La piccola Sofia non riusciva a capire perché i suoi genitori non la amassero.

Piccola Ginevra non riusciva a capire perché i suoi genitori non la amassero.

Il padre sembrava sempre infastidito dalla sua presenza, mentre la madre si limitava a svolgere i suoi doveri con distacco, più preoccupata dell’umore del marito che della figlia.

La nonna paterna, Natalia Colombo, cercava di spiegare che il padre lavorava tanto, che la madre faceva altrettanto per garantire a Ginevra tutto il necessario, e che cerano anche le faccende di casa

Ma la verità venne a galla quando Ginevra compì otto anni e, per caso, sentì i genitori litigare.

Nina, hai di nuovo salato troppo la minestra! urlò il padre. Non sai fare niente come si deve!

Nicolò, ma cosa dici? Lho assaggiata, era perfetta! si giustificò la madre.

Per te è sempre tutto perfetto! Ma non sei nemmeno riuscita a darmi un figlio maschio! I miei amici mi prendono in giro, mi chiamano sfortunato!

Era improbabile che qualcuno lo deridesse davvero era un uomo forte, un camionista con anni di esperienza sulle strade ma il risentimento verso la moglie per avergli dato una figlia invece di un figlio era così evidente che Ginevra si sentì morire dalla vergogna.

Ora capiva perché i genitori la mandavano sempre dalla nonna quando il padre tornava dai viaggi: non sopportava nemmeno di guardare “quella che non era un maschio”.

Dalla nonna Natalia, però, Ginevra si sentiva amata. Studiavano insieme, cucinavano, cucivano vestiti Eppure, il dolore per lindifferenza dei genitori rimaneva.

Poco dopo quel litigio, Nicolò e Nina annunciarono allimprovviso che si sarebbero trasferiti in una grande città.

Dicevano di essere stanchi della vita di provincia, che volevano cambiare aria, e che forse, in un posto nuovo, avrebbero finalmente avuto un figlio maschio. La decisione, ovviamente, era stata del padre, mentre la madre aveva annuito come sempre.

Ma cera un problema: Ginevra non era inclusa nei loro piani.

Starai con la nonna, poi verremo a prenderti borbottò la madre, evitando il suo sguardo.

E io non voglio venire con voi! Sto meglio con la nonna! rispose Ginevra con orgoglio, anche se il cuore le si stringeva per lumiliazione.

Ma poco importava! Lei sarebbe rimasta con la nonna che la amava, con i suoi amici, con gli insegnanti che la conoscevano bene.

I genitori potevano vivere come volevano: non si sarebbe più preoccupata per loro!

Ginevra aveva appena compiuto dieci anni quando Nicolò e Nina ebbero finalmente il figlio tanto desiderato: suo fratello Matteo.

La notizia arrivò attraverso una videochiamata solenne in tutti quegli anni i genitori non lavevano mai visitata, la madre si limitava a brevi chiamate, il padre si faceva vivo solo con saluti frettolosi.

Ogni tanto mandavano qualche soldo alla nonna, ma era Natalia a prendersi cura di Ginevra quasi completamente.

Un anno dopo, la madre si presentò allimprovviso, annunciando che Ginevra doveva trasferirsi da loro.

Ecco, tesoro cinguettò. Finalmente vivremo tutti insieme. Potrai conoscere tuo fratello, farete amicizia

Non voglio venire rispose Ginevra, aggrottando le sopracciglia. Sto bene con la nonna.

Non fare la capricciosa! Sei grande, devi aiutare tua madre!

Nina, calmati! intervenne Natalia. Se pensi di trasformare Ginevra in una bambinaia gratis, ti sbagli di grosso!

È mia figlia, decidiamo noi! ringhiò la madre.

Ma la nonna non era tipo da arrendersi:

Se insisti, denuncio il fatto che avete abbandonato vostra figlia! Vi faranno perdere la patria potestà, e la vergogna vi perseguiterà!

Discussero ancora, ma Ginevra non sentì il resto la nonna la mandò di corsa al negozzo per non farla assistere alla lite. La madre non tornò più sullargomento e se ne andò il giorno dopo.

Nei dieci anni seguenti, i genitori sparirono. Ginevra finì le scuole superiori, poi un istituto tecnico e, grazie allaiuto di un vecchio amico della nonna, Enrico Bianchi, trovò lavoro come contabile in una piccola azienda.

Si fidanzò con un autista di nome Luca, e i due progettavano di sposarsi, ma dovettero rimandare quando Natalia si ammalò e mor

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