La moglie taceva. Ma la suocera ha rivelato tutto

Il silenzio di Giulia parve non turbare la suocera. Ma questa, con voce fredda ma carica di ironia, lo riempì di verità.
– Giulia, sei bravissima! Che sposa affascinante! Cucini bene, tieni in ordine il camino, e fortunata il mio Luca! – Maria Antonietta rise, addentando con entusiasmo una pietanza fredda. – Ricordo che il caro marito mio, pace all’anima, diceva sempre: *una donna deve saper badare alla casa*, la bellezza si acquista!
Giulia sorriso, chinò la testa e si alzò per prendere altra insalata. Ormai era abituata a quell’arte di elogiare per offendere, da sempre seguita da battute poco incantevoli.

– Luca deve ringraziare il Cielo di averti trovato. A me spaventano le ragazze moderne, che vivono solo nei locali notturni – continuò Maria Antonietta, ignara dell’espressione disgustata del figlio. – Prima, le donne erano più maternali. E si sposavano per fare una famiglia…
Luca la guardò con occhi imploranti, dietro lo sguardo di Giulia che tornava in cucina.

– Mamma, prova questa insalata, con gamberi e cetrioli – disse Giulia con la calma del vento, come se nulla di quel tono sottile la infastidisse.
– Grazie, cara! E non preoccuparti, tutto va bene – aggiunse Maria Antonietta con una risata finta. – Quando aspettavo Luca, avevo solo ventidue anni. E niente problemi. Oggi le donne invecchiano nel lavoro e piangono per la mancanza di figli…

Giulia strinse le labbra insopportabilmente. Aveva trentadue anni, e quelle continue lamentele su figli la facevano sentire una colpevole. Due tentativi falliti di concepimento e una terapia difficile pesavano. Con Luca non perdevano la speranza, ma la pressione di Maria Antonietta, con scene alimentate da immagini di nonni felici, si faceva insostenibile.

– Mamma, parliamo d’altro – intervenne Luca, prendendole la mano. – Come va il tuo appartamento a Firenze? Ti sei sistemata?
– Sistema? Oh, certo! I muratori hanno rovinato le pareti. I colori sono storti. Devo finire da sola, anche se a questa età salire in scala non è facile – sbuffò Maria Antonietta. – Fortuna che c’è la mia vicina, che mi aiuta.
– Non ti abbiamo mai offerto il nostro supporto – si ricordò Luca.
– E dove lo trovi, con tante preoccupazioni di lavoro? Chi hai per visitare una povera vecchia?
– Mamma!
– Lascia fare. Siete giovani, troppo occupati. Ma sai, Giulia, a tuo tempo, io lavoravo, tenevo casa e crescevo un figlio da sola, dopo la morte del marito.

La stanza tacque, solo il rumore di un vassoio gettato distrattamente. Maria Antonietta rise di nuovo.
– Luca, ricordi il figlio di Valeria, mia amica? Siamo a Firenze, che ne diceva? Ha già un terzo figlio e guadagna più di te! Una donna forte, no?
– Bene – disse Luca, asciutto. – Mamma, vieni a prendere la torta alla mela? Giulia l’ha fatta per te.
– Oh, sì, grazie, bimbo mio! Giulia, tesoro, chi avrebbe mai pensato che saresti stata così abile in casa? Quando ti ho vista per la prima volta, avevo tanta paura: sei più grande di Luca…
– Solo quattro anni – disse Luca, a disagio. – Una differenza ridicola.
– Certo, certo! Ero curiosa, timida… – sbatté le mani Maria Antonietta. – Ora siete felici. Ma bisogna pensare ai figli…
– Mamma!
– No che non dico niente! Solo mollo un consiglio caro… Con la tua età…
Giulia si alzò di scatto.
– Scusatemi, devo chiamare – disse a voce bassa, dirigendosi in salotto.

Luca la vide andare via con un nodo allo stomaco. La madre gli si avvicinò.
– Perché lo dici sempre? – sussurrò.
– Che? – fece finta di non capire.
– Parli di figli. Sappiamo che non è facile.
– Mi preoccupo per voi! – e mise una mano al cuore. – Forse cercate male. La mia vicina mi ha parlato di una vecchia sposa a Firenze… usa erbe…
– Basta, mamma – disse Luca, sconsolato.

Ma lei non si fermò. E lui non riuscì a dormire quel giorno.

Quando Giulia tornò, era serena come sempre. Solo gli occhi brillavano troppo.
– Mamma, le tue erbe? Prendi un tè con la torta? – chiese.
– Mi hanno vietato la caffeina a causa della pressione – ma sorrise.

La cena finì con racconti di malattie, di infanzia solitaria, di amiche con figli adorabili. Giulia ascoltò niente ma sorrise.

All’indomani Maria Antonietta tornò a casa sua, in un quartiere antico.
– Luca, crederesti che da solo mi sento vecchia… – disse.
– Campa, mamma – disse lui.

Ma casa restò vuota. Giulia mise la mani in pasticceria con i biscotti. La sera ricevette una chiamata inaspettata. Era Maria Antonietta.
– Giulia, vorrei parlarti… da donna a donna. Luca va a prenotare un taxi… ma ho qualcosa da dirti.
– Di chi… di figli? – chiese Giulia con voce roca.
– Sì. Lascia che ti dica una cosa. Anch’io ho provato a darmi un figlio. Ho perso due gravidanze. Ho sognato di crescere una bambina… ma non ci riuscì.
– Non ne sapevo niente – sussurrò Giulia.
– Luca non lo sa. E non lo dirò mai. Un tempo, pensavo che la maternità fosse l’unica strada. Ora… vedo te e lui. Sei felice, nonostante il dolore. Qualcosa ti manca… ma hai un posto dove tornare.
– Perché hai sempre parlato tanto di figli? – chiese Giulia, con voce che tremava.
– Per paura. Paura di perderti. Paura che vostra vita si spegnesse. Mi spiace…
E la chiamata finì.

Luca tornò con Maria Antonietta. Giulia era diversa. Non più un nodo in petto, ma un sollievo.
– Chi l’avrebbe detto – disse. Gli occhi di Luco si illuminarono. Emise un silenzio forte, come un apostrofo.

Poco dopo, Maria Antonietta si installò nella loro abitazione, chiariscendo misteri di arredamento e insegnando a Giulia ad attorcigliare merletti.

Tre mesi dopo, fu lei a intuire la gravidanza prima del test.
– Ce l’ho fatta! – disse Giulia abbracciata a sua suocera.
– L’ho detto. Basta aspettare.
L’anno successivo, Maria Antonietta sposò un vicino pieno di talento e soldi.

L’ultima frase di Giulia fu profonda:
– L’importante è saper stare insieme, per parlare e per tacere.
Maria Antonietta annuì con un sorriso, e nella stanza non ci fu più un muro.

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