La rottura che ha cambiato il mio destino

La rottura che mi salvò la vita
«Chiara, ma che combini?» la voce di Luca rimbombò in tutta la casa. «Dove vai conciata così?»
«A teatro, se permetti!» Chiara si sistemò allo specchio la nuova camicetta comprata in saldo. «Con Daniela avevamo fissato, volevamo vedere quello spettacolo da tempo.»
«Quale teatro?! Hai un sacco di cose da fare qui! I piatti sporchi, le mie camicie non stirate! E lei pensa al teatro!» Luca le afferrò un braccio, voltandola verso di sé. «Cambiati subito e occupati della casa!»
Chiara si liberò con uno strattone, ma sul polso rimase il segno rosso delle sue dita.
«Luca, ne abbiamo parlato ieri! Sono rimasta a casa tutto il giorno, ho fatto tutto. Voglio una serata per me, che c’è di male?»
«Per te?!» ridacchiò sprezzante. «E chi ti mantiene, ti veste? Chi ti dà un tetto? Io, tra parentesi, sono rientrato dal lavoro, voglio mangiare decentemente, non trangugiare questi tuoi panini!»
Chiara andò in cucina in silenzio, iniziando a prendere cibo dal frigo. Le mani tremavano, dentro tutto si era stretto in un nodo duro. Ancora quel mattino era così felice per la serata prevista, s’era persino fatta l’acconciatura, lucidato le scarpe. E ora…
«Ecco, appunto!» borbottò soddisfatto Luca, alzando il volume della televisione. «E fa’ in fretta! Sono affamato come un lupo!»
Mentre la padella si scaldava, Chiara guardava di sfuggita dalla finestra. Nel cortile una donna della sua età portava a spasso il cane, rideva, parlava al telefono. Quanto sembrava felice, quella sconosciuta! Libera, spensierata…
«Chiara! Ti sei addormentata laggiù?!» ringhiò lui dal soggiorno.
«Sto preparando, preparando!» rispose lei, voltando in fretta le polpette.
Luca apparve sulla porta della cucina, appoggiandosi allo stipite.
«Senti, domani sera viene Giuseppe, dobbiamo discutere affari. Niente amiche, stai a casa tranquilla, servirai il caffè se chiederemo.»
«Ma domani è sabato» obiettò timidamente Chiara. «Noi ragazze volevamo andare in quel locale nuovo…»
«Quali ragazze? Hai quarantatré anni, Chiara, svegliati! È ora di metterti in testa le cose giuste. Casa, famiglia — ecco il tuo posto. Non queste sciocchezze con amiche e locali.»
Chiara gli posò davanti un piatto, sedendo di fronte. Non aveva fame, un groppo le serrava la gola.
«Luca, perché sei così con me? Prima non eri così… Andavamo insieme a teatro, al cinema, mi portavi i fiori…»
«Prima!» fece un gesto vago con la mano. «Prima eri più giovane, più carina. E ora cos’è rimasto di te? Ingrossata, invecchiata, ti vesti come una vecchietta. Mi vergogno a farmi vedere con te in pubblico!»
Le parole colpivano più di qualunque schiaffo. Chiara si alzò, iniziò a sparecchiare. Le lacrime le salivano in gola, ma si trattenne. Non voleva dargli un altro pretesto per umiliarla.
«Non piagnucolare!» si storse Luca. «Non sopporto queste lagne da femminucce. Piuttosto pensa a come sistemarti. Magari vai in palestra, mettiti a dieta. Sei proprio trascurata.»
Quando lui tornò davanti alla tv, Chiara prese il telefono, scrisse a Daniela: «Non ce la faccio stasera, scusami. Rimandiamo».
La risposta arrivò subito: «Chiari, cos’è successo di nuovo? È la terza volta questo mese! Non è possibile!»
«Tutto a posto, solo faccende urgenti» scrisse Chiara e subito cancellò il messaggio. Scrisse più breve: «Tutto bene».
Ma Daniela insisteva: «Vieni da me adesso. Seriamente».
«Non posso, Luca è a casa».
«Chiara, amiche da vent’anni. Vedo cosa ti succede. Basta sopportare!»
Chiara mise il telefono nel cassetto, sotto una pila di carte. Daniela non capisce, è divorziata, vive sola, per lei è facile dare consigli. E la casa? Il mutuo che pagano insieme? Dove andrebbe? Cosa farebbe?
Il giorno dopo, mentre il marito era al lavoro, Chiara decise di andare da zia Pina. La settantenne la accolse a braccia aperte.
«Chiaretta! Che bella che sei!» zia Pina strinse forte la nipote. «Avanti, avanti, ho appena fatto la crostata».
Con il caffè, la zia osservava attentamente Chiara.
«Qualcosa sei pallida, tesoro. E dimagrita. Tutto a posto?»
«Sì tutto bene, zia Pin,» cercò di sorridere Chiara. «Solo sono stanca per il lavoro».
«Il lavoro…» sospirò la zia. «E a casa come va? Il tuo Luca come sta?»
«Sta bene. Lavora tanto, si fa in quattro per la famiglia».
Zia Pina tacque a lungo, poi sospirò.
«Sai, Chiaretta, io sono stata sposata tutta la vita. Con tuo zio Franco fianco a fianco trentotto anni. E ti dico onesta: abbiamo avuto momenti diversi. Buoni, difficili. Ma mai, senti, mai si è permesso di umiliarmi o vietarmi di vivere».
«Zia Pin, ma di che parli?»
«Di questo:
Guardando la nebbiolina mattutina avvolgere i tetti di Firenze attraverso la finestra della sua nuova casa, un sorriso sereno le illuminò il volto mentre ripeteva piano: “Finalmente libera, finalmente io.”
E ogni mattina, guardandosi allo specchio, salutava finalmente l’anima che aveva ritrovato.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

14 − 3 =

La rottura che ha cambiato il mio destino