Caterina desiderava celebrare lanniversario a casa nostra e pretese che sgombrassimo lappartamento.
«Caterina, Marco te lha già detto?» iniziò la suocera. «Ascolta! Ci saranno una ventina di ospiti. Quindi inizieremo a preparare la cena già dal pomeriggio. Arriverò in anticipo, verso le sei.»
«Cosa? Di sera?» replicò scettica la nuora. «No, non ci ho mai acconsentito.»
«Aspetta, non ho finito. Marco ha già la lista della spesa, ha promesso di comprare tutto.»
Marco aiutava sempre sua sorella maggiore, Silvia. A trentanni, si era già sposata e divorziata due volte, e ogni volta la colpa era delluomo «sempre quello sbagliato». La loro madre, Maria Teresa, ripeteva al figlio fin da piccolo:
«Devi aiutare tua sorella.»
E Marco aiutava. Con i soldi, quando Silvia restava «momentaneamente» senza lavoro, con le riparazioni nel suo appartamento in affitto, con i traslochi infiniti dopo ogni divorzio.
Poi lui si sposò.
Caterina, sua moglie, allinizio sopportò. Ma quando Silvia chiese per la quinta volta in un anno la loro macchina «per qualche giorno», perché la sua era «di nuovo in panne», Caterina disse con calma ma fermamente:
«Marco, forse basta, no? Anche noi abbiamo bisogno dellauto questo weekend. Credevo avessimo dei piani»
«Che devi fare? Non puoi andare a piedi?»
«No. Non si arriva a piedi alla casa di campagna dei miei genitori. Hanno preparato due secchi di pomodori per noi. Credevo mi avessi ascoltato quando ne parlavo.»
«Sì qualcosa ho sentito, ma capisci Silvia ha unemergenza.»
«Di nuovo? E quale sarebbe?»
«Non lo so esattamente,» borbottò Marco, «ma a lei serve di più.»
«No, Marco. Questa volta non ci sto! O dici di no a tua sorella, o comprami unauto. Sono stufa di prendere lautobus quando mio marito potrebbe accompagnarmi dove serve.»
Marco ci pensò per la prima volta e stava per chiamare Silvia per rifiutare, ma Maria Teresa rimise tutto a posto in fretta:
«Ma che fai, abbandoni tua sorella per tua moglie? È sola! Chi la aiuterà, se non tu?»
E Marco continuò ad aiutare, nonostante le litigate con Caterina. Una volta restarono senza parlarsi per giorni, e lui non resistette:
«Perché non parli? Sei offesa?»
«Davvero? Ti ci sono voluti tre giorni per capirlo?» sbottò Caterina.
«Non riesco a capire per cosa esattamente?»
Caterina rise, incredula:
«Sul serio? Non capisci? Tua sorellina ti ha portato via per tutto il weekend perché doveva andare in campagna dallamica. Pensavo saresti tornato subito, invece sei rimasto là due giorni. Non ti turba nulla?»
«Cosa dovrebbe turbarmi? Abbiamo bevuto un po. Cera il suo ex, con cui ho parlato normalmente. Dovevamo festeggiare. Che dovevo fare, andarmene come uno stupido? Sarebbe stato maleducato.»
«Avresti potuto almeno chiamare.»
«Anche tu potevi,» ribatté Marco.
«Io ho chiamato! Ma il tuo telefono era spento. Ti rendi conto? Cosa avrei dovuto pensare? Ero preoccupata, senza sapere dove fosse mio marito. E lui aveva deciso di riposarsi da me.»
«Non inventare,» replicò lui, facendo cenno che stava arrivando una chiamata.
Marco uscì sul balcone e rispose solo lì. Sapeva bene che sua moglie non avrebbe apprezzato unaltra conversazione con Silvia.
«Ciao, fratellino!» cinguettò Silvia al telefono. «Tra due settimane è il mio compleanno! Trentanni! Hai capito, vero?»
Marco guardò con cautela Caterina, che stava versando la minestra.
«Ehm cosa vuoi?» chiese.
«Come mi capisci al volo!» rise Silvia. «Voglio festeggiare da voi! Avete un salone grande. Nel mio affittato è stretto, e la padrona si arrabbierà. E il ristorante è caro.»
«E se andassimo in un locale? Ti do quello che serve.»
«Ma sei impazzito?!» si indignò Silvia. «È un compleanno importante! Vuoi che spenda per laffitto quando hai casa tua? E tanto mi darai i soldi comunque. Non sono la figlia di un milionario.»
«Prima parlo con Caterina. È anche casa sua. Forse ha già programmi.»
«Troppo tardi!» lo interruppe. «Ho già detto a tutti che la festa sarà da voi. Liberate lappartamento per lintera giornata, ok? Mamma dice che preparerà tutto.»
Marco sospirò e si coprì il volto con una mano. Mentre cercava una soluzione, il telefono vibrò di nuovo. Un messaggio di sua madre:
«Silvia ha detto di fare il menu. Ecco la lista. Servono anche gli ingredienti. Di a Caterina che ci aiuti. E con la cucina, non sarebbe male.»
Intanto Caterina, ignara del compleanno di Silvia, si era accomodata in poltrona con il telefono, pronta a guardare la sua serie preferita. Quando Marco entrò a testa bassa, capì tutto.
«Allora? Cosè stavolta?» chiese calma, mettendo in pausa lo schermo.
«Caterina, ascolta Silvia compie trentanni. Lo sai è una data importante. Vuole festeggiare.»
Caterina alzò lo sguardo.
«Che festeggi pure. Glielo vietiamo forse?»
Marco si grattò la nuca.
«Il punto è un altro. Vuole festeggiare da noi.»
«Cosa?!» Caterina si alzò. «A casa nostra?»
«Sì, ma solo una sera. Dice che il ristorante è costoso e a casa sua è piccolo»
«E tu hai accettato?»
«Ho detto che prima parlavo con te! Ma Silvia ha già invitato tutti. E mamma sta preparando il menu»
Caterina chiuse gli occhi e respirò profondamente.
«Marco. Dimmi, sei un adulto o solo un tramite per i desideri di Silvia?»
«Ma che dici?»
«Io?» replicò ironica, mostrandogli il telefono. «Non ti sembra strano che nessuno mi abbia nemmeno chiamato? Questa è casa mia, mica un luogo di passaggio per i tuoi parenti. Silvia vuole festeggiare qui, io devo aiutare, pure tua madre deve dirigere e nessuno mi ha consultata?»
In quel momento, il telefono di Caterina squillò.
«Oh, ecco la ciliegina sulla torta,» sibilò. «Tua madre.» Lo agitò davanti al viso di Marco.
«Caterina, Marco te lha già detto?» chiacchierò la suocera. «Ci saranno una ventina di persone. Iniziamo a preparare la sera prima. Arriverò verso le sei.»
«Cosa? Di sera?» sorrise scettica Caterina. «No, non ho mai acconsentito.»
«Aspetta, non ho finito. Marco ha la lista della spesa, ha promesso di comprare tutto.»
«Supponiamo» disse Caterina. «E i soldi? Dove li prendiamo?»
«Marco ha promesso di aiutare,» rispose secca Maria Teresa.
«Ah. Quindi volete trasformare casa mia in un ristorante, e pure pagare il banchetto?» Caterina non trattenne più la rabbia.
«Silvia non è unestranea! Non puoi aiutare per un giorno, tagliare qualcosa in cucina, preparare antipasti Sei la padrona di casa!»






