La porta rimarrà chiusa

**Diario, 12 Novembre**

— Mamma, apri la porta! Per favore! — I pugni di mio figlio battevano sul metallo con tale forza che sembrava potesse staccarsi dai cardini. — So che sei in casa! Non c’è la macchina nel cortile, non sei uscita!

Valentina Rossi sedeva sulla poltrona, di spalle all’ingresso, stringendo una tazza di tè ormai freddo. Le sue mani tremavano così tanto che la porcellana tintinnava sul piattino.

— Mamma, che succede? — La voce di Luca si fece più disperata. — I vicini dicono che da una settimana non fai entrare nessuno! Neppure Sofia!

Al nome della nuora, Valentina fece una smorfia. Sofia. La sua preziosa Sofietta, per cui Luca avrebbe fatto di tutto. Anche quello che era accaduto giovedì scorso.

— Mamma, chiamo il fabbro! — minacciò Luca. — Ti faccio scassinare la serratura!

— Non osare! — gridò finalmente Valentina, senza voltarsi. — Non osare toccarmi!

— Mamma, ma perché? Parla con me!

Valentina chiuse gli occhi, cercando di riordinare i pensieri. Come spiegargli quello che aveva sentito per caso nel corridoio dell’ambulatorio?

— Per favore — la voce di Luca si fece sommessa, supplichevole. — Sono preoccupato per te. Anche Sofia lo è.

Sofia preoccupata. Certo. Probabilmente teme che i suoi piani vadano in fumo.

— Vai via, Luca. E non tornare.

— Mamma, stai male? Hai la febbre? Chiamo il dottore.

— Non mi serve un dottore. Mi serve che mi lasci in pace.

Valentina si alzò e si avvicinò alla finestra. Luca era nel cortile, al telefono. Sicuramente stava chiamando Sofia per dirle che sua madre stava facendo i capricci.

Alzò lo sguardo e la vide. Le fece un cenno con la mano, indicando che stava salendo. Valentina tornò alla poltrona.

Un minuto dopo, bussarono di nuovo.

— Mamma, sono qui con Sofia. Apri, ti prego.

Valentina serrò i denti. L’aveva portata. La moglie che progettava così attentamente il futuro.

— Valentina — la voce di Sofia era dolce — sono io. Apri, per favore. Luca è molto in ansia.

Che brava attrice. Cambia persino tono quando serve.

— Ti abbiamo portato la spesa — continuò Sofia. — Latte, pane, i tuoi amaretti preferiti.

Gli amaretti. Valentina sorrise amaramente. Sofia li comprava sempre, da quando aveva scoperto che le piacevano con il limone. Che premura.

— Valentina, dica qualcosa — la voce di Sofia diventò ansiosa. — Ci preoccupiamo per lei.

— Vi preoccupate — ripeté Valentina, così piano che non la sentirono.

— Mamma, non me ne vado finché non apri! — insisté Luca. — Resterò qui tutta la notte!

Sapeva che non scherzava. Era sempre stato testardo. Se voleva una cosa, la otteneva.

— Va bene — disse alla fine. — Ma solo tu. Da solo.

— Cosa? — Luca non capì.

— Sofia torna a casa. Parlerò solo con te.

Sentì i sussurri dietro la porta.

— Mamma, perché? Anche Sofia è preoccupata.

— Perché ho detto così. O solo tu, o nessuno.

Altri sussurri, poi la voce di Sofia:

— Va bene, Valentina. Vado a casa. Luca, chiamami quando hai capito tutto.

Aspettò che i passi di Sofia si perdessero sulle scale, poi aprì la porta lentamente.

Luca entrò di corsa, l’abbracciò e la scrutò preoccupato.

— Mamma, sei dimagrita! Sei pallida! Che è successo? Stai male?

— Non sto male — si liberò dall’abbraccio e andò in cucina. — Vuoi un tè?

— Sì — si sedette a tavola, fissandola. — Dimmi tutto. Perché stai chiusa in casa da una settimana? Perché non apri a nessuno?

Valentina accese il bollitore e si girò verso di lui.

— Perché dovrei aprire? Che bene mi aspetto?

— Mamma, che c’entra? Non puoi stare sempre chiusa qui. Devi fare la spesa, andare dal dottore…

— La spesa la fa la vicina, Anna. Le lascio la lista e i soldi. E dal dottore non ci vado.

— Perché no?

Versò l’acqua bollente nelle tazze, aggiunse lo zucchero.

— Perché l’ultima volta ho sentito cose che avrei preferito non sentire.

Luca aggrottò le sopracciglia.

— Cosa hai sentito?

— Tua moglie. Parlava al telefono con un’amica. Non sapeva che c’ero io.

— E cosa diceva?

Valentina si sedette e lo guardò a lungo negli occhi. Occhi così simili a quelli di suo marito, scomparso anni fa. Onesti. Davvero quel ragazzo poteva essere coinvolto?

— Parlava di vendere il mio appartamento. Di mettermi in una casa di riposo. Di spendere i soldi.

Luca impallidì.

— Mamma, avrai capito male. Sofia non…

— Ho capito benissimo — lo interruppe. — Ricordo ogni parola. Diceva: “Luca è d’accordo. Dice che sua madre non può vivere sola, è pericoloso alla sua età. La sistemiamo in una buona casa di riposo, vendiamo l’appartamento. I soldi ci serviranno per l’anticipo.”

— Mamma, io non ho mai…

— Non interrompermi! — alzò la voce. — E poi aggiungeva: “Per fortuna la suocera è ingenua, non sospetta nulla. Crede che la amiamo. Invece ci sta solo intralciando.”

Luca rimase con la testa bassa. Le spalle tese, i pugni serrati.

— Mamma, ti giuro, non sono mai stato d’accordo. Sofia avrà fantasticato.

— Fantasticato? — ridacchiò amara. — E perché allora parlava così nel dettaglio? Della casa di riposo in via del Sole, delle condizioni ottime ma costose? Del fatto che il mio appartamento è valutato 400.000 euro?

— Ha fatto valutare l’appartamento? — chiese Luca, sbalordito.

— Pare di sì. O credi che abbia inventato la cifra?

Si passò le mani sul viso.

— Mamma, non sapevo niente. Sofia non me ne ha mai parlato.

— O forse sì, e tu non hai ascoltato? Magari te l’ha suggerito piano piano?

Si avvicinò alla finestra. Nel cortile, dei bambini giocavano. Felici, spensierati.

— Luca, sto pensando — disse senza voltarsi. — Forse ha ragione. Forse vi sto davvero di intralcio.

— Mamma, non dire così!

— E cosa devo dire? Vivo da sola in un trilocale, voi siete stretti in un monolocale. Io ho i miei risparmi, voi pagate mutui. Non sono più giovane, potrei farmi male…

— Se hai paura di stare sola, veniamo a vivere qui. Te l’ho proposto mille volte!

Si girò verso di lui.

— L’hai proposto. E come ha reagito tua moglie?

Luca esitò.

— Diceva di aspettare, di trovare una casa più grande.

— Vedi? Intanto invecchio e divento un peso.

— Non sei un peso. Sei mia madre.

— Tua madre, ma sua suocera. Una estranea, insomma.

Si risedette a tavola.

— Dimmi la verità. Vorresti che andassi in una casa di riposo?

— No, mamma. Mai.

— E vendere l’appartamentoDopo un lungo silenzio, Luca alzò lo sguardo con gli occhi lucidi e sussurrò: “Mamma, resterò sempre con te, perché la famiglia è l’unica cosa che non può essere comprata con i soldi.”

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