La sposa sbagliata: come una madre ha rovinato la felicità del figlio

Era una bella giornata a Roma quando Elisa, con le mani tremanti, sistemò il colletto della camicia davanti a un vecchio palazzo di cinque piani. Teneva in mano un mazzo di fiori per la futura suocera e una scatola di pasticcini fatti in casa. Quel giorno avrebbe conosciuto la madre del suo fidanzato, Matteo. Un incontro che poteva cambiare tutto. E, come scoprì dopo, non si sbagliava a sentirsi in ansia…

Lucia, la madre di Matteo, li accolse con fredda cortesia. L’appartamento era spazioso, ben tenuto, ma con un’aria un po’ antiquata. Sulla tavola, insalate, affettati e conserve fatte in casa. Aveva preparato tutto con cura, ma il suo sguardo tradisce disprezzo e diffidenza.

«Allora, Elisa, dimmi… che lavoro fai? Dove vivono i tuoi genitori? Hai una casa tua? E i tuoi progetti?» Le domande si susseguivano senza tregua. Elisa rispondeva con calma, cercando di mantenere la compostezza.

Ma la tensione cresceva. Quando il silenzio divenne troppo pesante, Lucia disse improvvisamente:

«Matteo, vieni in cucina ad aiutarmi con i cannelloni.»

«Certo, mamma», rispose lui obbediente.

Uscirono, ma Elisa sentì chiaramente la voce di Lucia dalla cucina. Prima bisbigliata, poi sempre più alta.

«Ma sei impazzito? È così arrogante, così determinata… L’ho vista in pasticceria, sembra una che lava i pavimenti! È questa la moglie che vuoi? Tu sei un uomo di successo, hai un futuro, e lei ti porta via! In periferia, in mezzo al nulla! Cosa vuole da te? Hai un appartamento, una macchina, uno status! E lei cos’ha?»

Il cuore di Elisa batteva all’impazzata. Le mani le si ghiacciarono. Si alzò, silenziosamente, indossò la giacca e uscì. Niente scene, niente lacrime. Solo un freddo nella pancia e un pensiero chiaro: «Ho capito tutto.»

Aveva conosciuto Matteo in pasticceria. Lui passava spesso a prendere dolci per sé e per sua madre. Quel giorno era Elisa a servire. Tra loro scoccò qualcosa immediatamente: uno sguardo, un sorriso, qualche parola.

«Per la mamma una sfogliatella, per me un bignè al cioccolato… e mi dica, stasera possiamo fare una passeggiata?»

«Oggi non posso, ho turno fino a tardi. Magari un’altra volta.»

Dopo sei mesi, lui le propose di sposarlo. Era proprietario di una piccola catena di pasticcerie — un affare ereditato dalla madre. Lui lo aveva fatto crescere, lavorando senza pretese: puliva, serviva, faceva la cassa.

«La mia vita è semplice», diceva Elisa. «Mia madre, mia nonna, mia sorella. Viviamo in una grande casa che è sempre stata della famiglia.»

«Io abito con la mamma. Possiamo trasferirti da noi.»

«No. Non lascerò mia nonna. Possiamo trovare qualcosa insieme, ma da voi non vengo.»

«Ma è in periferia!»

«È una casa moderna, non una baracca. Non confonderti.»

Dopo quel terribile incontro, Elisa evitò di parlare del matrimonio. Matteo insisteva:

«La mamma si preoccupa solo per me. Ma ti ha accettata. Vuole venire a conoscere tua nonna.»

«Accettata? Si è informata su di me? No, mia nonna la incontriamo al bar. Senza giudicare la mia casa.»

Alla fine si sposarono. Matteo si trasferì da Elisa. Per un anno, vissero sereni, quasi felici. Poi iniziarono le visite della suocera.

«Che bel posto qui. Potrei rimanere per sempre», diceva lei, osservando la casa con occhi calcolatori.

Poi arrivò il colpo. Matteo perse il lavoro, e poco dopo Elisa scoprì la verità: prima del matrimonio, aveva preso un grosso prestito… per comprare un appartamento a sua sorella. Doveva ripagarlo lui, ma aveva tenuto tutto nascosto, finché la banca non iniziò a chiamare.

Lucia irruppe in casa come un uragano.

«Che hai combinato, Elisa?! Mio figlio ti ha dato tutto, e ora è pieno di debiti! L’hai portato via, l’hai rovinato!»

«Ma che dici? Vive qui gratis, non paga le bollette, mangia a mie spese! Quali debiti?!»

«Lavora per te, ma non ha soldi! Dov’è il suo stipendio?»

«Matteo, spiegami. Di cosa stai parlando?»

«Zitto, Matteo!» gridò Lucia.

«Basta! Matteo, parla. Cosa sono questi debiti?»

«Ho preso un prestito… sei mesi prima del matrimonio. Per mia sorella. È divorziata, ha i bambini… La mamma mi ha chiesto di aiutarla.»

«E quando pensavi di dirmelo?»

«Non lo so…»

«E adesso?»

«Pagate. Siete una famiglia, no? Allora pagate insieme», concluse Lucia con tono glaciale.

«No. Non siamo più una famiglia. Uscite. Uscite entrambi.»

«Sei seria?!» Matteo la fissò sgomento.

«Molto. Lascia le chiavi.»

Se ne andò. Senza scene, senza abbracci. Semplicemente uscì con una valigia. Elisa, senza versare una lacrima, chiuse la porta dietro di lui. Chiese il divorzio. Non c’era nulla da dividere.

Lui tornò a vivere con la madre, la sorella e i suoi bambini. Trovò un lavoro. Sta pagando il prestito. Sopravvive, giorno dopo giorno.

E Elisa? Ha ampliato la pasticceria. È diventata più forte. E ora sa bene una cosa: l’amore non è sacrificio o fiducia cieca. È onestà, rispetto e scelta. La scelta di non salvare gli altri, ma di salvare sé stessa.

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