La Mia Sorella Ha Rinunciato a Sua Figlia Adottiva Dopo Essere Diventata Madre Biologica – Ma il Karma Era Già in Arrivo

Sai, cè una cosa che mi spezza il cuore. Lamore non dovrebbe avere condizioni, no? Eppure mia sorella lha messo su una bilancia. Senza nemmeno un briciolo di rimorso, ha rinunciato alla figlia adottiva non appena ha avuto un figlio biologico. Mentre io cercavo di capire tanta crudeltà, lei si è solo scrollata le spalle e ha detto: *”Tanto non era davvero mia.”* Ma il karma aveva già bussato alla sua porta.

Ci sono momenti che ti distruggono, che ti aprono il petto e ti lasciano senza fiato. Per me, sono state quattro semplici parole che mia sorella ha detto riguardo alla sua figlia adottiva di quattro anni: *”Lho restituita.”*

Non vedevamo mia sorella Elena da mesi. Viveva a qualche regione di distanza, e con la gravidanza le abbiamo dato spazio. Ma quando ha partorito un maschietto, tutta la famiglia è andata a trovarla. Volevamo festeggiare.

Ho riempito la macchina di regali ben incartati e un orsacchiotto speciale per Ginevra, la mia figlioccia di quattro anni.

Quando siamo arrivati alla sua casa in periferia, ho notato che il giardino era diverso. Lo scivolo che amava Ginevra non cera più. Nemmeno il suo piccolo campo di girasoli che avevamo piantato insieme lestate scorsa.

Elena ha aperto la porta con un fagottino tra le braccia. *”Eccolo, Matteo!”* ha annunciato, mostrandoci il bambino.

Tutti abbiamo fatto gli smorfiosi. Mamma lha subito preso in braccio, e papà ha iniziato a scattare foto. Io intanto guardavo in giro, notando che ogni traccia di Ginevra era sparita. Niente foto alle pareti. Niente giocattoli sparsi. Niente disegni appesi al frigorifero.

*”Dovè Ginevra?”* ho chiesto, ancora sorridente, tenendo il suo regalo tra le mani.

Appena ho pronunciato il suo nome, il viso di Elena si è irrigidito. Ha scambiato unocchiata rapida con il suo fidanzato, Luca, che improvvisamente si è messo a sistemare il termostato.

Poi, senza vergogna, ha detto: *”Ah! Lho restituita.”*

*”Cosa intendi con restituita?”* ho chiesto, convinta di aver capito male.

Mamma ha smesso di cullare Matteo, e papà ha abbassato la macchina fotografica. Il silenzio è diventato pesante come il cemento intorno ai miei piedi.

*”Sai che ho sempre voluto un maschio,”* ha sospirato Elena, come se stesse spiegando lovvio. *”Ora ho Matteo. A che mi serve una femmina? E poi, Ginevra era adottata. Non mi serve più.”*

*”LHAI RESTITUITA?!”* ho urlato, lasciando cadere il regalo. *”Non è un vestito da riportare al negozio, Elena! È una bambina!”*

Ha roteato gli occhi. *”Dai, Beatrice, non esagerare. Tanto non era davvero mia. Non è come se avessi abbandonato mio figlio. Era solo temporanea.”*

La parola mi ha colpito come uno schiaffo. Temporanea? Come se Ginevra fosse stata solo un ripiego finché non arrivava il vero figlio.

*”TEMPORANEA?”* ho ripetuto, la voce che tremava. *”Quella bambina ti chiamava mamma da due anni!”*

*”Be, adesso può chiamare così qualcun altro,”* ha risposto, indifferente.

*”Come fai a dire una cosa del genere, Elena? Come puoi pensarla?”*

*”Stai facendo di tutta lerba un fascio,”* ha sbottato. *”Ho fatto quello che era meglio per tutti.”*

Mi sono ricordata di tutte le volte in cui avevo visto Elena con Ginevra leggerle le storie, pettinarle i capelli, dire a chiunque che quella era sua figlia. Quante volte avevo sentito la frase: *”Non è il sangue che fa una famiglia, ma lamore.”*

*”Cosè cambiato?”* ho chiesto. *”Lhai voluta, hai fatto carte su carte, hai pianto quando ladozione è stata finalizzata.”*

*”Ma quello era prima,”* ha detto con un tono sprezzante. *”Ora è diverso.”*

*”Diverso perché? Perché ora hai un figlio vero? E che messaggio dai a Ginevra?”*

*”Ascolta, Beatrice, stai esagerando. Volevo bene a Ginevra lo ammetto. Ma ora che mio figlio è qui, non voglio dividere lamore. Lui ha bisogno di tutte le mie cure. E poi, Ginevra troverà unaltra famiglia.”*

È stata allora che qualcosa dentro di me si è spezzato. Ginevra non era solo figlia di Elena. In un certo senso, era anche mia. Ero la sua madrina. Lavevo consolata, cullata, asciugato le sue lacrime.

Io, che avevo sempre sognato di diventare madre. Ma la vita era stata crudele: un aborto dopo laltro, ognuno portandosi via un pezzo di me. Ginevra aveva riempito quel vuoto con la sua risata, le sue manine che cercavano le mie, la sua vocina che mi chiamava *”zia Bea.”*

E Elena laveva buttata via come se non valesse niente.

*”Lhai tenuta tra le braccia, lhai chiamata figlia, le hai fatto chiamarti mamma, e poi lhai scartata appena hai avuto il tuo vero bambino?”*

Elena ha sbuffato, cullando Matteo che si era messo a piagnucolare. *”Prima era in affido. Sapeva che poteva succedere.”*

*”Elena, ha QUATTRO ANNI. Tu eri il suo mondo.”*

Luca ha finalmente parlato. *”Senti, non è stata una decisione facile. Matteo ha bisogno di tutta la nostra attenzione.”*

*”E abbandonare lei vi sembra giusto?”* ho chiesto, incredula.

*”Lagenzia lha messa in una buona famiglia,”* ha borbottato Luca. *”Starà bene.”*

Prima che potessi rispondere, un colpo secco alla porta. Se solo avessi saputo che il karma era arrivato così in fretta. Luca è andato ad aprire, e dalla soglia ho visto un uomo e una donna in abiti formali.

*”Signora Elena?”* ha chiesto la donna, mostrando un tesserino. *”Sono la dottoressa Martina, e questo è il mio collega, Dario. Siamo dei servizi sociali. Dobbiamo parlare con lei riguardo a segnalazioni pervenute.”*

Elena è impallidita. *”Servizi sociali? Ma perché?”*

*”Abbiamo domande sul suo processo di adozione e sulla sua capacità di garantire un ambiente stabile per suo figlio.”*

Elena ha stretto Matteo più forte. *”Mio figlio? Che centra lui?”*

I due assistenti sono entrati e si sono seduti a tavola.

*”Abbiamo motivo di credere che abbia accelerato la rinuncia alla figlia adottiva senza seguire i protocolli previsti,”* ha spiegato la dottoressa Martina.

Elena si è girata verso di noi, gli occhi smarriti, cercando sostegno. Non ne ha trovato.

*”Ma è ridicolo!”* ha balbettato. *”Ho seguito tutte le procedure!”*

Dario ha sfogliato i suoi appunti. *”Una sua vicina ha segnalato che ha rinunciato a una figlia adottiva legale entro giorni dalla nascita del figlio biologico, senza alcun piano di transizione. Questo solleva dubbi sulle sue capacità genitoriali.”*

È allora che mi sono ricordataE ora, mentre guardo Ginevra correre felice tra i suoi amici, so che il destino ha trovato il modo di rendere giustizia, riportandola dove era sempre dovuta stare.

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