Caro diario,
oggi ho fatto un nuovo sforzo per non rivivere gli avvenimenti di quel periodo, ma la memoria è una corda che si tende e non si spezza così facilmente. Anche Lorenza, la mia moglie, non ha voluto parlare: «Sai cosa so, so quello che sai», mi diceva con quel suo sguardo di chi conosce i segreti più profondi dellaltro. Quando lho vista guardarmi smarrito, ho capito subito che la colpa è diventata il suo mantello: è più semplice manipolare chi si sente in colpa. Lorenza è davvero saggia, la nostra Luna dalla notte più scura, e i suoi occhi verdi, così intensi da sembrare abissi, mi fanno affondare ogni volta che la incrocio.
Ricordo ancora la prima volta che ho posato gli occhi su Ginevra, la studentessa di lettere. È stato amore a prima vista, una freccia che non si può più ritirare. Era in ritardo per una lezione, è entrata nella sala quando il professore aveva già iniziato, e per caso ci siamo ritrovati nello stesso gruppo di studio. Da quel momento il mondo si è fermato: tutti gli altri sono diventati solo sfondo. Ginevra non ha mai rivolto un minimo di attenzione a me, né un sorriso, né una battuta, né unocchiata di curiosità.
Io, che ero considerato il primo ragazzo del paese al liceo, mi sono trovato a confrontare il mio aspetto, con i canoni di bellezza di oggi, con il vuoto di un sentimento non corrisposto. È stata la prima grande delusione della mia vita. Ma qualcosa di nuovo è sbocciato dentro di me, qualcosa che credo fosse davvero amore.
Il piccolo sollievo è venuto dal fatto che Ginevra non era interessata a nessuno degli altri ragazzi del nostro corso. Spesso mi chiedevano: «Se succede, cosa farai?» e io rispondevo senza certezza. Nel terzo anno, Ginevra cominciò a sciogliersi il suo freddo si sciolse con il ritorno della primavera, e lei iniziò a ridere alle mie battute. Quando, insieme, abbiamo preso la metro per tornare a casa, nella mia testa si è disegnata una storia damore felice, con una vita insieme.
Le ho chiesto di uscire, e con stupore ha accettato. Un caffè in un bar di Trastevere è diventato il palcoscenico di un bacio, il primo passo verso il sogno che si realizzava. Alla fine del terzo anno eravamo una coppia e, allinizio del nuovo anno accademico, Ginevra mi ha detto di essere incinta, proprio il giorno del suo compleanno, il 9 giugno. Il mio arrivo a casa sua, quando i genitori erano al mare, è stato lultimo gesto di spensieratezza prima di scoprire quel regalo reale.
Le vacanze le abbiamo trascorse ciascuno nelle proprie case dei genitori, perché allora non tutti avevano il cellulare. Il giovane papà ha ricevuto la notizia solo al ritorno dal Sud, verso la fine di agosto. Ginevra era agitata: due mesi e mezzo di gravidanza, una decisione da prendere. Anchio ero confuso, non sapevo più che strada percorrere.
Il matrimonio sembrava ancora troppo precoce, i genitori non avrebbero accettato. Laborto richiedeva soldi, il consenso di Ginevra, la sua disponibilità a tutto. Lei, come se fosse stata colta da una nube di polvere, ha accettato qualsiasi soluzione, fa quello che devi. Ho promesso di fare qualcosa, e lho fatto, ma il risultato è stato che il 1° settembre non sono più andato alluniversità. Ho avuto il coraggio di sparire, di prendere i documenti e trasferirmi in unaltra facoltà, forse a Bologna, lasciando Ginevra sola con il suo dilemma.
Gli amici del corso hanno chiesto dove fossi, nessuno ha avuto risposta: Ha cambiato appartamento, non ha il telefono. In quel periodo la mia vita è sembrata una pagina strappata, e il desiderio di libertà ha superato lamore puro.
Passati anni, ora sono felicemente sposato con Lorenza, abbiamo un figlio, Matteo, che ha appena compiuto 22 anni. Non ho più notizie di Ginevra, è morta, e non ho mai saputo come sia andata la sua vita. Il senso di colpa si è insinuato lentamente, come una pianta che cresce nel buio. Forse non avrei dovuto allontanarmi così bruscamente; lamore che provavo per lei era reale, e avrei dovuto proteggerla anche dal figlio che portava dentro di sé.
Lorenza, saggia come sempre, non ha mai pronunciato parole dure: non è necessario che sappia tutto, perché ogni uomo ha i suoi segreti, specialmente quelli che non vuole ricordare. Il suo silenzio è stato una scelta di rispetto, per non rovinare limmagine di marito affidabile che ho costruito negli anni.
Sabato scorso Sergio mi ha detto che avrebbe presentato la sua ragazza: Mi sposo con Sofia!. Quando il nostro figlio Matteo ha aperto la porta, ha trovato lì Ginevra, identica al volto di una foto di famiglia, quasi una copia. Ho capito allora che forse era la sua figlia, la stessa che avevo lasciato. Il pensiero di sposare mia figlia, un incesto impensabile, mi ha colto al petto, il cuore batteva più di cento volte al minuto, un vero castigo divino.
Ho provato a non guardarla, temendo il giudizio nei suoi occhi, ma la moglie ha notato il mio malessere: Forse è la pressione, misuriamola. Ho accettato, fuggendo dal tavolo per prendere un farmaco. Il padre di Sofia ha urlato: Non ti sposerai con lei!. Sergio, confuso, ha chiesto: Perché?. Ho risposto in fretta, senza capire davvero.
Alla fine, la verità è emersa: Sofia non è la figlia di Ginevra, ma una ragazza che per caso assomiglia a lei, come un doppio. Tuttavia, il volto di Ginevra occhi verdi, capelli diversi è rimasto impresso nella mia mente, un ricordo che non si può cancellare.
Il caso si è chiuso con Lorenza che, come sempre, mi ha detto che non è lei, ma la situazione: Non è la figlia di Ginevra, è solo un sosia. Ho capito allora che il trucco della vita è sempre più sottile di quanto crediamo.
Ho cercato di non ricordare, ma è impossibile, e Lorenza non ha mai negato: So quello che sai. Ho potuto vedere il mio marito smarrito e ho capito che è più facile manipolare chi porta il peso della colpa.
Questa esperienza mi ha trasformato: ho perso larroganza, ho imparato a non fuggire dalle responsabilità. Non ho più il mantello del campione, ma porto un umile rispetto per le scelte del cuore.
Lezione personale: nascondere il passato non lo cancella, ma affrontarlo con onestà è lunico modo per vivere con serenità.






