La mamma portava periodicamente nuovi “mariti” a casa

**Diario di Luca**

Mia madre, ogni tanto, portava a casa nuovi “fidanzati”. Sofia ne ricordava tre. Ma nessuno di loro rimaneva a lungo, se ne andavano sempre. Mia madre piangeva, mi abbracciava e diceva: “Non preoccuparti, anche per noi arriverà il sole”. Poi usciva per andare al lavoro.

Lultimo era durato due settimane, ma quando mia madre smise di comprargli da bere, si rattristò e se ne andò, portandosi via i suoi orecchini dargento dalla scatola. Mia madre non denunciò nulla. Disse che era colpa sua.

Per cinque anni, finalmente, ci fu pace. Sofia era felice, pensava che avrebbero vissuto serenamente, ma non durò. A quindici anni, mia madre si innamorò. Mi parlava di lui come di un uomo meraviglioso, dolce, che la amava davvero. Sofia era contenta per lei. Quando lo portò a casa la prima volta, anche a me piacque. Aveva circa quarantanni, vestito elegante, e a tavola bevve solo un bicchierino di vino. Parlammo di tante cose, fece anche delle battute spiritose. Andai a letto prima, lasciandoli in cucina. Pensavo di vederlo la mattina, ma unora dopo sentii la porta sbattere. Se nera andato.

Il mattino dopo, mia madre continuava a lodarlo. Diceva che lavorava in municipio, un uomo perbene, preoccupato per la sua reputazione. Aveva proposto di trasferirsi da lui dopo il matrimonio, ma avrebbero aspettato un anno per farmi finire le scuole. Intanto avrebbero sistemato il suo appartamento.

Sofia ascoltava, ammirando sua madre. Sembrava ringiovanita. A trentasei anni, ormai si era rassegnata a restare sola.

***

Si sposarono poco prima dellinizio della scuola. Io studiavo, mi preparavo agli esami. Marco, così si chiamava, chiedeva se avevo bisogno di aiuto. Lo ringraziavo, dicendo che ce la facevo, e lui se ne andava nella sua stanza. Era sempre educato, bussava prima di entrare.

Col tempo, diventammo quasi amici. A cena parlavamo dei miei problemi a scuola, e lui ascoltava con interesse. Mia madre fiorì. Marco la viziava: orecchini nuovi, una collana

Lanno passò in fretta. Finirono i lavori e si prepararono a trasferirsi. Marco mi chiese se volevo andare con loro, ma io, ormai maggiorenne, volevo indipendenza. Lui promise che mi avrebbe aiutato a entrare in un istituto tecnico e a trovare lavoro dopo.

Prima di partire, mi disse: “Vienici a trovare spesso. E se hai bisogno di qualcosa, chiedi pure. Siamo famiglia.”

Mi regalarono un ciondolo dargento per la maturità. Lo adoravo, non smettevo di guardarmi allo specchio. Mia madre aveva esitato: “Non è troppo presto per un regalo così?” Ma Marco rispose: “E chi, se non noi, dovrebbe farlo?” Lei sorrise. Finalmente aveva trovato luomo perfetto.

***

Iniziai a vivere da sola. Allinizio mi annoiavo, andavo spesso da loro. Poi mi abituai e le visite si fecero rare. A volte mia madre passava a portarmi cibo o soldi, altre ci incontravamo per strada. Tutti avevano da fare.

Mi iscrissi alla scuola. La vita da studentessa mi piaceva. Ogni tanto andavo da Marco e mia madre, raccontando novità. Una volta mi dissero che lui sarebbe partito per un anno per lavoro. Mia madre lo avrebbe seguito. “Non preoccuparti,” mi dissero, “ti manderemo dei soldi.”

Li accompagnai in stazione. Mia madre cercò di piangere, ma io rise: “Mamma, ormai ho diciassette anni! Prometto di comportarmi bene.”

Ridemmo tutti, ci abbracciammo, e partirono.

***

Vivevano lontano. Tornarono due giorni per Capodanno, poi ripartirono. Mi riempirono di regali, passai la serata a scartarli. Poi, un giorno, mia madre chiamò: “Prolungano il contratto. Almeno due anni. Marco tornerà per prendere le nostre cose e affittare la casa. Io non posso, il lavoro non mi lascia.”

Una sera, tornai a casa e sentii rumore in camera. “Sei già qui?” chiesi.

“Eh, Sofia, ciao,” disse Marco. “Sto facendo spazio.”

Mi guardò stupita. In quellanno ero cambiata. Mi ero fatta donna, usavo il trucco, ero più attraente.

Buttai la borsa. “Mi cambio e ti preparo da mangiare.”

Nello specchio dellingresso, lo vidi osservarmi mentre mi spogliavo. Scosse la testa, come per cacciare un pensiero.

Cenammo, scambiandoci notizie. Gli preparai il letto nella loro vecchia camera e andai nella mia. Lo sentii fare la doccia, poi andare in cucina Ma lui non riusciva a dormire. Limmagine mia nello specchio lo tormentava.

Girai la pagina del libro e lo vidi sulla porta. Mi fissava in un modo strano, avvolto solo in un asciugamano.

“Ti serve qualcosa?”

***

Tre giorni dopo, se ne andò. Cercai di dimenticare. Ma tre mesi dopo, tornò. E successe di nuovo.

Partì. Io rimasi con un senso di sporco, di vergogna. Poi capii che era tutto molto, molto peggio. Ero incinta.

Chiamai Marco più volte. Rimandava sempre. Alla finale rispose. “Mi sei mancata tanto?”

“Sono incinta.”

“Dannazione! Come?”

Gli serviva solo questo. Era in lizza per una promozione, e ora rischiava il carcere.

“Ti manderò dei soldi. Fallo sparire. E se qualcuno lo scopre”

Aggrappai la testa tra le mani. Uno scandalo. Mi avrebbero cacciata dalla scuola, tutti mi avrebbero additata. E se avessero scoperto chi era il padre? Mia madre non lavrebbe sopportato.

Una settimana dopo, Marco arrivò con denaro e un indirizzo. Una casa in campagna, lontana. “Vacci. Senza i tuoi genitori, non ti aiuteranno in ospedale. Trova una vecchia, là ne sono piene. Pagala e sarà fatta.”

Piansi, terrorizzata. Lui mi abbracciò. “Nessuno deve sapere. Solo peggiorerebbe le cose.”

Se ne andò il giorno dopo. Mia madre non sapeva dove fosse. Una settimana dopo, partii anchio.

***

Arrivai in un paesino sperduto. Trovai la casa. Cercai una “vecchia”, come mi aveva detto. Una senza denti mi indicò una casetta vicino al bosco.

“Perché sei venuta, peccatrice?” mi chiese quella strega.

Scoppiai a piangere. Lei si ammorbidì, mi diede dellacqua.

“Per favore, fammi”

“No, piccola. Parla chiaro. Vuoi che uccida il bambino con le mie mani?”

La guardai inorridita.

“No”

“Ma certo che sì!”

Corsi via, il suo ghigno ancora nelle orecchie.

Cosa fare? Ero sola, in questo posto dimenticato da Dio

***

Luca era tornato lì dopo il carcere. Due anni per “omicidio colposo”. Tornava dallallenamento quando sentì una ragazza supplicare in un vicolo. Due farabutti le strappavano la camicetta. La ragazza non aveva più di sedici anni. Li colpì. Uno cadde, battendo la tempia sul marciapiede. Era il figlio di qualche pezzo grosso, e lui finì dentro.

Quel paesino era dove viveva sua nonna. Dopo il carcere, voleva solo silenzio. La casa era isolata. Si miseLuca la guardò mentre stringeva la bambina al petto, e capì che, nonostante tutto, la loro vita insieme era appena cominciata.

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