La scatola con il cerchietto

**Scatolina con l’anello**

Annalisa e Luca erano amici dalle elementari. Vivevano nello stesso palazzo, appartamenti vicini, e condividevano i banchi di scuola. I primi due anni, la nonna di Luca li aspettava all’uscita per accompagnarli a casa. La mamma di Annalisa faceva turni lunghi, mentre il papà era spesso in trasferta.

«Annalisa, vieni da noi, ti preparo il pranzo», ripeteva la nonna di Luca ogni volta.

Mentre si avvicinavano a casa, Annalisa tratteneva il fiato, sperando che la nonna non si dimenticasse di invitarla. Mangiava volentieri il suo minestrone denso, le polpette con il purè o gli spaghetti con il ragù.

«Hai mangiato di nuovo poco? Per chi mi affanno ai fornelli? È come se a casa non ti dessero da mangiare», sgridava la mamma la sera, controllando il frigo.

Annalisa spiegava che da sola si annoiava e non aveva fame, che la nonna l’aveva invitata e non poteva rifiutare. Ma dalla terza elementare iniziarono le lezioni al pomeriggio. La nonna smise di chiamarla, perché la mamma aspettava Annalisa a casa. E poi smise del tutto di andare a prendere Luca e Annalisa all’uscita.

«Che roba è. Non sono mica un bambino. Nessuno viene a prendermi, solo a me. Che vergogna», rispose Luca quando Annalisa chiese perché la nonna non li accompagnava più.

Annalisa notò che Luca non l’aspettava più nello spogliatoio, cercava di scappare prima che lei finisse di vestirsi. Oppure camminava con altri ragazzi, ignorando Annalisa che rimaneva indietro.

A scuola, Luca la evitava. Perché i compagni li chiamavano “fidanzatini”. Annalisa fece il broncio. Quando lui chiedeva di copiare i compiti, lei rifiutava, alzando il mento con orgoglio.

Alle superiori, molti ragazzi iniziarono a uscire con le ragazze. Luca smise di vergognarsi di Annalisa. Tornarono a camminare insieme. Spesso passava da lei per copiare i compiti o preparare una ricerca.

Un giorno, tornando da scuola, Annalisa trovò la mamma in lacrime.

«È successo qualcosa a papà?», si spaventò.

«Sì, ci ha lasciate. Se n’è andato con un’altra. Che gli marcisca tutto…»

Da quel momento, la mamma si chiuse in sé stessa, piangeva o fissava il vuoto. L’atmosfera in casa divenne insopportabile. Annalisa non voleva più rientrare. Intanto, la nonna di Luca si ammalò. Dimenticava tutto, persino di mangiare. A Luca toccava badare a lei finché i genitori tornavano dal lavoro. Si vedevano solo a scuola.

Prima degli esami di maturità, tutti parlavano di università. Annalisa sapeva che non potevano permetterselo, perciò si iscrisse subito a un istituto tecnico. Luca invece andò all’università.

Si vedevano raramente, solo se per caso si incrociavano per strada. All’inizio si scambiavano due parole. Poi solo un saluto veloce. A volte Annalisa lo incontrava con una ragazza. Lui fingeva di non vederla.

Lei era gelosa, arrabbiata, ferita. Luca le piaceva. Non sapeva se era amore o semplice amicizia, ma vederlo con un’altra faceva male.

All’ultimo anno arrivò un nuovo professore, fresco di laurea. Si imbarazzava, evitava di guardare le studentesse. Portava occhiali spessi con una montatura nera.

Un giorno, uscì da scuola sotto un temporale primaverile. Annalisa non aveva l’ombrello. Aspettava sotto il portico che smettesse.

Usci il professor Vincenzo, aprì l’ombrello.

«Annalisa, abiti lontano?»

«Quattro fermate d’autobus».

«Ho la macchina, posso accompagnarti».

«Ma no, professor Borghi, smetterà presto».

«Ne dubito. Andiamo». La coprì con l’ombrello e la portò alla sua Fiat grigia.

Mentre guidava, si tolse gli occhiali.

«Li portava solo per sembrare più serio», confessò con un sorriso complice. «Ma è un segreto, eh? Non dirlo a nessuno».

«Promesso».
«Senza occhiali non è male», pensò Annalisa.

«Ti piace studiare? Proverai all’università o lavorerai?», chiese, passando al “tu”.

Anche lei lo imitò. Tanto aveva solo qualche anno in più.

Davanti a casa sua, Vincenzo scese per accompagnarla sotto la pioggia ormai finita.

Poi la riaccompagnò altre volte. Capì che l’aspettava apposta. Andarono al cinema, mangiarono gelato. Lei lo chiamava sempre “professore”. Con la giacca e gli occhiali sembrava serio. Alle amiche piaceva che un adulto le facesse la corte.

Una domenica, andò a casa loro con fiori e cioccolatini. Mentre bevevano il caffè, la mamma lo interrogò sul lavoro, sulla carriera. Annalisa taceva, gli occhi bassi.

«Annalisa sta cercando lavoro», disse la mamma.

«Infatti… sono venuto per questo», rispose Vincenzo. «Dal prossimo anno ci sarà un posto da insegnante. Volevo proporre il suo nome. È brava, ha tutte le carte in regola».

«Davvero? Hai sentito, Annalisa?»

«Non voglio insegnare. Non fa per me». Lo guardò dritto negli occhi.

Lui si agitò. Portò la mano alla montatura inesistente.

«In realtà… sono venuto per chiedere la tua mano».

La mamma lo fissò, poi guardò Annalisa.

«Capisco che sia inaspettato. Non vi precipitate. Ho una macchina, una casa… Lei non le mancherà nulla».

«Che sorpresa… Annalisa, parla! L’ha sconvolta, professore… Deve pensarci».

«In questi casi una scatolina con l’anello sarebbe stata appropriata», avrebbe voluto dire Annalisa. Sognava una proposta romantica, non una tra un caffè e l’altro.

E lui e la mamma la fissavano, aspettando una risposta.

«Devo… pensarci».

«È stato un piacere conoscerla», disse la mamma, invitandolo a uscire.

«Non è il tipo che ti piace?», chiese una volta solo.

Annalisa scrollò le spalle.

«Ma ha una casa, un lavoro… Forse dovresti accettare».

Cosa c’era da pensare? Non voleva sposarsi, e di certo non con un tipo così impacciato.

«Ah, ho visto la mamma di Luca. Lui si trasferisce a Milano per studiare».

«E non me l’hai detto? Quando parte?»

«Non ho avuto tempo di dirtelo! È già andato».

Quando Vincenzo tornò, con altri fiori e cioccolatini, Annalisa accettò. Niente scatolina con l’anello, neanche quella volta.

«Forse hai ragione. L’amore passa, la casa resta», sospirò la mamma.

Dopo un matrimonio modesto e noioso, iniziò una vita ancora più monotona. Vincenzo passava le serate a preparare le lezioni. Niente romanticismo, passeggiate, sogni in comune. Nemmeno la vita intima accendeva scintille. Annalisa capì di non amarlo, e che non l’avrebbe mai amato. Vivevano fianco a fianco, ma non insieme.

Una sera, trovò il padre a casa della mamma. Lei arrossì come una ragazzina.

«Tuo padre è tornato. Senza di me stava male».

«Sono felice per voi».

Camminando verso casa, trattenne le lacrime. I suoi genitori si amavano. E lei?Il cuore di Annalisa si sollevò quando, un anno dopo, Luca le si inginocchiò davanti sotto le stelle di Sanremo, stringendo finalmente quella scatolina con l’anello che aveva sempre sognato, e lei, con un sorriso luminoso come il sole della Liguria, disse di sì.

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