Fiorella, fin da quando è venuta al mondo, non era mai stata la preferita di sua madre, Giovanna. La trattava come un oggetto qualsiasi in casa, qualcosa da mettere via quando non serviva. I litigi con il padre non finivano mai; quando Ruggero la lasciò per la sua legittima moglie, Lara, la madre impazzì di rabbia.
Se è andato via, è perché non aveva intenzione di abbandonare la sua casa di rottami fin dal principio! Mi ha tradita al telefono urlava Giovanna al ricevitore e ora mi scarica con il suo figlioletto? Lo butto fuori dalla finestra o lo lascio alla stazione con i barboni!
Fiorella si tappò le orecchie e singhiozzò piano. Lodio della madre lo assorbiva come una spugna.
Che me ne frega a me di quello che farai con la tua figlia. Dubito pure che lei sia mia. Addio rispose Ruggero dallaltra parte della linea.
Giovanna, come una furia, lanciò il vestitino di Fiorella nello zaino, vi infilò i documenti e, prendendo la piccola di cinque anni, la fece salire in un taxi.
Ve la mostro! Ve la faccio vedere a tutti! ribolliva nella sua testa. Con voce altezzosa, indicò al tassista Marco lindirizzo dove doveva portarli: la casa di Nonna Nicoletta, che viveva fuori Bologna, in una piccola frazione chiamata San Romano.
Il tassista non gradì la giovane donna che rispondeva bruscamente alle domande di Fiorella, spaventata.
Mamma, devo andare in bagno sbuffò la bambina, sperando di non attirare lira della madre.
E così fu. Non appena sentì la richiesta, Giovanna sbuffò così tanto da far tremare le mani di Marco, che quasi gli venne voglia di dargli una sberla. Anche lui aveva una nipote della stessa età, che gli ricordava la sua figlia perduta.
Tieni duro, nonna elegantissima! ringhiò Marco, mentre Giovanna si girava verso il finestrino, le narici gonfie per la rabbia.
Calmati, mamma! O ti butto giù anche te. Ti porto direttamente ai servizi sociali! minacciò Fiorella, con voce piccola ma decisa.
Che vuoi dire, zitto! Se ti accorgi che ho già trovato un difensore per le bambine, ti denuncerò per avermi guardato in modo sospetto e per le proposte indecenti! A chi crederà di più? A un tassista o a una madre disperata? sbottò Giovanna. Io crescerò la mia figlia come voglio, quindi chiudi bocca e smettila di parlare!
Marco serrò i denti. Con gente così, meglio non impicciarsi. Ma gli era anche un po dispiaciuto per la piccola.
Dopo un’ora e trenta minuti, arrivarono davanti alla casa di Nonna Nicoletta.
Aspetta, adesso! gridò Giovanna, girandosi, quando udì il rumore del motore di Marco accelerare.
Camminerai da sola, serpente! si sentì dalla portiera del taxi.
Giovanna sputò una voluta frase e, afferrando la mano di Fiorella, spinse la porta del giardino con un calcio.
Prendi quello che vuoi! Il mio figlio è d’accordo. Io non ho più bisogno di questa bambina! sbraitò, con voce rauca, come un cane randagio, e se ne andò a tacchi alti verso la sua auto.
Nonna Nicoletta la guardò, confusa, mentre Fiorella pianse disperata.
Mamma! Non andare via! urlò la bimba, le lacrime scorrendo sulle mani sporche.
Giovanna, cercando di liberare le dita dalla gonna a quadri, la rimproverò:
Vai da tua nonna! Vivi con lei!
I vicini curiosi sbirciarono dalla finestra. Nonna Nicoletta corse verso la nipote urlante, stringendola e asciugandole le lacrime.
Andiamo, tesoro. Vieni qui, mio piccolo frutto disse, mentre il suo viso rugoso si riempiva di lacrime, perché non sapeva nulla della madre.
Ruggero non si preoccupò di annunciare il figlio illegittimo.
Non ti farò del male, non temere. Vuoi dei pancake? Ho anche la panna sussurrò Giovanna, mentre portava Fiorella verso la casa.
Alla porta, Nonna Nicoletta si voltò e vide lauto di Giovanna sparire nella polvere, lasciando solo una scia di fumo.
Mai più sentirono parlare di lei. Nonna Nicoletta accolse Fiorella come un dono divino, convinta che fosse sua. Le somigliava molto al nipotino Rocco, che faceva visita raramente, così tanto da temere di dimenticare il suo aspetto.
Ti crescerò, Fiorella. Ti metterò in piedi, ti darò tutto quello che posso, finché avrò forza.
E così fece. La curò con amore, la portò a scuola, la accompagnò al primo giorno di scuola elementare. Gli anni volarono. Fiorella divenne una ragazza bella, gentile, intelligente e colta, sognando di entrare in medicina, ma per il momento il suo futuro era al college.
Peccato che papà non voglia riconoscermi sospirava, abbracciando Nonna Nicoletta. La sera, si sedevano sul gradino del terrazzo a guardare il tramonto.
Nonna Nicoletta accarezzava i capelli setosi della nipote con la mano tremante. Ruggero, il padre, rifiutò di prendersi cura di lei, preferendo il suo figlio maggiore con la prima moglie, un ragazzino di cui non gli importava nulla. Con Fiorella, invece, fu sempre scontroso, definendola stracciata.
Sei una stracciata! sbottò Nonna Nicoletta, ricordandogli che chiedeva soldi anche a pensione, mentre lui e sua moglie lavoravano. Vai via, Ruggero! Non tornare più!
Ruggero, furioso, lanciò:
Ti farò morire, non ti farò nemmeno seppellire! urlò, poi cacciò via il figlio illegittimo e il suo amico Vito, che era venuto a caso.
Nonna Nicoletta, con le lacrime, rispose:
Che Dio lo giudichi! Domani avrai il diploma, e poi si alzò.
Lestate passò veloce tra i lavori di orticoltura, e arrivò il momento di mandare Fiorella in città per studiare.
Non ce la faccio da sola, chiederò a Vittorio, il vicino, di portarci al dormitorio disse Nonna Nicoletta, che già non si sentiva al meglio di salute.
Fiorella abbracciò Nonna Nicoletta prima di partire.
Non sei vecchia, sei una nonna in forma! disse la nipote, facendo sorridere la vecchia.
Nonna Nicoletta salì in auto con il vicino Vittorio, andò dal notaio e sistemò tutto. Tornò al paese con il cuore più leggero.
Fiorella andava a trovare la nonna ogni fine settimana, studiava sodo e sognava di laurearsi con lode in medicina, convinta di poter prolungare la vita della nonna.
Poi, meno spesso, incontrò il suo compagno di corso, Sandro. Un ragazzo brillante, anchegli desideroso di entrare in medicina. Nonna Nicoletta era felice per lei.
Finito il college con lode, i due si sposarono a venti anni, con una festa modesta in una trattoria di provincia, dove lunico invitato era Nonna Nicoletta.
Tu non sei solo la mia cara nonna, sei anche mamma e papà in una volta sola. Hai dato luce al mio cuore e amore sincero. Hai nutrito, vestito, curato la voce di Fiorella si incrinò, gli occhi pieni di lacrime mi hai dato una casa vera, calda. Ti amo, nonna! Grazie di tutto!
Fiorella si accovacciò sulle ginocchia di Nonna Nicoletta, stringendola. Non poteva immaginare che un giorno la sua cara nonna non ci sarebbe più.
Gli ospiti si commossero, quasi piangevano con la sposa.
Alzati, Fiorella sussurrò Nonna Nicoletta, imbarazzata ma fiera.
Che imbarazzo! esclamò Sandro, sedendosi accanto a Nonna Nicoletta siete ora parte della nostra grande famiglia! Benvenuti!
Tutta la serata risuonò di brindisi per la felicità dei giovani e per la salute di Nonna Nicoletta, che aveva cresciuto una donna così magnifica.
Poco dopo, Nonna Nicoletta si spense, come se avesse finito il suo compito. Fiorella e Sandro si alternarono a prendersi cura di lei, correndo tra la città e il paese, conciliando gli studi.
Un giorno, la nonna, stringendo la mano di Fiorella, le disse:
Se non sarò più, i corvi verranno sul mio figlio e su di te. Ma tu difendili. Ho già scritto una donazione al notaio, tutto è a posto.
Nonna
Non parlare! Non hai genitori veri, io ti ho cresciuta da sola. Presto lascerò questo mondo, ma voglio che tu abbia casa tua, che tu la vendi con Sandro e compriate un appartamento in città.
Fiorella pianse, senza parole, il nodo in gola le impediva di parlare.
Con lassistenza premurosa di Nonna Nicoletta, visse altri un anno e mezzo, poi morì serena nel sonno, senza sofferenze.
Come aveva avvertito, dopo quaranta giorni, Ruggero e la sua famiglia tornarono in città.
Svuotate la casa! gridò, come se avesse tagliato il filo della vita. Finché la madre era viva, ti era permesso stare qui. Ora che non cè, vattene!
Fiorella rimase sconvolta di fronte al suo sguardo sprezzante, alla moglie sconosciuta, al fratello che masticava una gomma guardando la casa della nonna. Ruggo
Ruggero già immaginava di vendere la casa e prendere la macchina. Non avrebbe avuto più bisogno di chiedere a Rug
Sandro, tornando dal supermercato, guardò i nuovi arrivati.
Che gente è questa? sbottò Ruggero.
Sandro, con calma, posò la spesa sul tavolo.
Sono il marito legittimo. E voi chi siete? Non ci ho mai incontrati prima.
Ruggero, rosso di rabbia.
Via da qui! urlò, indicando la porta.
Su, su! contrappone Sandro, sarcastico Su quale base? Il tuo tono è poco cortese. Vuoi vedere il documento di donazione? Ecco il titolo di proprietà, signor Ruggero.
Che documento? balbettò luomo.
Rompicollo, la tua mamma è stregata! Dobbiamo andare in tribunale! urlò la moglie di Ruggero, agitata.
Non lo accetterò! Proverò che non sei mia figlia e non sei nipote della mia madre! sbatteva i pugni Ruggero.
Prepara le valigie, bastarda. Ti faremo fuori mormorò il fratellastro, più arrabbiato ancora.
Se ne andarono, lasciando un vuoto. Fiorella si sedette a terra, coprendosi il viso, piangendo. Perché mi trattano così? pensò. Il padre non le aveva mai comprato nemmeno una caramella da piccola. Ora voleva togliere anche la casa.
Che farò? È lunica cosa che ho della nonna! singhiozzò Fiorella.
Sandro, determinato, prese la nonna dal pavimento e la strinse.
Domani metterò un annuncio per vendere la casa! Altrimenti non ti lasceranno in pace. E non discutere! Ricordi che Nonna Nicoletta ha sempre voluto che vendessimo e andassimo in città!
Sì non avrei mai pensato di vendere così presto. È qui che ho vissuto tutta linfanzia!
La casa fu venduta in fretta a una coppia benestante che sognava una villa di campagna. Non negoziarono nemmeno il prezzo. Ledificio era una grande dimora in mattoni, circondata da alberi da frutto, con una vista sul bosco di pini e una piccola pergola avvolta da viti.
Fiorella e Sando comprarono un appartamento modesto ma accogliente in centro. Presto aspettarono il loro primo figlio, un bambino desiderato e amato.
Prima di addormentarsi, Fiorella pensò a Nonna Nicoletta: Grazie, cara, mi hai dato la vita.





