**La Felicità Meritata**
Elena tornò dal lavoro, si cambiò e si preparò una tazza di tè. Era ancora presto per preparare la cena, avrebbe fatto in tempo. Alessandro sarebbe arrivato tra un paio d’ore. Prese un libro, si stese sul divano e allungò le gambe con un sospiro di sollievo. Aveva passato tutta la giornata sui tacchi.
Elena lavorava come maestra elementare. Era una donna curata, con un taglio di capelli sobrio. Vestiva con abiti eleganti e vestiti discreti, come richiedeva il codice di abbigliamento della scuola. Ogni giorno doveva incontrare i genitori dei suoi alunni, persone di ogni estrazione sociale. Cercava di non essere troppo appariscente tra chi era meno abbiente, né di sfigurare davanti a chi invece poteva permettersi di più. Con gli anni aveva imparato a parlare con precisione, senza alzare la voce. Bambini e genitori la rispettavano.
Dopo qualche pagina, i suoi occhi iniziarono a pesarle. Li chiuse e si addormentò senza rendersene conto. Si svegliò al rumore del libro caduto per terra. Si tirò su, si strofinò gli occhi e si chinò per raccoglierlo. Proprio in quel momento, qualcuno suonò alla porta. Alessandro aveva le chiavi, e comunque era ancora troppo presto. Il campanello suonò di nuovo, timido e breve.
Nell’ingresso, Elena si diede una rapida sistemata davanti allo specchio, aggiustando i capelli scomposti, poi aprì la porta.
Sulla soglia c’era Gabriele, un amico e collega di Alessandro.
«Ciao, Elena.»
«Ciao, Gabriele. Alessandro non è ancora tornato da lavoro», disse lei.
«Lo so. In realtà, ero venuto per te.» Gabriele si agitava, spostando il peso da un piede all’altro.
«Entra.» Elena fece un passo indietro, lasciandolo passare.
Lui si tolse il cappotto, lo appese al gancio, infilò la sciarpa nella manica e poi si sfilò le scarpe. Elena lo osservava, chiedendosi cosa potesse averlo spinto a cercarla. Forse era successo qualcosa ad Alessandro?
Gabriele si aggiustò la giacca e la guardò, aspettando un invito a entrare in salotto.
«Vieni in cucina», disse Elena.
Era il posto migliore per parlare.
Gabriele entrò per primo e si sedette a tavola. Elena si avvicinò al fornello e accendAccese il gas sotto il bollitore, che cominciò subito a sibilare, mentre nel silenzio della cucina il peso delle parole non dette gravava sull’aria come un temporale in arrivo.