La moglie tace, ma la suocera rivela tutto

Elena era rimasta in silenzio. Ma la suocera aveva parlato tutto il tempo.
– Chiara, sei una meraviglia! Sei così bella, tieni in ordine la casa, sai cucinare benissimo. Che fortuna per Luca! – Maria Rossi sorrise a bocca piena, mangiando un piatto di insalata fredda con uova sode e cetrioli. – Mio marito, riposo in pace, diceva sempre che una donna deve saper prendersi cura di tutto. La bellezza, be’, si può sempre migliorare!

Chiara sorrise, si alzò e si diresse in cucina per portare più insalata. Era abituata a quegli elogi sfacciati di sua suocera, che dietro spesso nascondevano qualcosa.

– Luca deve ringraziare il cielo di averti incontrata. Mi spaventano sempre le ragazze moderne, che passano il tempo a girare per locali… – continuò Maria, senza accorgersi che suo figlio stringeva le labbra. – Le donne del nostro tempo sapevano prendersi cura della famiglia. E diventavano mamme molto più in tempo…

Luca lanciò un’occhiata implorante a Chiara, appena tornata con un vassoio.

– Mamma, prova la mia insalata, con le cozze – disse Chiara, facendo finta di non notare il tono allusivo.

– Grazie, cara! E non preoccuparti, tutto andrà per il meglio – sorrise Maria con un cenno significativo. – Quando aspettavo Luca, avevo ventidue anni. Niente problemi. Ora invece tante si preoccupano del lavoro e poi piangono perché non riescono a concepire.

Chiara rimase in silenzio, stringendo le labbra. Aveva trentadue anni e quelle chiacchiere sui figli facevano male. Tre tentativi falliti di fecondazione in vitro avevano segnato la sua vita. Lei e Luca non avevano perso la speranza, ma il peso della suocera, con le sue continue domande sui nipoti ogni volta che si incontravano, diveniva insostenibile.

– Mamma, cambiamo discorso – intervenne Luca prendendole la mano. – La tua nuova casa? Ti sei sistemata?

– E come mi devo sistemare, figlio mio! I lavori hanno scompigliato tutto, gli operai non hanno fatto niente come si deve. Adesso devo rimediare da sola, anche se a questi anni salir per le scale è complicato – sbuffò Maria. – Almeno una vicina di tanto in tanto passa a darmi una mano.

– Però ce l’avevamo proposto – ricordò Luca.

– Che importa! Lavori di continuo voi due. Quando si fa in tempo a visitare una vecchia?

– Mamma!

– Va bene, va bene, capisco. I giovani sono presi. Ma sappi, Chiara, che quando avevi la tua età io già lavoravo, tenevo casa, crescevo lui, da sola. Dopo che lui…

Nella stanza calò un silenzio teso. Luca strinse forte la mano della moglie. Chiara aveva imparato che non serviva discutere con Maria: alla fine, sempre il discorso tornava al “meglio un tempo, peggio adesso”.

– Luca, ti ricordi la figlia di Valeria, l’amica di mia sorella? – si animò di colpo Maria. – Lei ha già tre figli, e intanto guida lo studio contabile. Che donna! E ha appena venticinque anni.

– Spero che i nostri figli siano sani – commentò Luca freddamente. – Mamma, ti va un dolce? Chiara ha preparato le torte di mele, come ti piacciono.

– Oh, grazie, bellissimo! – rise Maria. – Chiara, tesoro, chi l’avrebbe mai detto che sei così brava in cucina! Quando vi siete conosciuti tremavo: dài che sei un anno più grande di lui…

– Solo un anno, mamma – la corresse Luca. – Non è una grande differenza.

– Certo! – continuò Maria agitando le mani. – Però pensavo… Non importa. L’importante è che siate felici. Solo vorrei che…

– Mamma!

– Ero solo preoccupata del vostro tempo – sospirò. – Senti, quante donne che aspettano troppo e poi i bambini nascono… diversi?

Chiara si alzò di scatto.

– Scusate, devo rispondere a una telefonata – mormorò e uscì.

Luca la guardò con ansia e si voltò verso sua madre.

– Perché lo fai?

– Cosa? – Maria si mise le mani tra i capelli, sorpresa.

– Parlargli sempre di figli. Sai che abbiamo problemi.

– Io me ne preoccupo! – protestò Maria. – E poi magari voi state usando il metodo sbagliato. La mia vicina mi ha parlato di una vecchia con le erbe a Roma, che…

– Mamma, basta – la bloccò Luca. – Chiara e io ci rivolgiamo ai migliori medici. Ce la faremo. Ma i tuoi commenti e i confronti con i figli degli altri non aiutano.

– Io vorrei solo dei nipoti – gli occhi di Maria si riempirono di lacrime. – Sei sola…

– Mamma, hai cinquantasette anni – disse Luca massaggiandosi le tempie. – Sì, va bene, ma nel nostro clan le donne non vivono molto. Nonno morì a sessantotto…

– È una disgrazia ereditaria! – esclamò Maria, drammatica.

– Inutile insistere – sospirò Luca. – Ogni volta finiamo qui. Tu ti offendi, Chiara si chiude, e sono io in mezzo.

Tornò Chiara, con lo stesso sorriso tranquillo di sempre, solo con gli occhi che brillavano un po’ troppo.

– Maria, vuoi del caffè? – chiese, come se fosse normale.

– No cara, non posso: mi alza la pressione. – Maria bevve tè con un pezzo di torta.

La serata proseguì con le solite storie delle malattie della vecchia, delle amiche che avevano i figli sempre a casa, dei weekend in campagna. Luca stava zitto, cercando di conversare. Chiara, per lo più in silenzio, sorrideva e offriva cibo.

Finalmente arrivò l’ora di salutare.

– Luca, dammi una mano a tornare a casa – disse Maria, indossando il cappotto. – Fa buio e non mi sento al sicuro.

– Subito, mamma – si alzò Luca baciando la moglie. – Torno subito.

Appena richiusa la porta, Chiara si lasciò cadere sul divano. Era pesante. Ma teneva la bocca chiusa. Come sempre. Tremava dentro, ma non poteva. Luca amava sua madre, nonostante i suoi difetti, e un confronto diretto l’avrebbe reso infelice.

Stava tornando a pulire la tavola quando squillò il telefono. Era Maria.

– Chiara – disse con voce strana, – puoi parlare?

– C’è qualcosa che hai dimenticato? – chiese Chiara.

– No – rispose Maria, con tono insolitamente dolce. – Luca è uscito per un taxi e ho pensato di chiamarti… Da donna a donna.

– Di cosa? – si fece seria Chiara.

– Dei figli. So che siete nella stessa situazione. E conosco il tuo dolore.

Chiara sentì un nodo in gola.

– Maria…

– Ascoltami – tagliò corto lei. – Anch’io ci sono passata. Dopo Luca ho avuto tre aborti. Volevo una figlia… non è successo.

Chiara rimase immobile con un bicchiere in mano.

– Non lo sapevo… – sussurrò.

– Luca non lo sa – sospirò Maria. – Ho tenuto segreto questo dolore. Allora era difficile, si pensava che se una donna aveva problemi, fosse… debole.

– Ancora capita – fece Chiara amaramente.

– Sì – si riconobbe Maria. – Quando eravamo qui a cena la prima volta, ti ho vista guardare i bambini in strada. Mi sono detta: lei ha la stessa fame che avevo io.

– Perché lo hai sempre ricordato? – le domandò Chiara con voce tremante. – Mi hai fatto soffrire.

– Scusami, sciocca – disse Maria con un singhiozzo. – Pensavo che se ti avessi messo pressione, magari… Hai quelle prove, i tentativi…

Chiara si coprì gli occhi. Luca aveva confessato a sua madre.

– Non sei sciocca – la rassicurò. – Vuoi dei nipoti. Lo capisco.

– Ma non al prezzo del vostro amore – disse Maria, con voce rotta. – Voi due siete la mia gioia. Vedo che lui ti ama. Il resto… verrà. Se non arriva, adottate. Ci sono tanti bambini da accogliere.

Chiara non rispose. Le parole sincere di una donna che aveva creduto dura e crudele la stavano sconvolgendo.

– A volte ti invidio – mormorò Maria. – Sei forte, hai Luca. Io, dopo che lui è spirato, ero sola con un bambino al collo. Non c’era aiuto. Dovevo far tutto da sola. Non per sapermi tutto fare, ma perché non avevo altra scelta.

– L’hai fatto – disse Chiara piano. – Hai cresciuto un figlio meraviglioso.

– Lo so – disse Maria con un sorriso dolce. – Ma a che prezzo? Luca è cresciuto senza padre. Io… non ricordo neanche quando ho smesso di essere una donna e sono diventata solo una madre.

Chiara non osava parlare, intimorita dalla verità.

– Okay, mi sono sovrapposta – concluse Maria. – Luca starà tornando. Solo… non odiarmi, okay? Vorrei solo che foste felici. Vi sosterrò.

– Grazie – disse Chiara.

– A presto, cara – disse Maria e riappese.

Chiara rimase seduta a lungo con il telefono, cercando di capire. Quel primo colloquio veritiero aveva cambiato tutto.

Quando tornò Luca la trovò con gli occhi asciutti, ma stranamente tranquilla.

– Cos’ha detto? – chiese lui.

– Tante cose – rispose Chiara. – Sai che tua madre soffre da sola. Tutte quelle critiche, i richiami ai nostri figli… è il suo modo di starci vicino.

Luca annuì.

– Forse dovrei visitarla più spesso.

– Forse dovresti pregarla di venire a vivere con noi per un po’ – propose Chiara. – Così si può sistemare casa sua senza stress. E magari ci conosciamo meglio.

– Sei sicura? È difficile…

– È difficile per tutti – sorrise Chiara. – Ho aspettato troppo a parlare. Forse ora possiamo iniziare ad aprirci.

Il mattino seguente Chiara chiamò sua suocera.

– Maria, ciao – disse, quando rispose. – Luca ed io pensiamo… perché non vieni a stare con noi finché hai in corso i lavori? Così non devi controllare che gli operai non abbiano sbagliato tutto.

Dopo un silenzio, Maria disse con voce tremante:

– Grazie, cara. Lo farei con piacere.

– Perfetto – sorrise Chiara. – E magari mi insegni a cucire? Non ci riesco.

– Certo! – disse Maria. – Ti insegnerò a fare delle camicie che le tue amiche invidieranno!

Chiara chiuse la chiamata con un nuovo senso di pace.

Un mese dopo, Maria diede a Chiara un colpetto sulla spalla durante un pomeriggio di lavoro.

– Stai per avere un bebè, ne sono certa – disse, con quel fare materno che aveva perso.

– Forse hai ragione – sorrise Chiara.

Un anno dopo Chiara svegliò Maria con un annuncio dolce. La vita aveva portato a un cuore nuovo per entrambe.

– A volte – disse Chiara un pomeriggio – non è necessario parlare. Ma altre, è importantissimo. Come questa volta.

Maria annuì con un sorriso. “L’importante – aggiunse – è trovare chi ti capisce davvero.”

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