La Latteiera corre verso l’aeroporto per la sua prima vacanza, quando un’auto di lusso frena bruscamente accanto a lei.

Lunedì, nella luminosa sala della nostra azienda agricola di Siena, latmosfera era più agitata di un alveare in subbuglio. Il consiglio finale stava per cominciare, ma già molti pensavano alle proprie faccende. Allimprovviso il direttore, un uomo massiccio di circa cinquantanni, Vittorio Semproni, sempre impeccabilmente vestito con una camicia a quadri, alzò la mano a chiedere silenzio.

Il suo sguardo attraversò le file di tavoli e si posò su Ginevra Arcadi, una donna bassa con occhi gentili ma stanchi, seduta con lo sguardo abbassato, quasi a voler scomparire nel muro. Non amava attirare lattenzione, soprattutto quella del capo.

Ginevra Arcadi, per favore, si avvicini la sua voce fu sorprendentemente dolce.

Ginevra si alzò lentamente, mentre un fruscio quasi impercettibile percorse la sala. Avvicinandosi al podio, stringeva nervosamente il bordo della sua maglia da lavoro. Vittorio sorrise e le porse una busta lucida e spessa.

È per lei, Ginevra annunciò a gran voce, poi abbassò il tono È una ricompensa che ha meritato. Che la sua vita possa avere un po di magia.

Le mani tremarono mentre apriva la busta. Dentro non cerano i soliti premi in denaro, ma un coupon scintillante, multicolore, per un resort di lusso sulla costiera amalfitana. Unimmagine di mare cristallino e sabbia bianca sembrava provenire da un mondo lontano e irraggiungibile.

Vittorio non so cosa dire balbettò, guardandolo disorientata.

Può e deve farlo! rispose il direttore, rivolgendosi a tutti Questanno Ginevra ha fatto per noi più di quanto molti avrebbero fatto in tutta una carriera. Ha rivoluzionato lazienda, e solo in meglio!

Unonda di applausi, misti a risatine bonarie, riempì la stanza.

Guarda che amore e piccioni, versione moderna! commentò qualcuno della contabilità.

Il contadino locale, Giacomo Yasha Petrovic, il più ardente ammiratore di Ginevra, esclamò:

Aspetta il cavaliere sul cavallo bianco, Ginevra! Per la nostra Ginevra!

Un collega, senza ritegno, aggiunse:

Se non ti cade il cavallo di notte, come lultima volta dopo la festa aziendale!

Le risate esplosero di nuovo. Ginevra arrossì fin dalle radici dei capelli, ma ridendo con tutti. Quei commenti grezzi erano da tempo diventati per lei un segno di accettazione.

Guardò il capo con gratitudine.

E non è tutto fece locchiolino Vittorio Dopo il consiglio, passi dalla contabilità. Ti aspetta un premio generoso, per i tuoi vestiti!

Ginevra tornò al suo posto stringendo il prezioso coupon, fissando limmagine del mare e chiedendosi se davvero fosse un sogno. Dio, è possibile che accada un miracolo? pensò.

Quella sera, terminato il turno, Ginevra si sedette sul portico della piccola casa che lazienda le aveva fornito. Una leggera brezza portava lodore di erba appena tagliata e di latte fresco. Un anno prima la sua vita sembrava destinata a non regalare più nulla.

Dieci anni prima era laureata in lettere, sognando una brillante carriera in città. Le strade rumorose, le lezioni universitarie, gli amici, i libri e le notti insonni. Allora era entrata nella sua vita Paolo, un ingegnere affascinante, che credeva fosse il suo felice fine.

Con il tempo la passione svanì. Prima furono sottili pressioni: Che lavoro fai? Ti fornirò tutto. Poi richieste, poi scoppi dira. Una volta lo colpì per una sciocca zuppa troppo salata. Piangeva, chiedeva scusa, lei perdonava. Il ciclo si ripeteva, finché una fredda notte dinverno, dopo una lite, Ginevra fuggì in una tuta di casa, sola nella neve, con il cuore in frantumi.

Allospedale la soccorse una donna gentile, Eleonora Andreani, vedova di un veterano, che le propose di trasferirsi a Novara. Lì iniziò una nuova vita: lavorò nella fattoria, studiò, sbagliò, ma non si arrese. Fu accolta, amata, persino Yasha con la sua fisarmonica divenne amico.

Una delle inverni più dure fu quando una bufata spense lelettricità nel ricovero delle vitelle. Ginevra decise di salvare gli animali a tutti i costi, aprendo la sua casa ai neonati, trascorrendo una notte tra paglia, latte e mani umane.

Dopo quellimpresa, Vittorio decise che una semplice gratifica non bastava: Ginevra meritava un vero miracolo.

Prepararsi al viaggio fu come una favola. Provò abiti nuovi comprati con il premio. Le amiche consigliarono il taxi, ma lei, abituata a risparmiare, rispose:

Nessun problema, il pullman ci porta. È più economico e familiare.

A metà percorso il pullman si fermò in una radura di foresta; il segnale del cellulare sparì. Ginevra, con la valigia in mano, sentì crescere dentro di sé la solita paura: Ancora tutto a pezzi.

Allimprovviso un convoglio apparve: due auto nere e un SUV lucido. Un uomo alto, in un cappotto di cashmere, scese dal veicolo.

Ha avuto un incidente? Perché piange?

Ginevra, sorpresa, raccontò a stento il guasto del pullman. Luomo, Alessandro Vittori, si offrì di aiutarla.

Volo verso il sud per affari, su un aereo privato. Se non ha paura, la porto.

Il pensiero di un aereo privato le sembrò uscito da un film. Con un velo di dubbio rispose:

Non so come ringraziarla

Sali disse, aprendo la portiera del SUV.

Unora dopo era già seduta in un comodo sedile, guardando le nuvole bianche fuori dalloblo. Un vero miracolo, pensò.

Alessandro si rivelò una persona semplice e gentile, ordinò un caffè e la conversazione fluì senza interruzioni.

Mi scusi se è troppo personale disse, fissandola ma mi sorprende una donna così istruita e colta a fare la casara. Perché?

Ginevra iniziò a raccontare la sua storia: luniversità, i sogni di città, Paolo, la perdita di sé. Parlando, sentì il peso del passato allentarsi.

Alessandro ascoltò senza giudicare. Poi confessò:

Invidio la sua vita a Novara. Io, intorno a me, vedo solo maschere, amici falsi che vogliono i miei soldi. Venti anni fa ho tradito il mio migliore amico e non ho mai chiesto perdono. Da allora vivo con quel vuoto.

Il suo sguardo, rivolto al finestrino, fece scattare in Ginevra un ricordo di Eleonora, la donna che laveva salvata. Entrambi cercavano un posto dove appartenere.

Dobbiamo incontrarci ancora in vacanza propose Alessandro, mentre laereo cominciava la discesa.

I primi giorni al resort furono come un sogno. Ginevra si abbronzò troppo, diventando rossa come un pomodoro. Alessandro, ridendo, la spinse in acqua, assicurandole che il mare fosse la migliore medicina.

Una sera cenarono in un piccolo ristorante sulla spiaggia, candele tremolanti, musica leggera e il rumore delle onde. Ginevra si sentì finalmente libera.

Evito le persone perché una volta ho tradito chi più mi fidava ammise Alessandro, narrando una festa universitaria che aveva rovinato unamicizia.

Ha una foto? chiese Ginevra.

Alessandro tirò fuori una vecchia foto da una tasca. Due giovani si abbracciavano davanti al dormitorio universitario. Il volto di uno di loro somigliava stranamente a quello di Vittorio Semproni.

Si chiama Vittorio? incise Ginevra.

Alessandro alzò le sopracciglia, stupito.

Sì come lo conosci?

È il nostro direttore sussurrò. È il mio capo.

Tornata a casa, Ginevra trovò Yasha che la aspettava con la sua fisarmonica, pronto a dichiararsi:

Ginevra! Sposami! Ti aiuterò a riparare il tetto, a costruire il recinto!

Ginevra rise, accarezzandogli la spalla.

Yasha, grazie, ma è tempo di scegliere la mia strada. Non essere arrabbiato.

Alessandro scese dallauto, Yasha lo osservò con sospetto, lagnandosi dei cittadini di sopra, e poi si allontanò, suonando malinconico.

Alessandro si avvicinò a Vittorio, che stava preparando il tè in cucina, e i due uomini si fissarono, con ventanni di dolore e riconciliazione negli occhi.

Ginevra aiutò Alessandro a trovare le parole di scusa. Poi, senza più necessità di parlare, i due si abbracciarono, un abbraccio incerto che divenne poi forte, colmo di lacrime, perdono e gioia. Il muro invisibile tra di loro crollò.

Passò un anno. Un giorno destate, tutta Novara si radunò per il matrimonio di Ginevra e Alessandro. Lei, in un semplice abito bianco, irradiava felicità. Alessandro la guardava come se fosse un vero miracolo. Vittorio, accanto, abbracciava il suo nuovo amico. Sotto un betullo, Yasha animava la sua fisarmonica e il villaggio ballava, celebrando la nascita di una famiglia inaspettata e profondamente buona.

Ho capito che i miracoli non arrivano solo dal cielo, ma nascono quando apriamo il cuore agli altri, accettiamo il perdono e scegliamo di credere nella possibilità di una vita nuova.

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