**Diario personale – La pioggia porta fortuna**
Dopo un’estate afosa, era arrivato l’autunno, con quel freddo tagliente e quelle giornate umide, tra raffiche di vento e piogge incessanti.
Mentre tornavo a casa, stanca del vento e della pioggerellina fastidiosa, mi fermai al supermercato per riprendermi dal maltempo e, nello stesso tempo, comprare qualcosa per cena. Dentro era caldo, luminoso e asciutto. Camminai lentamente tra gli scaffali, osservando le confezioni.
Riempii un intero cestino della spesa. Nel reparto ortofrutta presi un limone e un grappolo d’uva. Immaginai di rannicchiarmi sul divano davanti alla TV, sorseggiando un tè caldo col limone, staccando acini dolci per mangiarli. Forse avrei anche bevuto un bicchiere di vino per scaldarmi più in fretta.
Mi fermai davanti allo scaffale dei salumi, indecisa tra salsicce e affettati. In quel momento avrei mangiato di tutto. Non avevo messo nulla in bocca dalla mattina. Deglutii e allungai la mano verso un pacchetto di prosciutto crudo, tanto per non doverlo cucinare. La mia mano urtò un’altra mano, che raggiungeva lo stesso prodotto.
Ritrassi la mano e mi girai: accanto a me c’era un uomo alto e affascinante. Capelli neri, tagliati con stile, appena striati d’argento alle tempie, occhi scuri, labbra piene e rosee. E quel cappotto nero. Proprio come piaceva a me.
— Scusi — disse lui, mostrando un sorriso perfetto, con denti bianchissimi.
*Hollywood è niente in confronto. Sembra uscito da una rivista patinata. Ma che ci fa in un supermercato qualunque a comprare salumi?* Mi sentii arrossire per quel sorriso. Feci fatica a distogliere lo sguardo e mi allontanai. *Lo fissavo come una stupida.*
Mentre camminavo verso le casse, mi vidi riflessa nella vetrina delle bibite e rabbrividii. *Santo cielo, che scempio. Cosa avrà pensato di me? Ma che importa. Lui è là, io sono qui.* Posai i prodotti sul nastro. Accanto a me, qualcuno mise le stesse cose, incluso il prosciutto.
Forse rimasi troppo a guardare i suoi acquisti, perché sentii una voce:
— Abbiamo gli stessi gusti, non ti pare?
Alzai lo sguardo e rividi lui, con quel sorriso smagliante.
— Che gusti? Sono cose che comprano tutti qui — risposi, voltandomi di scatto. *Devo sembrare una gallina bagnata.*
— Hai ragione — ammise lui.
*Io sono tutta scompigliata dal vento, e lui sembra appena uscito dal barbiere.* Immaginai la consistenza dei suoi capelli, folti e morbidi. *Ma che sto fantasticando? Trovato un bel ragazzo e già me lo sogno? Meglio piantarla.*
Misi tutto nella busta, pagai e, costringendomi a non guardarlo, mi avviai all’uscita. Fuori, una nuova raffica di vento mi colpì in faccia, come per punire la mia fuga al coperto. Avevo già dimenticato che tempo facesse. Dietro di me, la porta si aprì.
— Non è una serata da passeggiate. Abiti qui vicino? — chiese lui, venendomi dietro.
— Perché? — dissi, diffidente.
— Ho la macchina. Potrei darti un passaggio.
Non sapevo cosa rispondere. *Si sarà abituato all’effetto che fa sulle donne. Non sembra un maniaco.* Ma il dubbio rimaneva. *E tu, quanti maniacMentre scivolavo tra le sue braccia quella sera, capii che la felicità a volte è proprio come la pioggia: arriva quando meno te l’aspetti, e mentre bagna tutto, fa rifiorire la vita.