La Latteia Incontra un’Auto Costosa: Per la Prima Volta in Vacanza, Perde il Volo!

Ricordo ancora la casalinga che, per la prima volta nella sua vita, stava per prendere un volo di vacanza; proprio mentre cercava di correre allaeroporto, una lussuosa berlina rossa si fermò improvvisamente accanto a lei, bloccandole il passo.

Era lunedì in un ampio e assolato salone della grande azienda agricola di Val di Chiana, che ronzava come un alveare agitato. Nella sala si stava svolgendo lassemblea finale, ma la maggior parte dei presenti pensava già ai propri affari. Improvvisamente il direttore, un uomo robusto di circa cinquanta anni di nome Vincenzo Martini, sempre impeccabilmente vestito con una camicia a quadri, alzò la mano per imporre silenzio.

Il suo sguardo attraversò le file e si posò su Benedetta Arcadi, una donna bassa dagli occhi gentili ma stanchi, seduta con lo sguardo abbassato, quasi a voler confondersi con la parete. Non amava essere al centro dellattenzione, soprattutto in quellistante.

Benedetta Arcadi, per favore, si avvicini la sua voce uscì sorprendentemente dolce.

Benedetta, con gli occhi pieni di rispetto, si alzò lentamente. Un fruscio quasi impercettibile di sussurri attraversò la sala. Avvicinandosi al podio, stringeva nervosamente il bordo della sua giacca da lavoro. Il direttore sorrise e le porse una pesante busta lucida.

È per lei, Benedetta Arcadi annunciò a voce alta, così che tutti potessero udire. Poi abbassò il tono e aggiunse: Se la merita davvero. Che nella sua vita ci sia un po di magia.

Le mani di Benedetta tremarono quando afferrò la busta. Aprendola, non riuscì a trattenere un grido di sorpresa. Dentro non cera il consueto bonus in denaro, ma un brillante voucher arcobaleno per un albergo di lusso sulla costa tirrenica. Limmagine di mare cristallino e sabbia candida sembrava provenire da un mondo lontano e irraggiungibile.

Signor Martini non so cosa dire balbettò, guardandolo confusa.

Può e deve! rispose il direttore con decisione, rivolgendosi a tutti i presenti. Questanno Benedetta Arcadi ha fatto per noi più di quanto molti riescano a fare in tutta la loro carriera. Ha ribaltato lazienda, ma in senso positivo!

Un ruggito di approvazione si sparse nella sala, mescolato a scherzosi rimproveri bonari.

Guarda un po, amore e piccioni, versione moderna! sbuffò qualcuno del reparto contabilità.

Giuseppe Rossi, il trattorista del posto e più fervente ammiratore di Benedetta, esclamò con entusiasmo:

Eh, aspetta il tuo cavaliere sul cavallo bianco, Benedetta! Per la nostra Benedetta Arcadi!

Qualcuno subito dietro di lui replicò:

Speriamo solo che il cavallo non vada in pensione di notte, come lultima volta dopo la festa aziendale!

La sala scoppiò di risate. Benedetta arrossì fino alla radice dei capelli, ma rise insieme a tutti. Quei battuti scherzi, ormai parte del suo quotidiano, le ricordavano che era accettata.

Guardò con gratitudine il capo.

E non è tutto le fece locchiolino. Dopo lassemblea passi in contabilità, ti aspetta una buona ricompensa per i vestiti!

Benedetta tornò lentamente al suo posto, stringendo la busta preziosa. Guardava limmagine del mare e non riusciva a credere che fosse reale. Un pensiero, quasi dimenticato, lacerava il suo cuore: Signore, davvero può capitarmi un miracolo?

Quella sera, al termine della giornata, Benedetta sedeva sul portico della piccola casa che lazienda le aveva dato. Un lieve vento portava lodore di erba appena tagliata e di latte caldo. Quante cose erano cambiate nellultimo anno! Pochi giorni prima sembrava che la vita non avesse più nulla da offrirle.

Dieci anni prima era tutto diverso. Era una neolaureata in lettere, piena di speranze e di sogni di una grande carriera in città. Le strade rumorose, le lezioni universitarie, gli amici, i libri, le notti insonni. E allora arrivò Paolo, un affascinante ingegnere, con cui credeva di aver trovato la felicità.

Col tempo la magia svanì. Prima furono dolci promesse: Perché lavori? Ti garantirò tutto. Poi i pretese, poi le crisi. Una volta la colpì per una sciocca discussione sul sugo troppo salato. Piangeva, lui chiedeva perdono, lei lo concedeva. Un circolo vizioso si chiuse.

Finì in una gelida notte dinverno. Dopo unaltra lite, Benedetta, in una veste di casa e pantofole, uscì di corsa nella neve, avvolta solo da dolore e paura. Solo in ospedale, mentre ancora soffriva, le venne accanto una gentile donna, Grazia Bianchi, vedova di un veterano deceduto. Fu lei a suggerirle di trasferirsi a Novara di Campagna.

Da lì iniziò una nuova vita. Benedetta lavorò in fattoria, studiò, sbagliò, ma non si arrese. Col tempo divenne parte del collettivo del villaggio. La accettarono, la amarono. Persino Giuseppe con le sue fisarmoniche divenne un amico.

La stagione più dura fu quellinverno in cui una bufera spense lelettricità e la stalla divenne gelida. Benedetta prese la decisione che salvò tutto: accudire i vitelli al caldo della sua casa, trascorrere la notte tra paglia, latte e mani umane.

Fu proprio dopo quellevento che il direttore Vincenzo Martini decise che un semplice bonus non bastava: Benedetta meritava davvero un miracolo.

Le spese per la vacanza sembravano una favola. Si provava davanti allo specchio, indossando i nuovi abiti comprati con la ricompensa. Era davvero lei quella donna sorridente con gli occhi che brillavano?

Le amiche consigliarono di prendere un taxi per la città, ma Benedetta, abituata a risparmiare, rispose:

Non ti preoccupare, lautobus ci porterà. È più economico e più familiare.

A metà percorso, lautobus si spense in mezzo al bosco, il segnale cellulare sparì. Benedetta scese con la valigia in mano, il cuore che batteva di panico. Ancora tutto a pezzi, pensò trattenendo le lacrime.

Allora, da una curva, apparve un corteo insolito: due auto nere e, tra loro, un brillante fuoristrada. Si fermò accanto a lei. Dallabitacolo scese un alto uomo in un cappotto di cashmere, la voce gentile ma sicura:

È successo qualcosa? Perché piange?

Benedetta, sorpresa, lo guardò. Non sapeva che quellincontro sarebbe stato linizio di qualcosa di nuovo.

Con un fazzoletto pulì le lacrime e, tra balbettii, raccontò dellautobus guasto. Luomo, che si presentò come Alessandro Vettori, lascoltò attentamente e poi disse:

Devo volare al Sud per affari, su un aereo privato. Se non le dispiace, posso portarla.

Benedetta rimase senza fiato. Un aereo privato? Sembrava uscito da un film.

Non so come ringraziarla balbettò.

Siediti, sorrise, aprendo la portiera del suo fuoristrada.

Unora dopo, Benedetta era già seduta in un comodo sedile del lussuoso interno, guardando le nuvole bianche dallo sportello. “È davvero accaduto? Un vero miracolo?”

Alessandro si dimostrò una persona sorprendentemente semplice e cordiale. Ordinò un caffè e la conversazione fluì senza interruzioni.

Scusi se le faccio domande personali disse, fissandola negli occhi ma mi sembra di capire che è una donna istruita. Perché lavora ancora come casalinga?

Benedetta, senza capire il perché, iniziò a raccontare della sua laurea in lettere, dei sogni di una grande carriera, di Paolo e di come aveva perso se stessa. Parlò con cautela, senza entrare nei dettagli più dolorosi, ma lasciò intravedere il suo passato di inferno. Alessandro ascoltava, senza pietà, solo con sincera compassione.

Poi parlò di sé:

Sa, le invidio un po. A Novara di Campagna vive gente vera, mentre intorno a me ci sono solo maschere e amici falsi che cercano i miei soldi. Ventanni fa ho tradito il mio migliore amico. Non ho mai trovato il coraggio di chiedere perdono. Lui sparì, e io rimasi solo con quel dolore.

Il silenzio riempì labitacolo. Benedetta sentì una stretta al cuore, pensando a Grazia Bianchi, la sua amica che laveva salvata.

Dobbiamo incontrarci di nuovo in vacanza, disse Alessandro quando laereo iniziò a scendere. E parlare ancora.

I primi giorni al resort sembravano un sogno. Benedetta, cauta, si spalmò la crema dal capo ai piedi, ma finì per scottarsi, rossa come un pomodoro. Alessandro rise, la trascinò in acqua, assicurandole che il mare era la migliore cura.

La sera, si sedettero a tavola in un piccolo ristorante sul lungomare. Candele accese, musica soffusa, onde che sussurravano. Benedetta sentì i pesi degli anni di tensione e paura dissolversi.

Evito le persone perché una volta ho tradito chi mi voleva bene, confessò Alessandro. Una serata universitaria, un piccolo errore, e la nostra amicizia si spezzò.

Ha una foto di lui? chiese timidamente Benedetta.

Alessandro annuì e tirò fuori una vecchia foto dal portafoglio: due giovani sorridenti davanti al dormitorio universitario. Benedetta scrutò il volto del secondo ragazzo e il suo cuore balzò. Quelluomo era incredibilmente simile a Vincenzo Martini.

Si chiama Vincenzo? chiese con voce tremante.

Alessandro alzò le sopracciglia, sorpreso.

Sì Vincenzo. Come lo conosci?

Vincenzo Martini sussurrò Benedetta. È il mio direttore.

Ritornò a casa trasformata. Quando il fuoristrada di Alessandro si fermò davanti al suo cancello, li attendeva già Giuseppe, con la fisarmonica e lo sguardo determinato.

Benedetta! Sposami! sbottò senza preamboli. Ti aiuterò a riparare il tetto, a ricostruire il recinto!

Benedetta rise e sfiorò dolcemente la spalla di Giuseppe.

Grazie, Giuseppe, ma credo sia ora di scegliere la mia strada. Non essere arrabbiato con me.

Alessandro scese dallauto. Giuseppe lo osservò con sospetto, borbottando su gli sbruffoni della città, poi si allontanò, suonando la sua fisarmonica con unaria malinconica.

Alessandro, agitato allidea di incontrare Vincenzo, trovò conforto nella mano di Benedetta:

Andrà tutto bene. È un uomo buono, ti perdonerà.

Nel salotto di Vincenzo Martini, già intento a preparare il tè, luomo attendeva larrivo di Alessandro. Quando i due uomini si incontrarono, i loro sguardi rimarrono incollati, carichi di ventanni di dolore, rimpianto e speranza.

Benedetta aiutò Alessandro a trovare le parole di scusa. Ma poi non furono più necessarie parole. Alessandro fece un passo avanti, e i due si abbracciarono, prima timidamente, poi con la forza di chi riscopre un legame perduto. Lacrime, perdono e gioia si mescolarono in quel gesto, e il muro che per anni li aveva separati crollò senza traccia.

Passò un anno.

Un giorno destate, il sole baciava la piazza di Novara di Campagna, dove lintero villaggio si radunò per il matrimonio. Benedetta, in un semplice vestito bianco, radiosa, stava accanto ad Alessandro, che la guardava come se fosse un vero miracolo. Tra gli invitati, Vincenzo Martini abbracciava il suo amico ritrovato, mentre sotto un pero, Giuseppe allungava la fisarmonica, e il villaggio intero danzava, celebrando la nascita di una famiglia nuova, grande e incredibilmente gentile.

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