le icone. Ogni mattina, recitava una veloce preghiera davanti al piccolo altarino; non era certo una devota praticante, ma qualcosa lassù, in quei cieli tersi della Val dOrcia, doveva pure muovere i fili del mondo.

Alletà della Bellini, ormai prossima ai settanta, meglio non scherzare con i Santi. Se Dio non esiste, chi crede non perde nulla. Ma se invece cè davvero, chi non crede rischia di perdere tutto. Tamara aggiunse mentalmente un paio di raccomandazioni personali e sentì il peso sullo stomaco alleggerirsi. Era pronta a iniziare la giornata.

Nella sua vita due erano i veri tormenti, e non si trattava né di mafia né di buche nelle strade: la vicina Lidia e i suoi, i nipoti vivaci. I ragazzi doggi, si sa, non han voglia di fare niente. Per fortuna cerano ancora i genitori a far da scudo. Ma con Lidia, ormai, non cera più scampo: aveva reso il nervosismo uno stile di vita!

Se sullo schermo duelli tra le attrici italiane come la Magnani e la Vitti fanno sorridere, nella realtà è tutto più pungente, soprattutto quando si viene presi di mira così.

Per fortuna, Tamara aveva anche un amico fidato: Pietro Cosentino, detto Petruccio il Moscardino. Da giovane amava sfrecciare per le strade di paese con il suo vecchio motorino Piaggio; così lappellativo era rimasto, anche se ormai il motorino giaceva dimenticato nel fienile.

Un tempo le loro famiglie erano inseparabili: Petruccio e la moglie Ninetta con Tamara e suo marito. Ma i mariti erano ormai sotto terra al cimitero di Pienza, e i due amici avevano continuato, quasi per abitudine, a vedersi. Erano amici fin dalle elementari, e Petruccio era rimasto leale e pronto a regalare una risata.

A scuola, erano un trio inseparabile: lei, Petruccio e Lidia. Sempre insieme, senza alcuna malizia, solo amicizia sincera; si accompagnavano a braccetto come una tazza con due manici, impossibile da far cadere.

Gli anni avevano cambiato tutto. Lidia, dopo la morte del marito, era diventata irascibile e velenosa, la rivalità si affilava di giorno in giorno. In campagna si mormorava: Eh, le donne, invecchiano, e la cattiveria lievita come il pane!. Fortuna che Tamara, pur avanti con gli anni, aveva mantenuto la linea snella, a differenza della rotonda e gonfia Lidia, la quale ovviamente perdeva il confronto. E ora anche le attenzioni di Petruccio sembravano tutte per Tamara.

Petruccio le visitava spesso, ridevano allegramente, e a Lidia toccava solo invitarlo forzatamente e ricevere risposte fredde e monosillabiche. Forse Tamara era più brillante e spiritosa, mentre Lidia ignorava il piacere di ridere di cuore.

Era solo questione di tempo prima che Lidia iniziasse a trovare difetti su tutto. Prima fu il bagno esterno di Tamara, “che puzzava da Dio”.

Ma cosa dici, Lidia? Sta lì da trentanni! ribadì Tamara, strizzando gli occhi. Poi laffondo: Del resto, i tuoi cristalli li hai messi gratis, con la mutua! Ma quello gratis…

Non toccare i miei cristalli! Guarda i tuoi occhi, piuttosto! urlò ancora Lidia, con voce rauca.

Le scene si ripetevano, tanto che Petruccio le propose di sistemare il problema una volta per tutte. I figli di Tamara raccolsero qualche euro e le fecero sistemare un bagno nuovo in casa. Petruccio, sempre generoso, si occupò di coprire la vecchia fossa settica. Adesso respira, Lidia! Goditi i nuovi formati… annusa pure!

Ma Lidia non si placò. Presto puntò il dito sulla vecchia pera, i cui rami si stendevano nel cortile di Tamara: i nipoti avevano secondo lei raccolto frutti che non spettavano loro.

Ma va, nessuno ha toccato niente! E poi le tue galline stanno sempre a razzolare nel mio orto! tentò di mediare Tamara.

Le galline sono sceme, Tamara, ma i nipoti si educano! Alzati la mattina invece di stare a ridere con i tuoi corteggiatori!

Un ciclo infinito, sempre con Petruccio in mezzo. I nipoti vennero sgridati. Passato il tempo delle pere, toccava a nuove accuse: i rami spezzati.

Fammi vedere, dove sarebbe? chiese Tamara, ma di rami rotti nemmeno lombra.

Petruccio propose la soluzione più semplice: Se i rami sono sul tuo terreno, tagliali tu. Se osa lamentarsi, ci penso io!. Così fu: Lidia guardò la scena in silenzio, la rabbia le bruciava più della segatura.

Ricevuta la lezione dellalbero, Tamara iniziò a lamentarsi per le galline della vicina, che davvero devastavano i suoi ortaggi. Lidia, però, rise sgarbatamente.

Qualcuno avrebbe potuto catturare due pollastre come gesto dimostrativo, ma Tamara non era così vendicativa. E allora Petruccio, smaliziato dalle sue ricerche online, escogitò una trovata: di notte, Tamara disseminò le uova nellorto. La mattina raccolse il bottino sotto gli occhi esterefatti di Lidia, che rimase immobile e muta. Da allora, le galline smisero di invadere.

Possiamo fare pace ora, Lidia? Che senso ha litigare ancora? Regnava già una nuova ostilità: adesso il fastidio era per il fumo e lodore della cucina estiva di Tamara.

Cosè, ieri non dava noia e oggi sì? Forse a me danno noia le zucchine bollite! E poi la Camera dei Deputati ha pure votato la legge sui barbecue!

Ma dove le hai viste le grigliate da me? ribatté Tamara, ormai esasperata, Forse è meglio se ti pulisci gli occhiali!

La sopportazione di Tamara era al limite, Lidia si era incattivita. Forse dovremmo offrirla agli esperimenti medici… sospirò Tamara mentre beveva un tè con Petruccio. Finirà per divorarmi!

Scherzi? Ti bastona larroganza, ma non gliela farò passare! ribatté Petruccio, occhi furbeschi. Aveva ormai in mente un nuovo piano.

Una mattina soleggiata, Tamara sentì una voce squillante: Bruna, Bruna, scendi giù che si va!

Petruccio era davanti al portone, sorridente, con in mano il casco e il vecchio motorino finalmente riparato.

Sai perché ero sempre triste? iniziò lui, Senza il motorino mi mancava il vento in faccia!

Andiamo, bellezza, ora si vola! rise ancora.

E Tamara ci saltò sopra, ridendo come una ragazza. Ormai la pensione attiva era di moda, la vecchiaia aveva cambiato indirizzo: si partiva per una nuova vita, tra vento e sorprese.

Poco dopo, Tamara Bellini divenne la Signora Cosentino: Petruccio la chiese in sposa, e il mosaico si compì. La nuova famiglia si trasferì dai Cosentino, e la felicità tornò a bussare alla porta di Tamara.

Quanto a Lidia, rimase sola, gonfia e sempre più inacidita. E come poteva non essere gelosa ora? Senza più nessuno con cui sfogarsi, il veleno le rimaneva chiuso nello stomaco.

E allora, Bruna, stai in casa, ché non sai mai cosa ti aspetta dietro quella porta. Ma la vita, in fondo, è questa: una commedia continua. Cosaltro ci si poteva aspettare dalla campagna toscana?

Forse non valeva nemmeno la pena farsi tante storie per un bagno. Chissà!

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La fastidiosa vicina — Non toccare i miei cristallini! — gridò l’ex amica. — Guarda piuttosto i tuoi occhi! Pensi che non mi accorga dove stai lanciando lo sguardo? — Ma allora sei gelosa? — si stupì Tamara Borisonovna. — Ecco per chi ti sei fatta delle illusioni! So già cosa ti regalerò per Capodanno: una macchina arrotola-labbra! — E perché mai? Tienila pure per te! — non si fece cogliere impreparata Lidia. — O le tue labbra non le arrotola più nessuna macchina? Pensi che non veda? La signora Tamara scese dalla vecchia branda e si avvicinò all’iconostasi casalinga per recitare la preghiera del mattino. Non che fosse una gran credente: sicuramente qualcosa in alto c’era — qualcuno doveva pur dirigere tutto ciò! Ma chi fosse, restava una questione aperta. A questa forza superiore venivano dati nomi diversi: l’universo, l’origine delle origini e, ovviamente, il Buon Dio! Sì, il caro vecchio con la barba bianca e l’aureola, seduto sulla nuvola a pensare a tutti noi. D’altronde, la signora Toma aveva già oltrepassato la metà del cammino e si avvicinava ai settanta. A quell’età è meglio non litigare con l’Altissimo: se Lui non c’è, i credenti non perdono nulla, ma se c’è davvero, gli increduli rischiano tutto. Alla fine della preghiera mattutina la signora Toma aggiunse qualche parola tutta sua: come no! Il rituale era compiuto, l’anima si sentiva più leggera — si poteva iniziare una nuova giornata. Nella vita di Tamara Borisonovna c’erano due vere piaghe. No, non erano la politica e le strade dissestate, troppo scontato! Era la vicina Lidia e i suoi nipoti. Con i nipoti tutto chiaro: la generazione moderna non vuole far nulla. Ma almeno hanno i loro genitori: che ci pensino loro! Ma con Lidia, invece, che fare? Era diventata un classico tormento per i nervi della vicina! Al cinema le schermaglie tra le grandi dive fanno sorridere, ma nella realtà la situazione ha ben altro sapore — soprattutto quando iniziano a punzecchiarti senza motivo. E poi c’era quell’amico chiamato Pietro “Mopedino” Cosentini — da giovane andava pazzo per il motorino, per questo era soprannominato così! In paese poi, i soprannomi restano. Un tempo erano amici di famiglia: “Mopedino” con la moglie Nina, Tamara con il marito. Ora i consorti riposano da tempo al camposanto locale. Così Tamara continuava a frequentare “Mopedino”: lo conosceva fin dai tempi della scuola e lui era davvero un amico sincero. A scuola erano in tre a fare gruppo: lei, Pietro e Lidia — allora funzionava benissimo e tra loro non c’era alcuna tresca. Andavano dappertutto insieme; lui era al centro, due damigelle ai lati, ognuna sottobraccio — come una tazzina con due manici per evitare che scivolasse dalle mani. Non si sa mai… Col tempo l’amicizia cambiò forma. A dire il vero, cessò, trasformandosi prima in irritazione da parte di Lidia, poi in evidente odio. Come in un cartone animato: mi sembra sempre di più che qualcuno abbia sostituito la mia amica… Lidia sembrava proprio un’altra dopo la morte del marito: prima andava ancora bene. Si sa, col tempo le persone cambiano: l’avido diventa tirchio, il chiacchierone logorroico, l’invidioso viene dilaniato dall’invidia. Forse anche la vicina di Tamara subiva questa trasformazione: certe cose succedono, sia alle donne sia agli uomini. E c’era pure di cosa essere invidiosa. Primo: Tamara, nonostante gli anni, restava snella, mentre Lidia ormai era tutta un rotolino — “Signora, dove la facciamo la vita?”. Confronto impietoso. Secondo: l’amico comune recentemente dava più attenzioni a Tamara, ridevano e bisbigliavano tra loro, quasi toccandosi tra i capelli grigi, mentre con Lidia le conversazioni erano fredde e veloci. E Pietro andava molto più spesso da Tamara che da lei… Magari Lidia non era furba come la petulante Tamara e nemmeno aveva il suo senso dell’umorismo, ma Pietro era uno a cui piaceva divertirsi. C’è una bella parola italiana: “brontolare”. Ecco, Lidia aveva preso a brontolare su tutto. Prima il bagno della Toma non andava bene né come posizione né per l’odore… — Dal tuo gabinetto arriva una puzza! — sbottò donna Lidia. — Ma dai! È sempre stato lì! Solo ora te ne accorgi? — replicò la vicina e ricevendo il colpo ne restituì uno: — Ah già! Quegli impianti agli occhi li hai messi gratis, con l’assicurazione! Ma il meglio non lo regalano! — Non parlare dei miei cristallini! — gridò l’ex amica. — Piuttosto guarda i tuoi! Pensi che non noti dove punti lo sguardo? — Quindi sei gelosa? — rimarcò Tamara. — Ecco per chi ti sei fatta belle illusioni! So già cosa ti regalo per Capodanno: una macchina arrotola-labbra! — Perché non la tieni tu? — replicò Lidia. — O le tue labbra ormai non le arrotola nemmeno una macchina? Pensi che non veda? E sì che vedeva, eccome! Non era nemmeno la prima volta… E Pietro, dopo le lamentele, consigliò di chiudere il vecchio bagno e sistemarne uno in casa. Così i figli di Tamara le fecero un bagno nuovo interno e Pietro stesso riempì di terra la vecchia fossa. Adesso Lidia doveva trovare un’altra scusa! Non passò molto che i nipoti di Tamara furono accusati di aver rubato delle pere dall’albero di Lidia, che con i suoi rami arrivava nel cortile di Tamara. — Pensavano fosse il nostro! — tentò di giustificarsi Tamara. Ma lei sosteneva che nessuno aveva toccato niente! — E poi le tue galline razzolano sempre nell’orto mio! — Una gallina è stupida! — sentenziò la vicina. — Ma tu i nipoti devi saperli educare, non andare tutto il giorno a ridere con i galanti! Ecco che le discussioni ripartivano sempre dal “gallo della situazione”, cioè Pietro. E le stagioni delle pere finirono, ma non le liti. Poi Lidia accusò Tamara di aver rovinato i rami… — Dove? Fammelo vedere! — la invitava Tamara, ma di danni nessuno, per quanto cercasse. E allora “Mopedino” suggerì di segare i rami, tanto erano dalla sua parte. E così fecero: Lidia vide tutto, tacque e nessuna scenata! Quando fu il turno delle galline di Lidia che devastavano l’orto di Tamara, la vicina fece spallucce. Qualcuno propose di catturarne una per cucinarla, ma Toma era troppo buona per simili vendette. Alla fine l’amico trovò una soluzione: di notte nascosero delle uova nell’orto e la mattina Tamara le raccolse davanti agli occhi di Lidia. Risultato: le galline non si avventurarono mai più nell’orto altrui! Tamara ci sperava: “Adesso ci riconciliamo?” Ma niente! Cominciarono i fastidi per il fumo dalla cucina estiva di Tamara. — Mi dà fastidio il fumo, magari sono vegetariana! In più la legge vieta i barbecue! — Ma quale barbecue? — cercava Tamara di ragionare. — Guardati prima le lenti! Ma la pazienza era finita: Lidia era diventata insopportabile… “Andrebbe data agli esperimenti!” scherzava Tamara bevendo il tè con Pietro. “Mi divora viva!” E davvero era dimagrita per le continue tensioni. — Si strozzerebbe! E non te lo permetterò mai — le promise l’amico. — Ho un’idea molto meglio! Qualche giorno dopo, una mattina, Tamara sentì una canzone: — Toma, Toma, vieni fuori di casa! Alla porta c’era Pietro raggiante: aveva sistemato il vecchio motorino e invitò Tamara a un bel giro — “Salta su, bellezza, ricordiamo i vecchi tempi!” E Tamara saltò davvero! Del resto adesso la vecchiaia, almeno sulla carta, era abolita: tutti pensionati attivi sopra i 65 anni! E così Tamara partì verso una nuova vita. Poco dopo divenne davvero una “regina del paese”: Pietro Cosentini le chiese di sposarlo! E la signora Toma si trasferì a casa del marito. Lidia invece rimase sola, corpulenta e inacidita. E ditemi: non è forse un nuovo grande motivo d’invidia? Ora però non aveva più con chi litigare — tutto quel veleno restava dentro. Perciò, coraggio Tamara, non uscire di casa! Non è la vita, è una commedia! Ma che vi aspettavate, in un paesino italiano? Tutto quel casino per il bagno…