**Felicita Meritata**
Giulia tornò dal lavoro, si cambiò e si preparò una tazza di tè. Era ancora presto per cucinare la cena, c’era tempo. Alessandro sarebbe tornato tra un paio d’ore. Prese un libro, si sdraiò sul divano e sospirò di piacere, allungando le gambe. Erano stanche dopo una giornata intera sui tacchi.
Giulia insegnava nella scuola elementare. Era sempre curata, con i capelli tagliati corti e ben pettinati. Indossava abiti sobri e tailleur eleganti, come richiesto dal dress code della scuola. Ogni giorno incontrava i genitori dei suoi alunni, gente di ogni estrazione sociale. Cercava di non sembrare troppo diversa da chi aveva meno mezzi, ma nemmeno di sfigurare accanto a chi era più fortunato. Col tempo aveva imparato a parlare con calma e precisione, senza alzare la voce. I bambini e i genitori la rispettavano.
Dopo qualche pagina, le palpebre di Giulia si fecero pesanti. Chiuse gli occhi e scivolò in un sonno leggero. Si svegliò di soprassalto al rumore del libro che cadeva a terra. Si tirò su, si strofinò gli occhi e si chinò a raccoglierlo. In quel momento suonarono alla porta. Alessandro aveva le chiavi, e comunque era ancora troppo presto. Il campanello suonò di nuovo, timido e breve.
Giulia si guardò nello specchio nell’ingresso, sistemò i capelli scomposti e aprì la porta.
Sulla soglia c’era Nicola, amico e collega di Alessandro.
«Ciao, Giulia.»
«Ciao, Nico. Alessandro non è ancora tornato dal lavoro», disse lei.
«Lo so. In realtà sono venuto per te.» Nicola si agitava, spostando il peso da un piede all’altro.
«Entra.» Giulia fece un passo indietro, lasciandolo passare.
Lui si tolse il cappotto, lo appese all’attaccapanni e infilò la sciarpa nella manica. Poi si sfilò le scarpe. Giulia lo osservava, chiedendosi cosa potesse portarlo da lei. Che fosse successo qualcosa ad Alessandro?
Nicola si aggiustò la giacca e la guardò, aspettando un invito a entrare in salotto.
«Vieni in cucina», disse Giulia.
Dopotutto, la cucina è il posto migliore per parlare.
Nicola entrò per primo e si sedette al tavolo. Giulia si avvicinò ai fornelli e accese il fuoco sotto il bollitore, che presto cominciò a fischiare.
«Preferisci tè o caffè?» chiese, voltandosi verso di lui.
«Un tè non mi dispiace», rispose.
Giulia prese una tazza dalla credenza. Sul tavolo c’era già un vassoio con biscotti e cioccolatini. L’acqua nel bollitore bollì quasi subito, annunciandosi con un fischio acuto.
Versò il tè nella tazza e spinse il vassoio verso Nicola. Poi si sedette di fronte a lui.
«Non ne vuoi un po’ anche tu?» chiese Nicola, chiaramente a disagio.
«Non sei venuto per farmi compagnia. Che succede? Qualcosa con Alessandro?» ribatté Giulia, evitando la domanda.
«Tuo marito sta benissimo», mormorò Nicola, abbassando lo sguardo e fingendo di scegliere un cioccolatino.
«Parla», insisté lei, impaziente.
«Da tempo volevo dirtelo…» Nicola prese un cioccolatino e cominciò a esaminare l’involucro. «Sei una donna in gamba, intelligente, una brava padrona di casa…» iniziò, scartando il dolcetto. «Non volevo mettermi tra voi due. Ma devo aprirti gli occhi su Alessandro.» Mise il cioccolatino in bocca e lo masticò lentamente.
«E allora? Devi farmi le pulci per dirmelo?» Giulia stava perdendo la pazienza.
«Insomma, non è piacevole da dire…» Nicola bevve un sorso rumoroso di tè.
«Dimmi», insisté lei con forza.
«Alessandro ha un’amante», sbottò Nicola, e subito tossì, soffocato dal cioccolatino.
Giulia si alzò a metà, si protese oltre il tavolo e gli diede qualche colpetto sulla schiena. Poi si risedette e scoppiò a ridere.
«Non hai capito quello che ho detto? Non mi credi? O già lo sapevi?» chiese Nicola, confuso.
«Uffa, pensavo fosse successo qualcosa di grave!» esclamò Giulia, ridendo ancora.
Ora toccava a Nicola essere sorpreso.
«E allora? Alessandro è un uomo attraente, nel fiore degli anni», disse Giulia. «E a te che importa? Siete amici, no? Gli amici non tradiscono. Tu, quante volte hai tradito tua moglie?» Lo fissò con freddezza.
«Hai rovinato la tua famiglia e ora vuoi rovinare la mia?» replicò Giulia, alzandosi dal tavolo con indignazione.
«Volevo solo che sapessi. Tu fai tutto per lui: cucini, lavi, prepari dolci. Sei perfetta. E lui non ti apprezza», balbettò Nicola, arrossendo, forse per la vergogna o forse per il tè caldo.
«Bevuto abbastanza? Ora vattene. Alessandro sta per tornare», disse Giulia brusca.
«Me ne vado, ma rifletti sulle mie parole. Bene. Avvisato è…»
«Vai, vai, benefattore», lo interruppe lei.
Nicola si affrettò verso l’ingresso. Si guardò intorno, cercando il calzascarpe. Non trovandolo, si chinò con un gemito e infilò le scarpe. Giulia lo osservava, incrociando le braccia e appoggiandosi allo stipite della porta. Lo guardava con freddezza e impazienza.
Alla fine Nicola riuscì a mettersi le scarpe, afferrò il cappotto dall’attaccapanni e si diresse verso l’uscita. Si incagliò con la serratura, ma finalmente aprì la porta e uscì sul pianerottolo. DalGiulia chiuse la porta con un sospiro, sapendo che la loro storia d’amore era abbastanza forte per superare anche questa prova, e sorrise mentre sentiva la chiave di Alessandro girare nella serratura.