Mi ricordo quando la nipote, Ginevra, si presentò a casa mia a Firenze, ma rimase offesa perché non la nutrivo.
Io e la sorella, Maria, viviamo in città diverse: lei a Napoli e io a Firenze. Sua figlia sogna di iscriversi alluniversità di Firenze. Dovrà abitare al dormitorio, ma per qualche giorno è venuta qui, forse per esami o per sistemare i documenti di persona. Non ho seguito i dettagli burocratici; so solo che è normale arrivare qualche giorno prima dellinizio degli studi. La sorella ha deciso che Ginevra trascorrerà qualche tempo sotto il mio tetto.
Chi doveva preparare la tavola? Non avevamo discusso laspetto alimentare. Se la madre tace su quel tema, la decisione resta tra loro. Vedo Ginevra seduta a soffiare aria nella stanza. Le chiedo cosa le pesa, e lei mi risponde che pensava avrei preparato un pranzo caldo per lei. Le replico subito: «Non solo non ti offrirò da mangiare, ma seguirò il mio orario. Devo andare via subito! Chiama la mamma, falla inviare dei soldi sul tuo conto, compra dei biscotti, dei panini e bevi del tè. Anche il tè acquistalo, il mio è finito! Dai, sei grande, hai già diciotto anni!»
La madre di Ginevra non mi sente più da tempo e non sa che, una volta che i figli hanno lasciato il nido, il marito è sparito verso mete ignote e io mi sono tuffata nel lavoro. Il mio calendario è così fitto che la casa la vedo solo a intermittenza; le energie per le faccende domestiche mi sono abbandonate. Dormire e riposare un attimo è già un lusso.
Non intendo rinunciare a nulla per lospite. È sempre un piacere, naturalmente, rivedere Ginevra. È cresciuta, più femminile, ma! Non sono più la zia libera e scattante, la vecchia Luisa, che una volta poteva preparare anche un arrosto di elefante senza risparmiare tempo e fatica. Lasciamo che si occupi della spesa, che tagli, cuocia e frigga; meglio ancora, che compri qualcosa di pronto, così non rovinerà né il fornello né lappartamento.
Così si è calmata, ma rimane ancora silenziosa e irritata ogni giorno, forse sperava in un pensione completa accanto alla mamma. Non lo so, forse le cose si sistemeranno. È difficile smettere allimprovviso di essere la buona e comoda che tutti conoscevano, dopo anni di rapporti pacifici con il cerchio più stretto. Ancora oggi cerco di essere pacifica: ho dato un letto gratuito, ma senza lelemento mancante. Sono andata da una psicologa per capire come spiegare con dolcezza alla famiglia che ora non sono più così funzionale comero prima. Dovranno contare meno su di me.





