A cinquant’anni, Sergio Rossi aveva quasi nessun capello grigio, ma un diavolo gli ballava nelle costole. E tutta colpa sua — Alba. L’aveva incontrata per caso, quando era passato all’università per fare una domanda al dipartimento dove insegnava un suo vecchio amico. La questione era banale, le conseguenze, fatali.
Se ne stava vicino alla finestra, i riflessi del sole che danzavano nei suoi capelli dorati. Occhi verde smeraldo, una figura delicata, un’aura di vita e audacia… Lui, un uomo ormai lontano dall’essere un ragazzo, si sentì improvvisamente giovane. Alba gli sembrava l’incarnazione di ogni sogno — una fata, una sirena, una ninfa. In realtà era solo una studentessa carina, ma Sergio lo capì molto dopo. In quel momento, era stregato.
Una passione così non l’aveva mai provata neppure con sua moglie, Elena Maria, nei primi anni. Trent’anni di matrimonio alle spalle, due figli, un passato condiviso, una casa, comprensione reciproca e rare liti. Tutto sembrò svanire dalla sua mente appena l’aveva guardata, Alba.
Lei, d’altronde, non resisteva alle attenzioni di un pretendente facoltoso. Anzi, le incoraggiava. Cresciuta in una famiglia modesta, entrata all’università per miracolo, sognava di restare in città. E Sergio era la sua porta per quel mondo.
— Ma è un vecchio! — sbuffava la sua coinquilina, Rita. — Sei impazzita? Pensaci bene!
— Vecchio? Nient’affatto — replicò Alba. — È pieno di vita, ha soldi, è pazzo di me. Vedrai, presto mi sposerà.
Sergio si era innamorato sul serio. Affettuoso, generoso, premuroso. Ma non una parola sul divorzio. Alba aspettava, sperava. I suoi piani erano semplici: i figli di Sergio ormai grandi, la moglie in salute, una vita tranquilla. E lui con i soldi. Tutto sembrava avviarsi alle nozze. Ma Sergio cominciò a stancarsi. Il ritmo di un’amante giovane era troppo per un uomo della sua età. Lui avrebbe preferito vederla una volta a settimana, e solo in un hotel, il resto del tempo a casa, tra comfort, minestra e l’amata Elena.
Alba iniziò a pretendere:
— Perché non possiamo vivere insieme? Hai un altro appartamento!
— Ci sono degli inquilini — mentì. In realtà era vuoto, lui ed Elena avrebbero fatto dei lavori. Ma trasformarlo in un nido d’amore? Mai.
— Allora affittane uno nuovo! Sei un uomo o no?
Le liti si fecero più frequenti. Poi, il colpo di scena.
— Sono incinta, Sandro — disse Alba (sì, così lo chiamava). — Sei felice?
Sergio si irrigidì. Stava per lasciarla — aveva pure anticipato il ritorno da un viaggio per parlarle. E ora, un figlio.
— Ma dicevi che prendevi precauzioni…
— Niente è sicuro al cento per cento! Credevo fossi contento…
Lui non era contento. Era confuso. Ma rimase. Il bambino nacque — un maschietto, Dario. Sergio aiutò: soldi, visite, presenza. Ma Alba voleva di più.
— Sono stanca di essere nascosta! O lo dici a tua moglie, o lo faccio io!
Non fece in tempo a decidere — Alba agì. Due giorni dopo, Elena lo affrontò:
— Pare che tu abbia un figlio e progetti di risposarti? È vero?
— Elena, non è così… Posso spiegare…
— Ti dico subito una cosa: il divorzio non ci sarà — disse con calma fermezza. — Non ho costruito una famiglia per trent’anni per cederla a una studentessa.
Sergio si sentì sollevato. Non perché evitava la separazione, ma perché capì — lei voleva ancora salvare la loro vita insieme.
— Ti amo, Elena. Perdonami. È stata follia, non so cosa mi sia preso…
— Ma il bambino non ha colpe — aggiunse lei. — Lo prenderemo con noi. Con lei, invece, è finita per sempre. Allora ti perdonerò. Davvero.
Sergio non credeva alle sue orecchie. Ma Elena, come sempre, aveva calcolato tutto. Alba, stremata dal bambino, senza aiuto, senza sostegno, accettò volentieri quando le propose la soluzione:
— Voglio che Dario viva con noi. Tu potrai tornare a studiare, alla tua vita. Ce la faremo.
— Perfetto — rispose lei, indifferente. — Basta che dopo non venga a reclamare.
L’affidamento fu veloce — il padre riconosciuto, la madre non oppose resistenza. Dario si trasferì. Elena se ne occupò, ma con distacco. Sergio sperava: il tempo avrebbe aggiustato tutto. Passò un anno.
Poi, un fulmine a ciel sereno.
— Chiedo il divorzio — annunciò Elena rientrando da un viaggio. — Ho conosciuto un altro. E ho capito che sono felice solo con lui.
— Un altro chi?
— Enzo. Vive in un’altra città, ma si trasferirà da me. Tu rimarrai con l’appartamento. È giusto così.
— Ma tu avevi detto…
— Allora ci credevo. Ma l’amore non si comanda. Scusami.
Se ne andò. Lasciandogli Dario e il passato. Provò a riconquistare Alba, ma lei rise soltanto:
— Hai avuto quello che volevi, Sandrino. Io ho avuto la mia libertà. Adesso vivi come vuoi. Io mi sposo presto.
Rimase solo. Con un figlio che ormai amava. Senza moglie, senza amante, ma con una quieta consapevolezza: forse, era giustizia.