Piccola Fiorella non riusciva a capire perché i suoi genitori non la amassero.
Pareva che il padre si infastidisse per la sua sola presenza, mentre la madre, Lucia, si occupava di lei con gesti meccanici, come se il suo unico dovere fosse placare l’umore del marito.
La nonna paterna, Emilia Rossi, cercava di spiegare: “Il papà lavora tanto, la mamma anche, tutto per te, tesoro. E poi ci sono le faccende di casa”
Ma la verità emerse quando Fiorella compì otto anni e udì per caso una lite dei genitori.
Lucia, hai di nuovo salato troppo la minestra! ruggì il padre. Non sai fare niente come si deve!
Ma Enrico, no! Lho assaggiata, era perfetta si scusò la madre.
Per te è sempre tutto perfetto! E non sei nemmeno riuscita a darmi un figlio maschio! I miei amici mi prendono in giro mi chiamano “quello senza erede”!
Difficile credere che qualcuno osasse riderne era un uomo austero, camionista per lunghe tratte, abituato a comandare ma nella sua voce cera un risentimento così profondo verso la moglie, tutta colpa di quella figlia femmina, che Fiorella sentì un groppo in gola.
Ora capiva perché la spedivano dalla nonna ogni volta che il padre tornava a casa non sopportava la vista di “quella che non era un maschio”.
Dalla nonna Emilia, Fiorella stava bene. Studiavano insieme, cucinavano, rammendavano vestiti Eppure, le bruciava il cuore per come la trattavano i genitori.
Poco dopo quel litigio, Enrico e Lucia annunciarono allimprovviso il trasferimento in una grande città.
Dicevano di voler cambiare aria, magari per avere finalmente il figlio tanto atteso. La decisione, ovviamente, era del padre, e la madre annuì come sempre.
Ma cera un problema: Fiorella non era inclusa nei loro piani.
Stai con la nonna, poi verremo a prenderti borbottò la madre, evitando il suo sguardo.
Non voglio venire con voi comunque! Con la nonna sto meglio dichiarò Fiorella con fierezza, anche se dentro sentiva il cuore spezzarsi.
E pazienza! Almeno restava con la nonna che la amava, con le amiche del cuore, con gli insegnanti che la stimavano.
I genitori potevano vivere come volevano lei non si sarebbe più preoccupata per loro!
Fiorella aveva appena compiuto dieci anni quando Enrico e Lucia ebbero finalmente il figlio tanto desiderato: il fratellino Tommaso.
La notizia arrivò con una videochiamata solenne in tutti quegli anni non lavevano mai visitata, la madre si limitava a rare telefonate, il padre “mandava i saluti”.
Ogni tanto inviavano qualche soldo alla nonna, ma per il resto, Fiorella viveva grazie a lei.
Un anno dopo, la madre annunciò che Fiorella doveva trasferirsi da loro. Venne di persona a prenderla.
Ecco, stellina! cinguettò. Finalmente staremo tutti insieme. Potrai conoscere tuo fratello
Non voglio venire rispose Fiorella, accigliata. Sto bene con la nonna.
Non fare la capricciosa! Sei grande, devi aiutare tua madre.
Lucia, calmati! intervenne la nonna. Se pensi di trasformare Fiorella in una bambinaia gratis, non permetterò che accada!
È mia figlia, e decido io! ringhiò la madre.
Ma la nonna non era tipo da arrendersi:
Se insisti, denuncio labbandono minorile! Vi toglieranno la patria potestà e la vergogna vi seguirà per sempre!
Discussero ancora. Fiorella non sentì il resto la nonna la mandò in fretta al negozio ma la madre non parlò più del trasferimento e ripartì il giorno dopo.
Per i successivi dieci anni, i genitori sparirono. Fiorella finì le scuole, poi un istituto tecnico, e grazie allaiuto di un vecchio amico della nonna, il signor Carlo Bianchi, trovò lavoro come contabile in una piccola azienda.
Innamoratasi di un autista, Marco, i due progettarono il matrimonio, ma dovettero rimandare la nonna Emilia si spense.
Il padre e la madre arrivarono per il funerale, soli. Tommaso era rimasto con unamica “un bambino non deve assistere a queste cose tristi”.
A Fiorella non importava amava troppo la nonna, e il dolore la paralizzò.
Forse per questo non capì subito di cosa stesse parlando il padre durante il pranzo funebre.
Dunque Lappartamento è un po malandato osservò il padre, guardandosi intorno. Non ci daranno molto.
Enrico lo rimproverò la madre. Non è il momento
E quando allora? Bisogna sistemare tutto subito. Dobbiamo tornare Tommaso è solo.
Signor Bianchi, conosce un agente immobiliare? Qualcuno che si occupi della vendita.
Che vuoi vendere, Enrico? chiese il signor Bianchi.
Ma questa casa, no? Tommaso avrà bisogno di un alloggio Certo, non basterà per una bella casa nella nostra città, ma per un acconto sì, e prima che compia diciotto anni, avremo saldato il mutuo.
Fiorella, con gli occhi gonfi, fissava fuori dalla finestra senza partecipare.
Vuoi cacciare tua figlia di casa, Enrico? chiese il signor Bianchi. Dove vivrebbe?
Ma è una donna ormai! sbuffò il padre. Si sposi, e sarà suo marito a mantenerla!
Mmm borbottò lamico della nonna. Emilia aveva ragione su di te Ma non funzionerà, Enrico. Cè un testamento legale: questo appartamento è solo di Fiorella.
Il padre tacque.
Allora ha plagiato la nonna? sbottò, lanciando unocchiata velenosa a Fiorella, che finalmente si stava svegliando dalla sua torpore. Pazienza! Vedremo un testamento si può contestare.
E anche questo Emilia lo aveva previsto rispose calmo il signor Bianchi. Sappi, Enrico, che non lascerò che tu la rovini.
Bastò un giorno al padre per consultare un avvocato e capire che la legge era dalla parte della figlia.
Poteva provare, certo, ma i costi erano alti e la vittoria incerta.
Fiorella, non hai cuore? tentò un altro approccio. Tu ti sposerai, tuo marito ti manterrà, ma Tommaso ha bisogno di una casa è un uomo. Rinuncia alleredità!
Neanche per sogno tagliò corto Fiorella.
Ti daremo qualcosa Diciamo centomila euro Basteranno per un acconto, prendetevi un mutuo.
Non voglio, e non voglio più parlarti!
E io invece
Se non la smetti, chiamo la polizia. Vi faranno sloggiare.
Fiorella non aveva intenzione di tradire la nonna, che si era presa cura di lei per tutta la vita, e di certo non voleva rimanere senza casa.
Il padre odiava la polizia preferiva evitare guai con la legge. Così se ne andò con la madre, e per quattro anni non si fecero vivi.
In quel tempo, Fiorella e Marco si sposarono e ebbero una bambina, Emilietta. I soldi erano pochi, ma vivevano felici. Finché un giorno la madre non chiamò:
È colpa tua! urlò al telefono, singhiozzando. Se non ti fossi attaccata a quel maledetto appartamento, tuo padre non av






