**Felicità Meritate**
Giulia tornò a casa dal lavoro, si cambiò e si fece una tazza di tè. Era ancora presto per preparare la cena, avrebbe avuto tempo. Marco sarebbe arrivato tra un paio d’ore. Prese un libro, si sdraiò sul divano e allungò le gambe con un sospiro di sollievo. Si era stancata, dopo una giornata passata sui tacchi.
Giulia lavorava come maestra alle elementari. Aveva un aspetto curato, con i capelli tagliati corti e ordinati. Vestiva abiti sobri e tailleur eleganti, secondo il codice di abbigliamento della scuola. Ogni giorno doveva incontrare i genitori degli alunni, e quelli erano tutti diversi, con situazioni economiche diverse. Cercava di non sembrare troppo ricca davanti a chi era meno fortunato, ma nemmeno di sfigurare tra chi era più agiato. Col tempo, aveva imparato a parlare con precisione, senza alzare la voce. I bambini e i genitori la rispettavano.
Dopo qualche pagina, gli occhi di Giulia cominciarono a chiudersi. Li socchiuse e senza accorgersene si addormentò. Si risvegliò al rumore del libro che cadeva a terra. Si tirò su, si stropicciò gli occhi e si chinò per raccoglierlo, quando suonarono alla porta. Marco aveva le chiavi, e comunque era ancora presto. Il campanello suonò di nuovo, timido e breve.
Giulia si guardò nello specchio nell’ingresso, sistemò i capelli scomposti e aprì la porta.
Sulla soglia c’era Luca, amico e collega di Marco.
«Ciao, Giulia.»
«Ciao, Luca. Marco non è ancora tornato dal lavoro» disse lei.
«Lo so. Sono venuto… per te» rispose lui, spostandosi da un piede all’altro.
«Entra» fece spazio, lasciandolo passare.
Luca si tolse il cappotto, lo appese all’attaccapanni e infilò la sciarpa nella manica. Poi si sfilò le scarpe. Giulia lo osservava, chiedendosi cosa mai potesse volere. Che fosse successo qualcosa a Marco?
Luca si aggiustò la giacca e la guardò, aspettando un invito a entrare in salotto.
«Vieni in cucina» disse Giulia.
Come si sa, le conversazioni più importanti si fanno in cucina.
Luca entrò per primo e sedette a tavola. Giulia accese il fornello sotto il bollitore, che subito cominciò a fischiare.
«Tè o caffè?» chiese, voltandosi verso di lui.
«Non dico di no a un tè» rispose.
Giulia prese una tazza dalla credenza. Una ciotola di biscotti e caramelle era già sul tavolo. Il bollitore quasi subito iniziò a fischiare, annunciando che l’acqua era pronta. Versò il tè e avvicinò a Luca la ciotola con le caramelle. Poi sedette di fronte a lui.
«Non ne prendi una anche tu?» chiese lui, chiaramente a disagio.
«Non sei venuto a caso. Che c’è? È successo qualcosa a Marco?» chiese lei invece di rispondere.
«Marco sta benissimo.» Luca abbassò lo sguardo, fingendo di scegliere una caramella.
«Parla» lo incalzò Giulia, impaziente.
«Volevo dirtelo da tempo…» Luca prese una caramella e iniziò a passarsi l’incarto tra le dita. «Sei una donna intelligente, una brava moglie…» aprì la caramella «Non volevo immischiarmi nella vostra famiglia. Ma devo aprirti gli occhi su Marco.» Si mise la caramella in bocca e la masticò.
«E allora? Devo strappartelo parola per parola?» Giulia stava perdendo la pazienza.
«Non mi piace dirtelo, ma…» Luca bevve un sorso di tè rumorosamente.
«Dillo» insistette lei, con tono secco.
«Marco ha un’amante» fece uscire Luca tutto d’un fiato, poi tossì, soffocando per la caramella.
Giulia si alzò, si protese oltre il tavolo e gli diede qualche colpetto sulla schiena. Poi si risedette e scoppiò a ridere.
«Non hai capito cosa ho detto? Non mi credi? O lo sapevi già?» chiese lui, deluso.
«Uffa, pensavo fosse successo qualcosa di grave!» rise, scrollando le spalle.
Ora toccava a Luca essere sorpreso.
«E allora? Marco è un bell’uomo, nel fiore degli anni» disse Giulia. «E a te cosa importa? Siete amici, no? E gli amici non si tradiscono. Tu quante volte hai tradito tua moglie?» lo guardò fredda.
«Hai rovinato la tua famiglia e ora vuoi rovinare la mia?» si indignò, alzandosi in piedi.
«Volevo solo aprirti gli occhi. Tu fai tutto per lui. Cucini, lavi, prepari i dolci. Sei perfetta. E lui non ti apprezza» balbettò lui, arrossendo forse per l’imbarazzo o forse per il tè bollente.
«Bevuto abbastanza? Ora vattene. Marco sta per tornare» tagliò corto Giulia.
«Me ne vado, ma pensa alle mie parole. Bene. Avvisata è…»
«Vai, vai, benefattore» lo affrettò lei.
Luca si dileguò in fretta nell’ingresso. Si guardò intorno cercando il calzascarpe, non lo trovò e con un grugnito si chinò a infilarsi le scarpe. Giulia rimase in piedi, incrociando le braccia e appoggiandosi allo stipite della porta. Lo guardò con freddezza e impazienza.
Luca si infilò le scarpe alla meno peggio, strappò il cappotto dall’attaccapanni e si avvicinò alla porta. Impiegò un’eternità con la serratura, finalmente la aprì e uscì sul pianerottolo. Dietro di lui, una sciarpa si trascinava a terra, caduta dalla manica del cappotto. Si voltò, forse per dire qualcosa, ma Giulia gli sbatté la porta in faccia.
Tornata in cucina, mise la tazza di tè mezzo vuota nel lavandino e si lasciò cadere pesantemente sulla sedia.
Con Marco si erano conosciuti al teatro. Durante l’intervallo, alla caffetteria si era formata una coda. Giulia e un’amica si misero in fila in fondo.
«Che sete, oddio! Secondo te ce la facciamo?» si agitò l’amica.
«Resta qui» disse Giulia e si avvicinò all’inizio della coda.
Vide due ragazzi vicini al bancone. Si avvicinò e chiese gentilmente se potevano comprarle una bottiglia d’acqua.
Uno dei due annuì. Chiese l’acqua alla barista e la consegnò a Giulia, rifiutando i soldi che lei gli offriva. La ringraziò e tornò dall’amica. Le due bevvero a turno direttamente dalla bottiglia.
Mentre tornavano ai loro posti in platea, Marco si guardava intorno cercando Giulia. I loro sguardi si incrociarono e lei abbassò gli occhi, imbarazzata. Per tutto il secondo atto, lui continuò a voltarsi per guardarla.
Usciti dal teatro, i ragazzi li aspettavano all’uscita.
«Vi è piaciuto lo spettacolo?» chiese quello che aveva comprato l’acqua a Giulia.
«Sì» rispose lei.
«Io sono Marco, lui è Andrea, un mio amico.»
Anche le ragazze si presentarono. Camminarono per le strade che si svuotavano. Il caldo del giorno era passato, e la frescura della sera scendeva sulla città. Prima camminarono tutti insieme, discutendo dello spettacolo. Poi siQuando Marco la strinse forte tra le braccia quella sera, Giulia capì che nessuno avrebbe mai potuto spezzare quel legame costruito in anni di amore e complicità.