Lucia aprì la porta, trascinò dentro la pesante borsa della spesa e si fermò un attimo per riprendere fiato. Subito, dalla sala, arrivò una voce petulante:
“Lù, finalmente! Cosa hai comprato di buono? E poi, dove sei stata tutto questo tempo, sto morendo di fame qui!”
Il suo umore, già di per sé non esaltante, si raggrinzì in una palla spinosa di fastidio. Ecco, come al solito, Marco aveva passato l’intera giornata a fare il pascià sul divano, tra la televisione e i videogiochi. Il pavimento era sporco come quando era uscita, e sicuramente non si era neanche sognato di mettere la lavatrice. Ma ovviamente, era lei che tornava a casa tardi, e il “povero piccino” affamato! E i soldi, quelli magicamente apparivano nel cassetto, no?
Con passo pesante, come un idraulico dopo una giornata di lavoro, Lucia entrò in cucina, svuotò la borsa e, senza neanche togliersi il cappotto, si mise a preparare in fretta la cena—anche lei aveva fame! Le sue frustrazioni si riversarono su pentole e padelle innocenti, che sbatacchiò rumorosamente.
Marco, sul divano, ascoltò per un po’ quel fracasso, ma alla fine non resistette: il rumore copriva perfino la televisione. Con un sospiro, si alzò e si avviò verso la cucina per riportare la pace.
“Lù, ma perché fai tutto questo baccano? Non sento neanche le notizie!”
Lucia sbatté un piatto sul tavolo:
“Mangia e taci! Se faccio rumore, è perché mi va! E tu di officine e fucine non ci hai mai messo piede!”
Marco si offese, ma si sedette comunque e attaccò la pasta al sugo. Lucia continuò a sbattere stoviglie, mangiando in piedi senza sedersi. La sua domanda lo colse di sorpresa:
“Tu, mentre eri lì a poltrire, almeno hai pensato di mettere il bucato nella lavatrice?”
Lui alzò le braccia:
“Ma quale bucato? Stai scherzando? La lavatrice è roba da donne, io sono un uomo, queste cose non le capisco e non le devo sapere! Se ci provo, poi urli perché ho rovinato i tuoi seta con il lavaggio a novanta gradi o perché ho lavato i tuoi piumini col ciclo delle scarpe!”
“Uomo di te ce n’è come della regina Margherita! E ovviamente in tutti questi anni non hai mai avuto modo di imparare ad usare una lavatrice!” ringhiò Lucia. Marco, ora seriamente ferito, rispose:
“Lù, questo è troppo! Ti stai facendo prendere la mano! Capisco che tu sia arrabbiata perché sono senza lavoro, ma è temporaneo! Non posso accettare qualsiasi schifezza che mi offrono, dove ti fanno sgobbare come un mulo per quattro soldi! Poi, un uomo deve trovare la sua strada! Non è una cosa che si fa in un giorno! E tu invece mi tratti come uno straccio! Perché?”
Quella sera, Marco aveva chiaramente perso il senso dell’autoconservazione. Altrimenti si sarebbe accorto che Lucia era stranamente silenziosa. Invece, continuò imperterrito:
“Tu sei una donna, Lù! Dovresti essere dolce e premurosa! Invece urli e sbatacchi tutto come l’idraulico Pasquale! Puoi almeno camminare piano e non lanciare le cose come se fossi una lanciatrice di martello?”
Lucia sbuffò, ma Marco, ignaro, continuò. Finì la pasta, mise il piatto nel lavandino e cominciò a passeggiare per la cucina come Napoleone per le sue stanze.
“E poi, Lù, un po’ di rispetto! Sono tuo marito, per legge dovresti trattarmi meglio! Guarda Fatima, per esempio, come si prende cura di Ahmed! Lo coccola, non alza mai la voce, e vivonoLucia lo fissò con gli occhi stretti, afferrò saldamente la padella di ghisa e rispose con calma gelida: “Sai, caro, Fatima può permettersi di essere delicata perché Ahmed lavora come un matto, mentre tu sei più inutile di un tappeto bucato, quindi prendi lo strofinaccio e comincia a pulire, o questa padella farà conoscenza con la tua testa.”