La mia amata moglie Claudia ci ha lasciati cinque anni fa. Ho cresciuto da solo nostra figlia Emma. Siamo andati al matrimonio del mio migliore amico Luca per celebrare un nuovo inizio.

Mia moglie Clara è morta cinque anni fa. Ho cresciuto da solo nostra figlia Anna. Siamo andati al matrimonio del mio migliore amico, Luca, per festeggiare un nuovo inizio.

La sala era avvolta da luci calde e dorate, quel tipo di luminosità che rende tutto più tenero, più romantico. Anna, mia figlia, mi stringeva la mano mentre camminavamo verso le file di sedie bianche. A dieci anni, aveva i grandi occhi nocciola di sua madre e la stessa piccola piega tra le sopracciglia quando era curiosa. Per anni eravamo stati solo noi due, da quando Clara era morta in un incidente dauto. Cinque anni di adattamento, dolore, ricostruzione. E quella sera doveva essere una festa per un nuovo capitolo. Il mio migliore amico, Luca Rossi, aveva finalmente trovato la donna da sposare.

Luca era stato la mia roccia quando Clara se nè andata. Lui mi aveva aiutato a trasferirmi in una casa più piccola nella periferia di Milano, aveva sistemato il rubinetto che perdeva, aveva badato ad Anna quando lavoravo fino a tardi allospedale. Era più un fratello che un amico, e quando mi disse che si sarebbe sposato, fui sinceramente felice per lui.

La cerimonia iniziò con un dolce accompagnamento al piano. Gli ospiti si alzarono quando la sposa entrò, il viso nascosto da un velo vaporoso. Anna appoggiò la testa al mio braccio, sussurrandomi quanto fosse bello labito. Annuii sorridendo, anche se uninquietudine strana mi serrò il petto. Il modo in cui la sposa si muovevaqualcosa nel suo portamento, nellinclinazione delle spallemi era familiare, ma non riuscivo a capire perché.

Poi Luca sollevò il velo.

Mi mancò il respiro. Le ginocchia quasi cedettero. Perché a fissarmi era Clara. Mia moglie. La donna che avevo sepolto cinque anni prima.

Rimasi immobile, incapace di battere le palpebre, incapace di respirare. Il mondo intorno a me diventò sfocatogli applausi, i sospiri ammirati, la voce del pretenulla aveva più senso. Vidi solo lei. Il volto di Clara, i suoi occhi, il suo lieve sorriso.

“Papà,” Anna mi tirò la manica, la sua vocina penetrò la nebbia nella mia mente. “Perché la mamma sposa zio Luca?”

La bocca mi si seccò. Le mani mi tremavano così forte che quasi feci cadere il programma del matrimonio.

Non poteva essere. Clara era morta. Avevo visto lincidente, identificato il suo corpo, firmato il certificato di morte. Avevo pianto al suo funerale. Eppure, eccola lì, in bianco, che stringeva le mani di Luca.

La sala improvvisamente mi parve troppo stretta, troppo soffocante. Gli ospiti si avvicinarono, sussurrando dietro le mani, alcuni lanciandomi occhiate di sottecchi.

Non sapevo se stessi impazzendo o se fossi lunico a vedere limpossibile.

Il mio primo istinto fu alzarmi e urlare. Chiedere risposte, fermare il matrimonio prima che andasse avanti. Ma le dita di Anna si strinsero alle mie, tenendomi ancorato alla realtà. Non potevo fare una scenanon davanti a lei, non lì. Mi costrinsi a restare seduto mentre la cerimonia proseguiva, ogni parola dei voti mi trafiggeva come vetro.

Quando il celebrante li dichiarò marito e moglie, e Luca baciò la sposa, sentii la bile salirmi in gola. La gente applaudiva, festeggiava, asciugava lacrime di gioia. Io, invece, ero rigido e tremante, la mente che correva in cerchio.

Al ricevimento, evitai il tavolo degli sposi. Mi aggirai vicino al bar, distraendo Anna con torta e aranciata mentre i miei occhi non si staccavano mai dalla coppia. Da vicino, la somiglianza era ancora più sconvolgente. La sposa rideva con il suo nuovo marito, la voce quasi identica a quella di Claraanche se forse un po più profonda, più misurata.

Non ne potevo più. Chiesi a una damigella il nome della sposa.

“Si chiama Giulia,” mi rispose allegramente. “Giulia Conti. Ha conosciuto Luca un paio di anni fa a Roma, credo.”

Giulia. Non Clara. Il mio cervello si aggrappò a quel dettaglio. Ma perché Giulia era identica a mia moglie?

Più tardi, quella sera, Luca mi trovò fuori sulla terrazza. “Matteo, tutto bene? Sei stato zitto tutta la sera.”

Cercai di nascondere la tempesta dentro di me. “Somiglia… somiglia tantissimo a Clara.”

Lui aggrottò le sopracciglia, inclinando la testa. “Sì, lho pensato anche io quando ci siamo conosciuti. Mi ha sconvolto. Ma Giulia non è Clara, lo sai.”

Deglutii a fatica. “Anna lo sa?”

“È confusa. Immaginavo potesse esserlo.” Luca mi mise una mano sulla spalla. “Senti, io e teabbiamo passato linferno. Non ti farei mai del male. Giulia non è Clara. È una persona diversa. Dallele tempo.”

Ma il tempo non placò linquietudine. Quando Giulia venne a salutarci, si abbassò allaltezza di Anna, sorridendo con dolcezza. “Tu devi essere Anna. Tuo papà parla sempre di te.”

Anna la fissò. “Sembri la mamma.”

Giulia ebbe un attimo di esitazione prima di riprendersi. “Be, ne sono onorata.”

Lo sguardo nei suoi occhi mi perseguitòcome se nascondesse qualcosa. E in quel momento capii che non potevo lasciar perdere.

Nelle settimane seguenti, non riuscivo a dormire. Mi ritrovai a sfogliare vecchi album di foto, fissando il viso di Clara, confrontando ogni dettaglio con quello di Giulia. Stessa struttura ossea, stessa piccola cicatrice sopra il sopracciglio destro, stessa fossetta sulla guancia sinistra. Era troppo per essere una coincidenza.

Assunsi un investigatore privato. Se Giulia era chi diceva di essere, i documenti lo avrebbero dimostrato. In pochi giorni, linvestigatore tornò con i risultaticertificato di nascita, pagelle, patentetutto regolare. Giulia Conti, nata a Napoli nel 1988. Nessun legame con Clara.

Ma non ero soddisfatto. Volevo la verità. Un pomeriggio, durante una cena a casa di Luca, riuscii a bloccare Giulia in cucina.

“Chi sei veramente?” chiesi a bassa voce, stringendo il lavello per non vacillare.

Lei si irrigidì. “Matteo, te lho già detto”

“No. Non sei solo Giulia. Hai la stessa cicatrice di Clara, la stessa risata, lo stesso” La voce mi si spezzò. “Non dirmi che è una coincidenza.”

I suoi occhi si fecero più dolci, e per un attimo pensai che avrebbe confessato. Invece sussurrò: “Il dolore fa vedere cose strane. Forse vedi solo quello che desideri vedere.”

Quella notte me ne andai più scosso che mai.

Il punto di rottura arrivò quando Anna fece un incubo e mi chiamò. Mi disse che nei suoi sogni era entrata Giulia a sistemarle le coperteproprio come faceva sua madre. “Papà,” mi disse, le guance rigate di lacrime, “credo che la mamma sia tornata.”

Non potevo lasciare che mia figlia vivesse in quella confusione.

Una settimana dopo, affrontai Luca. “Ho bisogno della verità. Sapevi quanto somiglia a Clara quando lhai sposata? Ti sei mai chiesto se potesse essere

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La mia amata moglie Claudia ci ha lasciati cinque anni fa. Ho cresciuto da solo nostra figlia Emma. Siamo andati al matrimonio del mio migliore amico Luca per celebrare un nuovo inizio.