La Nuova Suocera… Una Storia di Famiglia e Incomprensioni

**Diario di un marito**

Quando Luisa entrò in casa, notò subito le scarpe della suocera accatastate nel corridoio. Capì che la serata di riposo era svanita.

Faustina uscì dalla cucina con laria di un giudice pronto a emettere sentenza.

«Ancora da quella vecchia rimbambita?» attaccò. «E la casa, tuo marito, i bambini? Tutto può aspettare, no? Meno male che sono passata, altrimenti sarebbero rimasti a digiuno.»

«Faustina, Enrico sapeva che sarei tornata tardi. La cena è pronta, basta scaldarla. Avrebbe fatto tutto da solo, senza il vostro aiuto», rispose Luisa.

In dieci anni di matrimonio con Enrico, si era abituata al malcontento costante della suocera. Ormai le sue parole erano come una radio accesa dal mattino alla sera, e lei le ignorava.

Allinizio, però, era stato difficile. Faustina era la sua *seconda* suocera. La prima, Giulia, era stata una donna discreta. Mai interferita, mai imposto consigli non richiesti, mai invadente.

Ma quando serviva, era sempre presente. Luisa ricordava le notti in cui Giulia vegliava la piccola Anna, quando la bambina confondeva il giorno con la notte. Ricordava come venisse a prenderla per una passeggiata, dicendole:

«Non fare nulla, riposati. Quando torna Enrico, preparerà lui la cena.»

Quando Anna compì cinque anni, un incidente in fabbrica portò via Enrico. Giulia, che aveva perso lunico figlio, non abbandonò nuora e nipote. Per mesi vissero insieme, sostenendosi a vicenda.

Luisa le propose di restare, ma Giulia rifiutò:

«Hai ventotto anni, Luisa. Sei giovane, troverai ancora la felicità. Non voglio esserti dintralcio.»

Tre anni dopo, Luisa sposò Marco. Ma non dimenticò Giulia. I suoi genitori vivevano lontani, e la prima suocera divenne quasi una madre per lei. Anna, poi, adorava sua nonna.

Per questo il comportamento di Faustina, che si comportava come padrona di casa, la sconvolse. Dopo la prima visita, chiese a Marco di spiegare a sua madre che era unospite, non la proprietaria.

Quando Faustina si difese dicendo di voler solo aiutare, Luisa rispose:

«Non ho diciotto anni. Ero autonoma già quando studiavo lontano da casa. Dopo sette anni di matrimonio, non ho bisogno che mi insegni a cucinare o pulire. Potrei insegnare io a voi.»

Marco la sostenne, e col tempo Faustina imparò a non intromettersi. Quando nacque Luca, evitò consigli non richiesti, per quanto le bruciasse.

Il problema era che Faustina aveva unamica che si vantava di «educare» la nuora del figlio minore. A lei mancava materia per fare altrettanto, ma trovò sfogo in unaltra ossessione: il rapporto di Luisa con Giulia.

«Anna non è più una bambina, eppure Luisa va da quella vecchia due o tre volte a settimana», si lamentava con lamica.

Negli ultimi anni, Luisa era stata più presente. Giulia, che Faustina chiamava «vecchia» (pur essendo solo sette anni più anziana), si era ammalata.

«Sprechi i soldi di famiglia per unestranea», la rimproverava Faustina.

«Non preoccupatevi, Giulia ha venduto la casa al mare. Ha di che curarsi», ribatteva Luisa.

Quando Giulia peggiorò, Luisa assunse una badante e fece pause dal lavoro per starle accanto. Ma non bastò.

Poco dopo la scomparsa di Giulia, Faustina si interessò alleredità.

«Ha venduto la casa, ma non avrà speso tutto. E la pensione era buona. E poi cè quel bilocale»

Chiese a Marco, ma la risposta la deluse.

«Il testamento è a nome di Anna. È sua nipote.»

«E Luisa? Ha sprecato tempo per nulla!», esclamò Faustina.

Luisa la sentì. «Lo sapevo da un anno. Lho accompagnata io dal notaio.»

«E allora perché lhai assistita?», sbottò Faustina.

«Temo che non capireste la risposta.»

Anna ereditò lappartamento e un deposito. Decisero di affittarlo finché studiava, versando i soldi sul suo conto.

Faustina propose:

«Perché affittare a sconosciuti? Potrebbe viverci Claudia.»

Claudia, la figlia minore di Faustina, viveva ancora con lei. A trentacinque anni, non si era mai sposata.

«Se avesse un appartamento, troverebbe marito», pensava Faustina.

Ma Anna rifiutò.

«Non pagherebbe come gli altri. E io vorrò un mutuo, forse mi trasferirò. I soldi serviranno.»

«Avara, proprio come tua madre», brontolò Faustina.

«Mamma, tu hai un trilocale», osservò Marco. «Vendilo, prendi un monolocale e un bilocale per Claudia.»

«Assurdo! È casa mia, non vi spetta nulla!», urlò Faustina.

«Allora non lamentarti», tagliò corto Luisa. «Non vuoi sacrificare il tuo appartamento per tua figlia, ma pretendi quello di Anna?»

Claudia rimase con la madre. Anna affittò, poi vendette per comprare in città.

Andò anche a Roma, ma tornò dopo una settimana. *Paese che vai, mal che trovi*

**Lezione:** Le vere famiglie si sostengono senza calcoli. Chi vede solo interessi, finisce solo.

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