La Signora Zovica Vuole Festeggiare il Suo Giubileo da Noi e Pretende Che Liberiamo l’Appartamento

Ecco la storia adattata alla cultura italiana, con nomi, luoghi e riferimenti culturali modificati:

Allora, senti questa. La suocera di Caterina voleva festeggiare il compleanno a casa loro e pretendeva che liberassero lappartamento.

“Catè, Alessandro te lha già detto?” ha attaccato la suocera. “Senti, ci saranno una ventina di invitati. Quindi inizieremo a preparare la sera prima. Io arriverò presto, verso le sei.”

“La sera?!” ha ribattuto Caterina, scettica. “No, io non ho accettato niente del genere.”

“Aspetta, non ho finito. Ad Alessandro ho già mandato la lista della spesa, ha promesso di comprare tutto.”

Alessandro aiutava sempre sua sorella maggiore, Silvia. A trentanni, era già stata sposata due volte e divorziata altrettante, e ogni volta era colpa degli uomini “non era quello giusto”. La loro madre, Tamara, glielo ripeteva da quando era piccolo:

“Devi aiutare tua sorella.”

E lui lo faceva. A volte con i soldi, quando Silvia era “momentaneamente” senza lavoro, altre con le riparazioni nel suo appartamento in affitto, o con i traslochi infiniti dopo ogni divorzio.

Poi si era sposato.

Caterina, allinizio, sopportava. Ma quando Silvia, per la quinta volta in un anno, chiese di prendere la loro macchina “per un paio di giorni” perché la sua si era “rotta di nuovo”, Caterina rispose con calma ma fermezza:

“Alessandro, non è ora di smetterla? Anche noi abbiamo bisogno della macchina questo weekend. Pensavo avessimo dei piani”

“Ma che cè di così urgente?”

“Non si va a piedi alla casa di campagna dei miei genitori. Hanno raccolto due secchi di pomodori per noi. Credevo avessi sentito quando ne ho parlato.”

“Sì qualcosa ho sentito, ma capisci, Silvia ha unemergenza.”

“Di nuovo? E quale sarebbe?”

“Non lo so di preciso,” ha bofonchiato Alessandro, “ma lei ne ha più bisogno.”

“No, Alessandro. Questa volta no! O dici di no a tua sorella, o comprami unaltra macchina. Sono stanca di prendere lautobus quando mio marito potrebbe accompagnarmi dove serve.”

Alessandro ci pensò su per la prima volta e stava per chiamare Silvia per rifiutare, ma Tamara rimise tutto a posto:

“Ma che fai, lasci tua sorella per colpa di tua moglie? È sola! Chi la aiuterà se non te?”

E così continuò ad aiutarla, nonostante le litigate con Caterina. Una volta non si parlarono per giorni, finché Alessandro non esplose:

“Perché non parli? Ti sei offesa?”

“Ma davvero? Ci sono voluti tre giorni per capirlo?” rispose Caterina, irritata.

“Ma non capisco il motivo!”

Lei rise, incredula:

“Seriamente? Non capisci? Tua sorellina ti ha tenuto tutto il weekend perché doveva andare in campagna da unamica. Pensavo ti limitassi ad accompagnarla, invece sei rimasto lì due giorni. Non ti sembra strano?”

“E che cè di male? Abbiamo bevuto un po. Cera anche il suo ex, con cui sono rimasto a chiacchierare. Dovevo festeggiare un po, no? Dovevo fare la figura del meschino e andarmene?”

“Avresti potuto almeno chiamare.”

“Anche tu potevi farlo,” replicò lui.

“Ho chiamato! Ma il tuo telefono era spento. Cosa avrei dovuto pensare? Ero fuori di me, non sapevo dove fossi. E tu invece ti sei semplicemente preso una pausa da me.”

“Non esagerare,” la liquidò Alessandro, facendo segno che stava arrivando una chiamata.

Uscì sul balcone e solo lì rispose. Sapeva bene che Caterina non avrebbe apprezzato unaltra conversazione con Silvia.

“Ciao, fratellino!” squillò la voce di Silvia. “Tra due settimane è il mio compleanno! Trentanni! Hai capito, vero?”

Alessandro guardò Caterina, che stava versando la minestra.

“Ehm cosa vuoi?” chiese.

“Come mi capisci al volo!” rise Silvia. “Voglio festeggiare a casa tua! Hai un salone grande. Nel mio bilocale è stretto, e la padrona di casa si arrabbia. E il ristorante costa troppo.”

“E se prendessimo un locale? Ti do una mano con i soldi.”

“Ma sei impazzito?!” si indignò Silvia. “È il mio trentesimo! Vuoi che spenda per affittare un posto quando tu hai una casa? Tanto i soldi li dovrai mettere comunque. Mica sono figlia di un milionario.”

“Prima devo parlarne con Caterina. È casa sua anche.”

“Troppo tardi!” lo interruppe. “Ho già detto a tutti che la festa sarà da voi. Libera lappartamento per tutta la giornata, ok? Mamma dice che preparerà tutto.”

Alessandro sospirò e si coprì il viso con una mano. Mentre cercava una soluzione, arrivò un messaggio da Tamara:

“Silvia vuole il menu. Ecco la lista delle cose da comprare. Di a Caterina che ci dia una mano anche con la cucina.”

Intanto Caterina, ignara del compleanno imminente, si era accomodata sul divano col telefono per guardare la sua serie preferita. Quando Alessandro entrò a testa bassa, capì tutto.

“Allora, cosè successo stavolta?” chiese calma, mettendo in pausa.

“Caterina, senti Silvia compie trentanni vuole festeggiare.”

Lei alzò lo sguardo.

“E allora? Che lo faccia.”

Lui si grattò la nuca.

“Sì, ma vuole farlo qui.”

“Cosa?! A casa nostra?”

“Sì, ma solo una sera. Dice che il ristorante costa e a casa sua è stretto”

“E tu hai detto di sì?”

“Ho detto che prima dovevo parlare con te! Ma Silvia ha già invitato tutti. E mamma sta preparando il menu”

Caterina chiuse gli occhi e respirò profondamente.

“Alessandro. Dimmi, sei un adulto o il tramite dei capricci di Silvia?”

“Ma che dici?”

“Io cosa dico?” replicò ironica, mostrandogli il telefono. “E il fatto che nessuno mi abbia nemmeno chiamato? Questa è casa mia, mica un centro eventi per la tua famiglia. Silvia vuole festeggiare qui, io devo aiutare, tua madre pure e nessuno mi ha chiesto niente?!”

In quel momento, squillò il telefono di Caterina.

“Ah, ecco la ciliegina sulla torta,” sibilò. “Tua madre.”

“Caterina, Alessandro te lha già detto?” iniziò la suocera. “Ci saranno una ventina di persone. Prepariamo la sera prima. Arrivo alle sei.”

“La sera? No, io non ci sto.”

“Aspetta, non ho finito. Alessandro ha la lista della spesa, comprerà tutto.”

“Va bene E i soldi? Dove li prendiamo?”

“Alessandro ha detto che ci pensa lui,” rispose secca Tamara.

“Ah, quindi volete trasformare casa mia in un ristorante, e paghiamo pure noi?”

“Ma Silvia è famiglia! Non puoi sacrificarti un giorno? Tagliare qualcosa, fare gli antipasti Sei la padrona di casa!”

“Tamara, ho appena scoperto di questa festa. Non ho dato il permesso.”

“Ma che casa tua! Siete sposati, tutto è condiviso!”

“Davvero? Se la casa fosse di Alessandro, non diresti così. Sarei solo una mantenuta.”

“Non dire sciocchezze. Basta, finita la discussione. Entro venerdì comprate tutto.” E riattaccò.

“Cosa è successo?” chiese Caterina sentendo il tonfo.

“Smett

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