La mamma portò la figlia a scegliere un cucciolo al canile, ma la bambina si fermò davanti alla gabbia del cane più triste e non volle più andare avanti senza di lui…

Oggi ho portato mia figlia a scegliere un cucciolo al canile, ma si è fermata davanti alla gabbia del cane più triste e non ha voluto andare avanti senza di lui

Tenevo stretta la manina di mia figlia, la piccola Sofia, di due anni, mentre varcavamo la soglia del rifugio cittadino. I raggi del mattino filtravano dalle ampie finestre, illuminando le file di gabbie da cui occhi speranzosi ci fissavano. Laria era piena dei suoni tipici del postoabbaî, miagolî, il fruscio della paglia e il rumore degli artigli sul pavimento.

Allora, piccola miale sorridi con affettoscegliamo un amico?

Sofia annuì, e i suoi occhi brillarono di gioia. Sognava un cane da tanto, osservando ogni giorno dalla finestra i bambini del vicinato giocare con i loro cuccioli.

Nei miei sogni, quel giorno sarebbe stato diverso. Immaginavo di scegliere un cane giovane e vivaceun golden retriever o un labradorche sarebbe cresciuto con lei. Docile, sano, belloil compagno perfetto.

Camminammo tra gabbie di cuccioli giocherelloni, cani adulti eleganti e gattini morbidosi. Indicavo quelli più simpatici, ma Sofia non sembrava nemmeno accorgersene.

Poi, allimprovviso, si fermò come inchiodata.

Nellangolo più buio, una gabbia ospitava un cane che, a prima vista, mi strinse il cuore. Un pitbull in condizioni terribilipelo arruffato, pelle infiammata, corpo emaciato. Volgeva la testa verso il muro, come se si vergognasse.

Sofia, andiamodissi in fretta.Guarda là, ci sono dei cuccioli adorabili.

Ma lei avvicinò il viso alle sbarre.

Mamma, cosha? È malato?sussurrò.

Sì, piccola, è malatosospirò un volontario del rifugio.È Arturo. È qui da più di sei mesi. Masi interruppe, lasciando la frase in sospeso.

Aggrottai le sopracciglia. Per me, i pitbull erano sempre stati simboli di aggressività. E questo era pure malato. E se fosse contagioso? E se fosse imprevedibile?

Sofia, andiamosoggiunsi più severa.Ci sono tanti altri cani.

Ma lei si sedette davanti alla gabbia, come se vi fosse radicata.

Lo voglio iodisse con fermezza.

Cosa? Sofia, no, è impossibile. Guardaloè molto malato. E poi, i pitbull sono pericolosi.

Il volontario, che si presentò come Marco, scosse la testa con tristezza.

Arturo non è cattivo. È spezzato. Lo abbandonarono da cucciolo perché “brutto”. Lo trovarono già malato, con infezioni. Una famiglia lo adottò, ma dopo due settimane lo riportaronodisse che era troppo apatico.

Sentii combattere dentro di me la pietà e la ragione. A casa avevo una bambina, ordine, tranquillità. Perché aggiungere problemi?

Ha problemi alla pelle, serve un intervento, molto costosocontinuò Marco.Il rifugio non può permetterselo. Se entro il mese prossimo non lo adotta nessunosinterruppe.

Lo sopprimerannomormorai quasi senza voce.

Purtroppo sì.

Sofia intanto era rimasta seduta davanti alla gabbia, senza staccare gli occhi dal cane.

Cagnolinolo chiamò dolcemente.Cagnolino, guardami.

Nessuna reazione.

Io sono Sofia. E tu chi sei?

Stavo per sollevarla e portarla via, ma qualcosa mi fermò.

Si chiama Arturodissi.

Arturoripeté.Che bel nome. Arturo, facciamo amicizia?

E accadde il miracolo. Il cane alzò lentamente la testa e incrociò lo sguardo di Sofia. Nei suoi occhi cera una tristezza così profonda che mi si strinse il cuore.

Posso accarezzarlo?chiese la bimba.

Non soesitò Marco.Ha paura, non si avvicina.

Possiamo provare?La sua voce era così sincera che non si poteva dire di no.

Marco aprì cautamente la gabbia. Al rumore della serratura, Arturo si raggomitolò nellangolo e gemette piano.

Sofia, no!gridai.

Ma lei era già dentro. Si accovacciò al centro e tese la manina verso di lui.

Non aver paura, Arturosussurrò con la sua vocina sottile.Non ti farò male, voglio solo essere tua amica.

Il cane la osservò per qualche minuto. Poi, passo dopo passo, si avvicinò con estrema cautela. Annusò a lungo la manina tesa, e alla fine la leccò timidamente.

Sofia scoppiò in una risata di gioia:
Mamma, guarda! Mi ha fatto il bacio!

Qualcosa cambiò dentro di me. Per la prima volta da mesi, negli occhi del cane brillò una scintilla di speranza. Guardava la bimba con dolcezza, come temendo di farle male, e si scioglieva sotto le sue carezze.

Mammadisse Sofia seria, mentre accarezzava la testa di Arturolui è così triste. Ha bisogno di una famiglia.

Non lho mai visto cosìsussurrò Marco.Guardatelo! Sta sorridendo!

Era verolespressione del cane sembrava illuminarsi. La coda scodinzolava, e nei suoi occhi non cera più dolore.

Ma è malatosospirai.E le cure costano

Le pagherò iodissi improvvisamente, sorpresa da me stessa.Tutte.

Marco sorrise:
Cè solo un “ma”. Per regolamento, gli animali devono completare le cure prima di essere adottati.

Annuiti, capendo la logica. Ma pochi giorni dopo, squillò il telefono.

Laura?La voce di Marco era preoccupata.Puoi venire? Arturo ha smesso di mangiare, geme sempre. Credo sia la tua bambina che gli manca.

Arriviamorisposi senza esitare.

Al rifugio, il cane era accasciato in un angolo, lo sguardo perso. Ma quando vide Sofia, parve rinasceresaltò su, scodinzolò e gemette di felicità.

Arturo!gridò la piccola, premendosi alle sbarre.Mi sei mancato!

Portatelo a casadisse Marco deciso.Facciamo uneccezione. Starà meglio con voi. Le cure potete continuarle privatamente.

A casa, Arturo si nascose sotto il letto per ore. Iniziai a dubitare: e se fosse pericoloso? Ma Sofia si sdraiò a terra e cominciò a raccontargli dei loro giochi, di cosa avrebbero mangiato, dove avrebbe dormito.

A sera, il cane uscì e si sdraiò accanto a loro. Di notte, mentre Sofia dormiva sul divano, Arturo si accucciò ai suoi piedi.

Bepensai, osservandoliora abbiamo davvero un cane.

Lintervento andò bene. Le cure durarono un mese, e i risultati furono incredibili. La malattia arretrò, il pelo ricominciò a crescere, gli occhi brillarono. Ma soprattutto, cambiò il suo cuore. Con Sofia era paziente, si lasciava vestire e imboccare. Con me, grato e fedele, come se capisse: mi avete salvato.

Saidissi un giorno a unamica, guardandoli giocarecredevo di dargli una seconda possibilità. Invece, è lui che ce lha data. Ci

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