— Mamma, dimmi che non te lo sei dimenticato! — gridò Chiara, entrando di corsa nell’ingresso e lasciando cadere la sua borsa di lusso. — Dai, mamma! Te l’avevo detto un mese fa!
Mariangela si voltò lentamente dallo specchio, dove stava sistemando i capelli grigi. Le mani le tremavano leggermente, ma lo sguardo rimaneva calmo.
— Di cosa parli, Chiaretta? — domandò piano.
— Come, di cosa? — Chiara lanciò la borsa sul divano. — Del compleanno di Lorenzo! Domani compie quindici anni! E tu, di nuovo con la testa tra le nuvole?
— No, mi ricordo… — Mariangela si sedette sulla poltrona, incrociando le mani in grembo. — È solo che pensavo forse non valesse la pena fare troppo chiasso…
— Non vale la pena? — Chiara si fermò in mezzo alla stanza, fissando la madre. — È mio figlio! Tuo nipote! Quindici anni! E tu dici che non vale la pena?
Mariangela sospirò. Sapeva che stava per iniziare. Come sempre, quando Chiara veniva da lei con Lorenzo per il weekend. La figlia era sempre stata così—impulsiva, esigente. E ora, dopo il divorzio, era peggiorata.
— Chiara, calmati. Ricordo tutto. Ho comprato il regalo e ordinato la torta in pasticceria, — disse stanca. — Solo che pensavo forse non volesse una grande festa. È diventato così tranquillo ultimamente…
— Tranquillo? — sbuffò Chiara. — È un adolescente! Tutti gli adolescenti sono tranquilli con gli adulti. Ma questo non significa che non serva una festa. Anzi, dobbiamo fargli capire che lo amiamo!
Dal corridoio arrivò il rumore di una assi che scricchiolava. Apparve Lorenzo—alto, magro, con i capelli scuri ribelli e gli occhi seri del padre.
— Ciao, nonna, — borbottò, lanciando un’occhiata alla madre. — Ma perché urlate?
— Non urliamo, stiamo parlando della tua festa, — Chiara cambiò subito tono, la voce diventò melliflua. — Domani è il tuo compleanno, tesoro! La nonna ha ordinato la torta, io ho portato i regali…
— Non mi serve niente, — mormorò Lorenzo, sedendosi sull’orlo del divano. — Posso farne a meno.
— Come fai a farne a meno? — si indignò Chiara. — Quindici anni! È una data importante!
Lorenzo alzò le spalle e si immerse nel telefono. Mariangela lo guardò con preoccupazione. Qualcosa non andava. Da mesi arrivava sempre più chiuso, parlava poco con lei, e con la madre rispondeva solo a monosillabi.
— Lorenzo, cosa vorresti come regalo? — chiese dolcemente.
— Niente, — rispose il ragazzo senza alzare gli occhi.
— Come niente? — Chiara si sedette accanto al figlio. — Magari un telefono nuovo? O possiamo aggiornare il computer?
— Mamma, lasciami stare, — borbottò Lorenzo, alzandosi. — Vado in camera mia.
— Dove? — Chiara si alzò di scatto. — Siamo appena arrivati! Meglio organizzare, chi invitare…
— Non voglio nessuno! — si voltò bruscamente Lorenzo. — Chiaro? Nessuno! Voglio stare da solo!
— Ma perché? — chiese Chiara, confusa. — Prima ti piacevano le feste…
— Prima… — Lorenzo sorrise amaramente. — Prima molte cose erano diverse. Adesso non serve fingere che questi compleanni ci rendano felici.
Se ne andò, sbattendo forte la porta. Chiara rimase in mezzo alla stanza, la bocca aperta per lo stupore.
— Cosa gli prende? — si voltò verso la madre. — Era sempre così allegro!
Mariangela sospirò pesantemente. Aveva visto come cambiava il nipote. Visto come soffriva per il divorzio dei genitori, diviso tra madre e padre, stanco dei loro rimproveri incessanti.
— Chiara, siediti, — chiese. — Parliamo.
— Di cosa? — Chiara camminava nervosamente per la stanza. — È chiaro! Roberto lo sta mettendo contro di me! Lo so come fa!
— Non è Roberto il problema, — disse con cautela Mariangela. — Lorenzo è solo stanco. Delle vostre liti, dei continui spostamenti…
— Quali liti? — si indignò Chiara. — Non litighiamo! Ci siamo lasciati civilmente!
— Civilmente? — Mariangela scosse la testa. — Chiara, sento come parli al telefono con il padre di quel ragazzo. Come vi accusate, come vi contendete il tempo con lui…
— Lotto per mio figlio! — esplose Chiara. — È mio figlio!
— Ma anche suo. E il ragazzo lo sa benissimo. Si trova in mezzo a voi, — Mariangela si avvicinò alla figlia. — Chiara, cara, forse dovresti pensare a lui e non a te?
— Io penso solo a lui! — Chiara si allontanò. — Ecco perché voglio fargli una festa! Per fargli capire che è amato!
— Forse dovremmo fargli capire che può avere pace? Che in casa sua c’è tranquillità?
Chiara sbuffò e andò alla finestra. Fuori cadeva una pioggerellina fine, e il cortile sembrava grigio e triste.
— Sei contro di me, vero? — chiese piano. — Come tutti gli altri.
— Non sono contro di te, figlia mia. Sono per Lorenzo. E anche per te. Solo che a volte ciò che crediamo giusto non è ciò che serve davvero.
— Cosa intendi dire?
Mariangela tornò a sedersi in poltrona. Rimase a lungo in silenzio, riflettendo.
— Sai, quando eri piccola, anch’io credevo di sapere cosa fosse meglio per te. Ti obbligavo a studiare musica, ma tu preferivi disegnare. Ti portavo a danza, ma volevi fare sport. Pensavo di fare la cosa giusta, di prepararti alla vita.
— E allora? — Chiara si irrigidì.
— E poi sei cresciuta e hai fatto tutto il contrario. Per dispetto a me, a volte a te stessa. Perché non ti ascoltavo. Non ti chiedevo cosa volessi.
— Ma che c’entra? — Chiara si voltò verso la madre. — Stiamo parlando di Lorenzo!
— E infatti parliamo di lui. Non vuole una festa. Te l’ha detto chiaramente. Ma tu non lo ascolti.
— È un ragazzo! I ragazzi non sanno sempre cosa è meglio per loro!
— E gli adulti lo sanno? — sorrise triste Mariangela. — Chiara, ho settantadue anni. E capisco che spesso i ragazzi sanno benissimo cosa vogliono. Solo che noi non vogliamo sentirli.
Chiara si avvicinò alla poltrona della madre, sedendosi sul bracciolo.
— Mamma, ho tanta paura di perderlo, — sussurrò. — Dopo il divorzio, è diventato così distante. Come se ci fosse un muro tra noi. Credevo che una bella festa gli avrebbe fatto capire che lo amo.
— E lui lo sa già, — Mariangela accarezzò la mano della figlia. — Ma ora non gli serve allegria, gli serve pace. Stabilità. Poter essere semplicemente sé stesso, senza dover fingere un sorriso.
— Allora cosa facciamo? Non festeggiamo proprio?
— Chiediamoglielo. Chiediamogli davvero cosa vuole, come immagina il suo compleanno. E facciamo esattamente così.
Chiara rifletté. La pioggia fuori si intensificò, e le gocce battevano forte sul vetro.
— Va bene, — acconsentì alla fine. — Ma se dice che non vuole proprio niente?
— Allora restiamo semplicemente con lui. A volte èIl giorno dopo, mentre il sole splendeva alto nel cielo, la famiglia si trovò riunita intorno a una tavola semplice, e Lorenzo, finalmente sereno, sorrise sapendo che quel giorno non era solo il suo compleanno, ma anche l’inizio di una nuova pace.