**Diario Personale**
Fino ai trentacinque anni, Lucia si era sempre considerata una donna felice. Il marito Andrea, il figlio Matteo e la figlia Serena formavano una famiglia modesta ma unita. Tutto cambiò quando Andrea perse il lavoro alla fabbrica. Non trovando impiego in città, decise di partire per la Germania.
«Lucia, gli amici mi hanno chiamato. Pagano bene,» disse un giorno.
«E noi? Io qui, tu là. Che famiglia è mai questa?» si disorientò lei.
«Sarà solo per poco. Resisteremo. Quando ci riprenderemo, tutto tornerà come prima.»
Ma le cose andarono diversamente. Andrea tornava di rado, sempre più cupo e distante. Un giorno, mentre Lucia preparava la casa per il suo arrivo, trovò una lettera nella cassetta della posta. Era sua.
Sorrise, pensando a parole d’amore e nostalgia. La mise in borsa e, a casa, l’aprì. E il mondo le crollò addosso.
«Lucia, perdonami. Non ho avuto il coraggio di dirtelo di persona. Ho incontrato un’altra donna. Il nostro matrimonio è stato un errore. Voglio il divorzio. Non mancherò ai figli. Addio.»
Rileggeva quelle righe senza crederci, le lacrime le annebbiavano gli occhi. In quel momento, Matteo, di dieci anni, entrò in cucina.
«Mamma, il forno sta bruciando! Che succede?»
Si alzò di scatto, spense i fornelli, cercò di dissipare il fumo. Sorrise al figlio, confusa, mentre dentro di lei tutto bruciava.
Un mese dopo divorziarono. Andrea sparì per sempre. Mandava soldi, ma non mise più piede in casa. Dieci anni dopo, Lucia seppe che era morto in un incidente. Lei rimase sola, con due figli e il peso della responsabilità.
Passarono gli anni. Lucia non si risposò—non voleva portare un altro uomo in famiglia. La sua vita erano i figli. Matteo si sposò con Giulia e si sistemarono nella sua vecchia camera, mentre lei e Serena condividevano l’altra. Arrivò il nipotino Luca. Ma né Giulia né Serena sembravano intenzionate ad andarsene. La casa diventò stretta, piena di tensioni.
Un giorno, Serena annunciò:
«Mamma, sono incinta. Io e Marco staremo qui con te per un po’.»
«Dove?» sbottò Lucia. «In una stanza ci siete voi due, nell’altra io e tua sorella! Dove li mettiamo, questi altri?»
«C’è il divano in cucina… Tu non hai niente in contrario, no?»
E così Lucia si trasferì in cucina. La prima notte fu un inferno. Poi, peggio ancora: litigi, urla, accuse. Chi aveva mangiato il salame, chi aveva fatto rumore di notte, chi aveva preso l’agenda dell’altro… ogni cosa diventava motivo di scontro.
Poi Lucia notò la pancia di Giulia.
«Sei incinta?»
«Sì. Avremo un altro bambino.»
«E dove lo mettiamo?»
«Ah, allora ci volete cacciare?» esplose Giulia.
«Nessuno vi caccia! Ma sarete in quattro in una stanza!»
«Dì piuttosto a tua figlia di andarsene, tanto ha un marito!» ribatté Giulia.
«Anche tu ce l’hai, un marito!» perse la pazienza Lucia.
Il mattino dopo, arrivò Matteo:
«Mamma, hai offeso Giulia. Ci stai mandando via?»
Serena, come se avesse aspettato il suo momento, intervenne:
«Dillo a tuo marito di trovarti una casa!»
«Basta!» urlò Lucia. «Ve ne andate tutti! Tu, Matteo, con la tua famiglia. E tu, Serena, con Marco. Non ne posso più! Avete trasformato casa mia in un mercato, non avete rispetto né per me né tra di voi. Finita qui. Fuori!»
Lo disse con fermezza, alta voce, senza esitare. Lei stessa si stupì di quella determinazione. Ma non aveva intenzione di tornare indietro. Neanche per un secondo.
Tre giorni dopo se ne andarono. Ci furono minacce: «Non vedrai più i tuoi nipoti,» «Non ti rivolgeremo più la parola.» Lucia tacque.
Quella sera, seduta in cucina, finalmente sola, senza urla o litigi, respirò la pace.
Si guardò intorno e, per la prima volta da anni, si sentì padrona della sua casa. Fece delle riparazioni, cambiò i mobili. E l’anno dopo—per la prima volta in vita sua—partì per una vacanza all’estero.
E se qualcuno osa dire che ora pensa solo a sé, si sbaglia. Ha dato tutta la vita ai suoi figli. Ora, finalmente, vive per sé. Ed è giusto così.