Il capo del reparto vendite, Giorgio, era single, e quando vide la giovane e bella Giulia, se ne innamorò all’istante. Era il suo primo giorno di lavoro nel suo reparto, e lui si avvicinò subito.
“Buongiorno, collega,” disse con un sorriso così caloroso che Giulia non poté fare a meno di fissarlo un attimo.
“Buongiorno,” rispose con una voce dolce, ricambiando il sorriso.
“Bene, cominci pure con i suoi compiti. Claudia, la più esperta qui, la introdurrà alle procedure,” disse, indicando una collega. “Legga il manuale delle mansioni. Buona fortuna, spero collaboreremo bene.”
Le colleghe, quasi tutte donne, lo osservarono con interesse, e quando uscì, Claudia sussurrò a Vera seduta accanto:
“Da quando mai il nostro Giorgio si interessa così ai nuovi arrivati?” E scoppiarono entrambe a ridere.
Giulia all’inizio si limitò a osservare, era pur sempre un nuovo ambiente. Non era timida, anzi, ma scelse di restare in disparte, studiando la situazione. Aveva solo ventidue anni, ma già a diciassette aveva distrutto un paio di matrimoni. Persino al liceo aveva avuto una storia con un insegnante molto più grande, finita solo perché la moglie di lui aveva scoperto tutto.
Passò del tempo, e un giorno Giorgio le propose di prendere un caffè dopo il lavoro.
“Perché no? Lei è il mio capo, e con i capi bisogna sempre avere buoni rapporti, no?” sorrise lei.
Giulia sorrideva in modo così dolce e spontaneo che lui pensò stesse scherzando. Ma si rallegrò quando accettò. Giorgio aveva trent’anni, mai sposato, con qualche relazione alle spalle ma mai seria. Così, tra i due le cose si misero in moto rapidamente: si innamorarono, uscirono insieme, e poi tutti i colleghi rimasero stupiti quando annunciarono il matrimonio.
La vita coniugale di Giorgio
Ogni desiderio e capriccio di Giulia veniva esaudito. Accettò persino la sua condizione.
“Niente bambini per ora, voglio vivere per me stessa. Quando mi sentirò pronta a diventare madre, te lo dirò. Per adesso, caro, niente pannolini e body.”
Giorgio pensava che col tempo avrebbe capito che una famiglia senza figli non è completa. Ma i mesi passavano, e Giulia non accennava a voler cambiare idea. Ogni volta che lui accennava all’argomento, lo zittiva.
“Giorgio, te l’ho detto subito, e tu hai accettato. Non rompermi con questa storia. Non sono pronta.”
Un giorno, però, la vide uscire dal bagno turbata, con un test di gravidanza in mano.
“Giulia, sei incinta?” annuì.
Lui, felice, la sollevò tra le braccia, ma lei scoppiò in lacrime.
“Non voglio partorire, non voglio diventare una mucca grassa. Devi fare qualcosa!” Ma lui continuava a tenerla stretta, baciandole le guance bagnate.
“Non arrabbiarti, non piangere, è una gioia. Ti amo, Giulia! Avremo un bambino!”
Ma Giulia era decisa: andò dal medico e si fece dare il modulo per interrompere la gravidanza. Fortunatamente, Giorgio la raggiunse in ospedale appena in tempo, prima che entrasse in sala. Con un litigio, la portò via.
“Ti prego, Giulia. Non farlo, lascia che nasca nostro figlio. Ti aiuterò in tutto. Te lo prometto.”
Alla fine, accettò, a patto che non avrebbe cambiato pannolini né si sarebbe svegliata di notte. Per tutta la gravidanza, Giorgio non la lasciò mai sola, accontentando ogni suo capriccio. Finalmente arrivò il momento: la portò in ospedale. Solo quando nacque una bambina sana, tirò un sospiro di sollievo.
Felice, tornò a casa per riposarsi. Ma il giorno dopo, tornando in ospedale, gli dissero:
“Tua moglie non c’è più. È scappata, lasciando la bambina.”
“Non è possibile,” non voleva crederci. “Forse è uscita un attimo, cercatela.”
“No, se n’è andata. Ecco un biglietto,” gli passò l’infermiera un foglietto piegato.
Giulia non si fece più vedere né in ufficio né a casa, non rispose alle chiamate, cambiò numero. Dopo un mese e mezzo, finalmente lo chiamò.
“Prepara le mie cose, verrà Arturo a prenderle. Presenta tu il divorzio, io non verrò.”
Della bambina neppure una parola: non le serviva, come non le serviva più Giorgio. Così, divenne padre e madre per la piccola Alice, per fortuna con l’aiuto della madre che viveva vicino.
Sofia
Sentendo squillare il telefono, Sofia rispose. Era la maestra di Daniele, suo figlio, che frequentava la seconda elementare.
“Venga subito a scuola, suo figlio ha combinato un pasticcio,” e riattaccò senza spiegare.
Sofia prese la borsa, si fece permesso dal lavoro e corse a scuola.
“Cosa avrà mai fatto Daniele? Di solito è così tranquillo,” pensava camminando veloce.
Daniele era nato contro ogni previsione medica. Suo marito, Enrico, prima del matrimonio le aveva detto chiaramente di essere sterile, e aveva persino un certificato. Era il suo terzo matrimonio.
“Be’, i medici possono sbagliarsi,” aveva pensato Sofia, accettando di sposarlo perché lo amava, sperando che, in caso, avrebbero potuto adottare. Ma non glielo aveva detto.
Enrico, nel primo matrimonio, era durato sei mesi, accusando la moglie di tradimenti (era vero). La seconda moglie lo lasciò dopo aver insistito per degli esami che confermarono la sua sterilità. Voleva un figlio a tutti i costi. Per questo, con Sofia, era stato sincero.
Ma contro ogni aspettativa, Sofia rimase incinta. Corse dal medico e, con la conferma di otto settimane di gravidanza, volle condividere la gioia con Enrico.
“Enrico, guarda! Avremo un bambino! Te l’avevo detto che i medici potevano sbagliarsi!”
Ma non si aspettava la sua reazione: uno schiaffo violento.
“Gioia? Di cosa? Che hai messo le corna a tuo marito?” minacciò di colpirla ancora, mentre lei piangeva.
Quella sera, Enrico si calmò e disse:
“Va bene, una famiglia ha bisogno di un figlio, anche se non è mio.”
Sofia tacque, smise di convincerlo. Quando nacque Daniele, si tranquillizzò: il bambino somigliava tantissimo a Enrico, ma lui non lo vedeva. I primi mesi, il padre stava in silenzio, a volte giocava con lui. Poi ricominciarono le urla.
“Troia, hai già avvisato il vero padre, vero? Perché l’hai registrato col mio cognome? Voglio gli alimenti per un figlio non mio!”
Sofia piangeva, lo supplicava. Ma le scene si ripetevano. Daniele, crescendo, sentiva tutto e piangeva quando il padre urlava. Enrico gli diceva:
“Vai dal tuo vero padre, che ti mantenga!”
Sofia fece un test del DNA che confermò la paternità, ma Enrico gridò:
“Credi che ti creda? Hai corrotto tutti, ma non ti salverà!”
Alla fine, Sofia andò via con Daniele, prima dalla madre, poi in affitto dall’altra parte della città. Ma Enrico la trovò sempre. Presentò il divorzio e, dopo tante umiliazioni, si trasferì in un’altra città. Finalmente, la sua vita si sistemò.
Daniele cresceva sereno, era un bravo bambino. E poi quella chiamata dalla scuola. Arrivata, vide Daniele seduto davanti