La sabbia tra le dita
Il silenzio in casa era denso come miele vecchio, e solo il crepitio della legna nel camino rompeva quella quiete pesante. Anna Rossi, una donna dal viso segnato dalle rughe e dallo sguardo stanco, seguiva con gli occhi il figlio che sistemava in silenzio gli ultimi oggetti in un sacco di tela. Domani sarebbe partito per il servizio militare.
Figlio mio, Luca, dimmi, cosa ci trovi in quella in quella civetta? scoppiò a dire, la voce strozzata dal dolore. Non ti considera neanche un centesimo! Ti guarda dallalto in basso, e tu hai la testa solo per lei. Al paese le ragazze non mancano, sai? Prendi Nadia, per esempio, la Sartori Intelligente, lavoratrice, ti guarda con interesse, e tu non la degni di uno sguardo. Come se il mondo finisse con la Giulia.
Luca, un ragazzo alto e robusto con la mascella forte e gli occhi buoni, ora accigliati, non si voltò. Le sue dita annodarono il sacco con gesti familiari.
Nadia non mi interessa, mamma. Ho deciso. Amo Giulia da quando ero bambino. E se lei non mi vuole allora non mi sposerò mai. Non sprecare fiato, lascia stare.
Ti farà soffrire, Luca! Il cuore me lo dice! singhiozzò la madre. Bella, sì, lo ammetto, una diavola Ma fredda, incostante. Lei dovrebbe brillare in città, non pavoneggiarsi nel nostro paesino.
Luca finalmente si girò. Il suo sguardo era una barriera impenetrabile.
Basta. Argomento chiuso.
Nello stesso momento, nella casa accanto, profumata di cosmetici economici e giovinezza, lo specchio rifletteva unaltra scena. Giulia, completando il rituale serale, aggiungeva gli ultimi tocchi: leyeliner nero, il rossetto rosso acceso. Il suo look, audace e sgargiante, gridava il desiderio di essere notata, presa, portata lontano da lì.
Giulia, dove vai tutta agghindata così? chiamò la madre dalla cucina. Di nuovo a ballare? E dopo, avventure fino allalba? Perché non inviti Luca? È un bravo ragazzo! Sta finendo listituto tecnico, ha le idee chiare. Ha assunto operai, sta costruendo una casa con suo padre dice che è per la futura moglie. E guarda solo te, è pazzo di te.
Giulia sbuffò, ammirandosi allo specchio.
Il tuo Luca è un rozzo contadino, peggio non si può. Costruisce una casa La gioventù è una sola, mamma! Bisogna vivere, divertirsi, e lui lavora come un mulo, non esce mai, non si gode la vita. Poi la gioventù passa e non resta niente da ricordare. Non lo voglio, capisci? Mai e poi mai. Non nominarmelo neanche.
E, leggera come una farfalla, uscì di casa, lasciandosi alle spalle una scia di profumo stucchevole.
Quellautunno fu dorato e amaro. Luca, dopo il diploma, ricevette la cartolina precetto. I genitori organizzarono una festa semplice ma sentita per salutarlo. Venne anche Giulia con la madre, come vicine di casa.
Luca, in un completo nuovo e scomodo, cercava il momento giusto. Il cuore gli batteva in gola. La raggiunse nel corridoio, dove lei si appoggiava alla parete, indifferente.
Giulia iniziò, e la voce gli tremò. Posso scriverti delle lettere? Tutti i soldati scrivono alle loro ragazze. Io non ne ho una. Magari potresti essere tu la mia? Anche solo per lettera?
Giulia lo guardò con sufficienza, come si fa con un cagnolino affettuoso ma noioso. Rifletté un attimo.
Scrivi pure. Se avrò voglia, ti risponderò. Altrimenti, non te la prendere. Va bene?
Per lui bastò. Il suo volto si illuminò di una speranza così vivida che Giulia distolse lo sguardo, quasi imbarazzata.
Per un po gli rispose, alle lettere scritte con la calligrafia ordinata di un soldato. Ma dopo il liceo scappò in città, per iscriversi alla facoltà di pedagogia. La vita grigia del paese rimase indietro, insieme alle ingenue lettere. La corrispondenza finì di colpo.
Sua madre sospirava, sperando in segreto che la figlia rinsavisse, aspettasse Luca, si sistemasse. Ma Giulia non voleva nemmeno sentirne parlare.
Mi laureerò, sposerò un uomo di città, colto! E non tornerò mai più in questo buco dimenticato da Dio! urlava isterica quando la madre provava a difendere il pretendente di paese.
Ma il destino rise di lei. Il primo esame, quello di italiano, lo fallì miseramente. Lamara ironia era che non cera nessuno da incolpare. Nella loro scuola di paese mancavano sempre i professori. Italiano e tedesco li insegnava ununica insegnante, la signora Elsa, svizzera. Il tedesco lo sapeva perfettamente, litaliano a malapena. Giulia, come la maggior parte dei compagni, non padroneggiava bene né luno né laltro.
Ma Giulia non era tipo da crucciarsi a lungo. La città la attirava con le sue luci, e trovò presto conforto in Edoardo, affascinante e cinico. Edi studiava allultimo anno di giurisprudenza e viveva da solo in un trilocale mentre i genitori lavoravano al Nord.
Giulia si trasferì da lui in fretta. Per non pesare su di lui né chiedere soldi alla madre, trovò lavoro nella mensa di una fabbrica. Non come cuoca, ovvio. Spingeva un carrello di pasticcini tra i reparti, sotto gli sguardi pesanti degli operai.
Nellappartamento di Edi si ambientò subito: pulì le stanze trascurate, cucinò minestre sostanziose e portò a casa i pasticcini avanzati. Si sentiva la padrona di casa, quasi una moglie. Una casa cera, un uomo promettente pure. Si poteva anche pensare a un figlio. Era innamorata di Edi fino allo stordimento. Per lei incarnava la vita cittadina, elegante, che aveva sempre sognato.
Ci rimase quasi un anno. Poi, una sera fredda e piovosa, Edi, sdraiato sul divano, le disse senza emozione:
Giulia, basta, ci siamo divertiti e ora basta. Mi sei stufato. Vattene. I miei tornano tra qualche giorno.
Dentro di lei qualcosa si spezzò e si gelò. Ma, fiera e ormai abituata alla crudeltà della città, non diede segni. Raccolse le sue cose nella stessa valigia e andò da unamica. Solo quando la porta si chiuse, le lacrime amare solcarono il suo viso.
Due settimane dopo, a casa dellamica, capì che qualcosa non andava. Nausea al mattino, vertigini. La visita dal medico pose fine alle illusioni.
Sei incinta. È troppo tardi per abortire, disse fredda la ginecologa anziana, guardandola sopra gli occhiali.
Giulia non pensò nemmeno di interrompere la gravidanza. Era il figlio del suo amato Edi! Un pezzo di lui. Ma poi arrivò una lettera della madre. Breve, un saluto da unaltra vita. Tra le righe, la madre accennava che Luca era tornato dallesercito. Aveva chiesto di lei.
Nella testa di Giulia, disperata e spaventata, nacque un piano folle e meschino. Tornare a casa di corsa. Fingere di essere la fidanzata felice del