La Gioia di un Vecchio Condominio Popolare: Storie di Vita e Felicità nelle Case di Ringhiera

**La Felicità della Vecchia Casa Comune**

Aspettando il marito dal lavoro, Fiammetta sedeva al tavolo della cucina sorseggiando lentamente una tisana al timo. Al rumore della chiave nella serratura, si alzò e si fermò sulla soglia. Entrò Enzo, serio e silenzioso.

Ciao disse lei per prima sei di nuovo in ritardo, ho già cenato da un po, ti stavo aspettando

Ciao rispose lui. Potevi anche non aspettarmi, non ho fame. E comunque, non resto a lungo. Devo prendere le mie cose e andare. Senza nemmeno togliersi le scarpe, attraversò la stanza, aprì larmadio e tirò fuori una valigia.

Fiammetta rimase immobile, confusa, osservandolo mentre buttava alla rinfusa le sue cose nella valigia.

Enzo, spiegami, che succede?

Davvero non capisci? Ti lascio rispose lui, senza guardarla.

Per dove?

Per unaltra donna.

Ah, immagino una ragazzina, anche se sei ancora giovane, quarantanni non sono niente disse Fiammetta con una punta di cattiveria, riprendendosi. Non piangerò, non gli darò questa soddisfazione si ripeteva, mentre a voce alta chiese: Da quanto va avanti questa storia?

Quasi un anno. Enzo rimase calmo. Se non te ne sei accorta, è un tuo problema. Vuol dire che sono stato bravo a nascondermi.

Te ne vai per sempre o domandò allimprovviso.

Fiammetta, ma sei sorda? Ascolta bene: ti lascio per unaltra. Lei aspetta un bambino. Noi non siamo riusciti ad averne, ma lei, Martina, mi darà un figlio. Hai un mese per sgomberare dal mio appartamento. Dove andrai non è affar mio.

Enzo se ne andò. Fiammetta rimase sola, le pareti sembravano chiudersi su di lei, il silenzio pesante. Accese la televisione, almeno qualcuno parlava. Con Enzo aveva vissuto dodici anni. Ci mise una settimana a riprendersi, ma ce la fece.

Dai genitori, scomparsi troppo presto, le era rimasta una casa in campagna. Ma vivere sola in un paesino non le piaceva.

Non potrei mai vivere lì pensava lontano da tutto, senza comodità, senza lavoro. A trentacinque anni non ho voglia di finire in un villaggio. La venderò. Con i soldi potrò comprarmi una stanza in una casa comune o in un pensionato, poi si vedrà.

Così decise. Appena arrivò in paese, vendette subito la casa. La vicina, Assunta, laspettava.

Fiammetta, meno male che sei venuta! Stavo per cercarti in città.

Che è successo?

I miei parenti vogliono comprare la tua casa. Sono venuti dal Nord, cercano proprio una casetta da demolire e ricostruire. Vogliono stare vicino a noi, mia sorella e suo marito

Mio Dio, Assunta, che fortuna! Possono prenderla subito, basta che ci accordiamo sul prezzo. Ecco il mio numero

Tutto andò liscio. In dieci giorni aveva già i soldi in mano, non tantissimi, considerando lo stato della casa. Comprò una piccola stanza in un pensionato di tipo residenziale. Cucina in comune, due stanze occupate da altri inquilini, la terza era la sua. Per lei, era una casa comune.

I vicini sembravano persone tranquille, perbene. Fiammetta li incrociava raramente, sempre di corsa tra lavoro e casa. E proprio al lavoro era iniziata una storia con un collega, Dario. Tutto sembrava andare bene, almeno per lei.

Poco prima dell8 marzo, Dario le disse:

Devo riflettere su tante cose, non sono sicuro dei miei sentimenti. Prendiamoci una pausa.

Prendiamocela pure anzi, vai al diavolo! sbottò lei.

Tornò a casa furiosa. A trentasei anni non aveva tempo per pause. Decise di affogare lo stress nel cibo. Aprì il frigo, dove aveva lasciato un pezzo di prosciutto, ma non lo trovò. Le venne un tremito.

Chi ha preso il mio prosciutto?! gridò in cucina.

Tesoro, lho buttato due giorni fa era verde e puzzava. Non lavresti mangiato comunque, meglio evitare rischi rispose la vicina, Luisa, con tono pacato.

Non sta a voi decidere cosa mangio! Fiammetta era fuori di sé.

Si scatenò, riversando tutta la rabbia su Luisa. Dopo il divorzio, la perdita della casa, la delusione con Dario, ora anche i vicini le rubavano il cibo?

Luisa, non ti preoccupare intervenne il vicino, Vittorio, un uomo sulla sessantina, dai capelli grigi, occhialuto, sempre seduto in un angolo della cucina con un libro. Fiammetta è arrabbiata con qualcun altro. Non prenderla sul personale.

E voi che ne sapete? gli si rivoltò contro. Nessuno vi ha chiesto niente!

Credimi, ne so qualcosa.

Se siete così intelligente, perché vivete in questo buco? ormai non la fermava più.

Luisa e Vittorio si scambiarono unocchiata, poi lei se ne andò. Fiammetta sbatté la porta e si lasciò cadere sul divano.

Che filosofo da quattro soldi, si permette pure di darmi lezioni! borbottava, affamata e furiosa.

Passata unora, si calmò. Ripensò al prosciutto, comprato chissà quanto tempo prima. Che schifo. Si vergognò.

Ho offeso Luisa per niente, e potrei essere sua figlia. I nervi sono a pezzi, sto diventando una isterica. Devo scusarmi.

Trovò Luisa in cucina.

Perdonatemi, non so cosa mi sia preso. È stato troppo tutto insieme E Vittorio ha ragione.

Luisa sorrise e labbracciò.

Succede, tesoro. Siediti, prendiamo un tè con una torta. Ma dovresti scusarti anche con Vittorio. Lui è davvero un professore, insegnava alluniversità. Aveva una bella casa in centro e un lavoro che amava. Ma sospirò. Tutto cambiò quando sua moglie si ammalò. Un tumore al cervello. I medici qui si rifiutarono di operarla, era troppo tardi. Lui trovò una clinica in Svizzera, ma servivano tanti soldi. Vittorio si indebitò, vendette tutto. Loperazione andò bene, ma non servì a molto. La moglie visse ancora un po, poi peggiorò e se ne andò. Lui si licenziò per starle vicino. Dopo la sua morte, vendette lappartamento per pagare i debiti. E finì qui.

Fiammetta stava per piangere.

Grazie per avermelo detto. Domani mi scuserò.

Il giorno dopo, timidamente, bussò alla porta di Vittorio con un regalo in mano.

Buonasera, Vittorio. Accettate questo, e perdonatemi, vi prego. Ieri vi ho offeso ingiustamente.

Lui la ascoltò senza interromperla, poi sorrise.

Che bella sorpresa. Accetterò il regalo e le scuse, ma solo se festeggerete con me. Oggi è il mio compleanno.

Auguri! esclamò. Allora vi aiuterò.

Con Luisa apparecchiarono la tavola. Fiammetta si aprì, raccontando di quando, da giovane studentessa, aveva creduto allamore di un uomo sposato. Lui laveva portata in clinica e

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