Mi era venuta in mente una strega da un sogno
E allora, signorina, che desidera sapere? la padrona di una casetta accogliente mi lanciò uno sguardo di fuoco, continuando a sistemare le carte sul tavolo.
Io, incollato alla sedia per la tensione, annuii e fissai, con timore, gli occhi neri come la notte della vecchia.
Come la nostra cara Ninetta! Che regno celestiale laspetta! sospirò, incrociando le dita. Sullala le apparve un soffio di sorriso nostalgico. Sì, la tua nonna era una figura imponente! Alta, fiera, con un collo e una postura da cigno. E che cervello aveva! Peccato che abbia finito solo la quarta classe la guerra lha interrotta, altrimenti sarebbe arrivata molto lontano, credimi
Pensando a qualcosa, la nonna Eugenia rimase in silenzio, ma poi si rialzò e ricominciò a parlare:
La ragazzina era di una lingua tagliente! La gente temeva la sua voce. Tutti pensavano ai propri mariti! rise beffarda. È chiaro: Ninetta, anche sposata, bastava che puntasse i suoi occhi a qualcuno e luomo spariva! E lei, furba, gli rivolgeva un sorriso in faccia! Il tuo nonno, però, era così devoto e leale. Per gli altri ragazzi era solo un gioco, sorrise bonariamente Eugenia.
Nonna Giulia, tu eri amica di mia nonna? chiesi, incapace di trattenere la curiosità.
Oh, piccolina, noi eravamo inseparabili come il filo e lago. Che guai abbiamo combinato da giovani! strizzò locchio la vecchietta, e gli occhi le scintillarono doro. Vuoi sapere chi mi ha insegnato a leggere le carte? strizzò ulteriormente gli occhi.
Le mie sopracciglia si alzarono:
Non è per caso la signora Ninetta?! sbuffai eccitato.
È lei la migliore! confermò con decisione la vecchia.
E cosa cè di speciale in quelle carte colorate? accarezzò il mazzo con le dita. Ninetta le osserva e capisce tutto! Sa dire subito cosa è stato e cosa sarà per una persona. Così è, nipote! aggiunse con solennità. Poco a poco ho imparato anche io da lei questa arte sottile.
Nonna, è vero tutto questo? scoppiò a ridere, osservando i filamenti grigi che spuntavano sotto il suo foulard come due corna.
Non ridere, ragazzina! la strega abbassò la voce e mi fissò con uno sguardo di riccio.
Un brivido gelido mi attraversò la schiena:
Nonna Giulia, scusa, era solo uno scherzo! implorai con occhi innocenti.
Ah, Fede, scettico! borbottò meno minacciosa. Va bene, ti perdono! Sei ancora giovane, cosa posso prendere da te? aggiunse conciliante. Ma ricorda le mie parole: non scapperai dal tuo sposo né dal suo cavallo!
Nonna Giulia, ho già un promesso sposo? fissai la cartomante con aria interrogativa.
Oh, bella, vuoi sbirciare nel futuro? sorrise, tutte le rughe alzandosi come piccole onde. Noi, vecchie fate, possiamo tutto! esultò felice, prendendo in mano un nuovo mazzo. Forse, quando mi ricorderai, non farai più battute sciocche, concluse Eugenia, disponendo sulla tovaglia re importanti, dame eleganti, signori barbuto in berretto dei valzer.
Ginevra, guarda, la strada è sparita! E se te ne vai con chiunque? si chiese la vecchia. E avrai dei pretendenti. Non dubito affatto! mormorò tra sé. Già ti vedo gli occhi grandi, il viso carino, ma è tutto vano! Quei cavalieri non toccheranno il tuo cuore. Guardi qui, indicò il Re di cuori rosso. Lo amerai, ma sarà un tipo sfortunato. Meglio non legarti a lui, altrimenti piangerai amaramente! sospirò, scuoteva la testa. Ma chi può fermare gli innamorati? agitò le mani senza speranza.
Poi, disponendo altre due carte, si rallegò:
Questo, il secondo, è un crociato onesto! Con lui tutto andrà bene, credimi, brillò. Solo che non sarà subito, oculata mia! accarezzò i miei ricci castani, e noi due scoppiammo a ridere, contenti.
***
Visitavo spesso la nonna Giulia. Non avevo mai conosciuto la mia vera nonna; era morta da tempo, mentre Eugenia viveva sola e mi voleva bene, come una nipote. Lo sentivo, anche se a volte il cuore tremava quando il suo umore era brutto.
La cartomante Giulia era famosa. Gente da tutta la valle veniva da lei. Non chiedeva soldi, ma accettava pasticci e dolci. Era davvero generosa!
Ancora oggi ci sedevamo a bere un caffè e a mangiare una fetta di torta di ricotta e limone.
Nonna Giulia, riuscirò mai a predire il futuro? chiesi cautamente, ingoiando un altro boccone.
La domanda la colse di sorpresa. Smise di masticare e mi fissò con occhi neri come carbone. Con fatica sopportai il suo sguardo gelido. Apparentemente aveva funzionato Eugenia sembrava un po più mite.
Ah, può succedere mormorò pensierosa. Torna domani, se non ti tiri indietro! aggiunse autoritaria. Ti insegnerò.
***
Il tempo volava come un usignolo verso lignoto. Pareva ieri quando correvo nei campi con i compagni, saltavo la corda, lanciavo aquiloni di carta, e oggi noi, dopo la settima classe, avevamo concluso lo stage e lestate ci avvolgeva con il suo caldo abbraccio. Oh, estate! Bagni, sole, spiaggia!
Con il pagellino in mano correi a casa, desideroso di vantarmi per aver chiuso lanno quasi tutti cinque! Ma appena varcai la soglia, trovai la madre in lacrime con una busta stampata in mano. «Ah, una lettera da zia Lina», capii. «Ancora vuole che ci trasferiamo», pensai.
Papà era fermo contro lidea.
Anna, non è che viviamo male qui? Casa nostra, polli, oche, mucca il fiume accanto! spiegava amareggiato.
Le nostre bambine non hanno visto i fiori di melo, non hanno assaggiato le ciliegie, non hanno affondato il naso nelle angurie! mormorava la madre. Carlo, desidero tornare in Italia! implorò con gli occhi color nocciola.
È la forza delle lacrime femminili! Forse papà la amava troppo, la nostra Anna Altrimenti, come spiegare che abbiamo lasciato tutto e corso verso lUcraina profumata di fiori?
***
Il primo settembre la scuola ci osservava. Io e la sorella eravamo in piedi in divisa, con vestiti eleganti, grembiuli di pizzo e grandi fiocchi, spiccando tra le compagne vestite modestamente. Per me non importava, temeva solo di essere accettato dai compagni. Appena entrato in classe, una ragazza si avvicinò.
Io sono Verona, si presentò sorridendo sinceramente. Ginevra, non temere, i ragazzi sono bravi!
Vuoi sederti al mio banco? chiese con occhi grigi grandi. Annuii gratificato. Così fummo amici, per tutta la vita.
Durante la grande ricreazione, Marco prese una chitarra e iniziò a cantare. Un ragazzo biondo, un po paffuto, cantava con tale malinconia che il mio cuore si agitò come il mare. Sembrava non vedere nessuno se non colei per cui la sua chitarra piangeva.
Non si è innamorato il nostro Marco? sussurrò Verona, guardando il viso trasformato del giovanotto.
Cantava per te, rispose con tristezza.
Scherzi? balbettai.
Verona scosse la testa, le labbra sussurrarono: «Povero Marco!»
Perché accade così? Sogni un uomo e trovi un altro! Il secondo studia, beve, ha cuori che volano.
E come è dolce parlare le sue labbra sarebbero miele!
Quel Don Giovanni era nella nostra classe, e la mia anima, senza chiedere, si avvicinò a lui come un uccello al cielo. Decisi di evitarlo a tutti i costi! Non volevo diventare unaltra vittima.
Nel frattempo, Antonio era attratto da una nuova scoperta. Il ragazzo osservava la minuta Ginevra con i trecci. I suoi occhi ipnotizzavano, non lasciandola in pace.
Rispondere alla lavagna era una tortura! Lo sguardo beffardo del giovane scivolava sui miei piedi, salendo sempre più in alto.
Era assurdo, ma io mi tenevo ferma, non reagendo alle sue provocazioni. Quel freddo non piaceva al cuore di una ragazza, e a lezione di educazione fisica Tolomeo cercò di attirare lattenzione! Corse i cento metri più veloce del vento, lanciò il disco così lontano che il professore fischiò.
Quando giocavano a calcio, nessuno lo eguagliava! Tutte le ragazze applaudivano la stella dei campi. Solo gli occhi di una rimanevano inesauribili. Tolomeo si rattristò e persino dimagò! Gli piacque quella ragazza inaccessibile, ma ogni tentativo di parlare falliva. Lo disorientava, lo irritava. «Non mi piaci? No, non è questo!» protestò per la prima volta il suo cuore.
***
Lautunno arrivò furbo, seguito dallinverno biondo. La scuola si rianimò, presto sarebbe stato Natale! Tutti si preparavano al ballo in maschera: poesie, canzoni, costumi stravaganti.
Io e Tiziana scegliemmo le sorelle Lari, a Tommaso piacque la spensierata e allegra Olga, a me la riflessiva e dolce Tatiana.
Zia Lina cucì a entrambe splendidi abiti lunghi fino al pavimento. I nostri capelli diventarono cascate doro castano.
Aprendo le porte del club, entrammo in un mondo fiabesco. Giravano, saltavano, ridevano cavalieri e briganti, principesse e fate, scimmiette e gnomi. Cera anche il temibile Kashchei, e la Babbia stregona, una Baba Yaga più pazza che mai.
Allora apparve Cenerentola, la nostra Verona:
Ragazze, siete splendide! ci salutò con un sorriso radioso e una corona.
Dopo la presentazione, cominciarono i balli. Il primo a tendermi la mano fu Tolomeo! I suoi occhi seri imploravano.
Ginevra, vuoi ballare con me? disse con voce tremante.
Non potei resistere! Ogni cellula del mio corpo si avvicinò a lui, le mani si posarono sulla sua spalla forte. Girando al ritmo del valzer, dimenticammo tutto, la melodia ci portava sempre più in alto.
Quella sensazione di felicità celestiale rimase con me per sempre.
***
Quanto erano uniche e pure vergini le nostre incontrate! E come dimenticare il primo abbraccio, quel bacio dolce come miele! Mi immergevo nei suoi occhi senza fondo, mi scioglievo come fiocco di neve tra le sue braccia tenere. Le sue parole suonarono come una sinfonia:
Ti amo, Ginevra! Ti amo tantissimo!..
Quella sera mi avvicinai di nuovo alle carte.
Cosa mi riserverà il giorno di domani? chiesi con trepidazione.
Desideravo che mi dessero una buona notizia.
Allinizio i re e le dame dissero che tutto andava bene con Tolomeo. Sognando, immaginavo già il nostro sontuoso corteo nuziale Ma poi dal mazzo emerse la regina di picche. Mi parve quasi che una ospite inattesa mi guardasse con sguardo velenoso. Il cuore si strinse.
Al mattino, vedendo gli occhi innamorati di Tolomeo, lansia svanì come neve in primavera.
***
Sei mesi dopo, la scuola accoglieva una tirocinante. Capelli neri ricci, grandi occhi, vita snella e seno pronunciato, una presenza irresistibile. Era anche molto intelligente! Le lezioni erano brillanti, e noi, alunni, ne eravamo rapiti. Sabato Marco promise di incontrarmi, non venne. Speravo per la domenica, ma anche allora sparì.
Finalmente lo vidi a scuola! Tolomeo camminava sorridente, radioso, felice! Non mi notò, correndo verso la sua MayaAllora, mentre il sole tramontava sul colle, decisi di affidarmi al destino e di vivere ogni giorno con gratitudine.
La mia veggente ha rivelato…






