La Storia Continua

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Lorenzo tornò in ufficio il giorno dopo, tormentato. Nella mente gli rimbombavano ancora le immagini del mercato, le urla indignate della gente, lo sguardo di quella donna che sembrava avergli trafitto lanima. Cercò di scacciare i pensieri: *”Non capiscono niente. La vita è una lotta. I deboli cadono, i forti vincono.”*

Ma la coscienza continuava a tormentarlo. Quegli occhi gli sembravano così familiari. Da dove li riconosceva?

Il mattino seguente, il suo socio in affari, il signor Bellini, irruppe nellufficio con aria glaciale.

Lorenzo, cè un problema. Quella scena al mercato è finita su internet. Un video. Lo stanno condividendo ovunque. Migliaia di persone scrivono che dovresti vergognarti. Se non facciamo qualcosa, la reputazione della tua azienda sarà distrutta.

Cosa?! ribatté Lorenzo, ma quando vide sullo schermo del telefono la sua immagine mentre dava un calcio a quella donna fragile, impallidì. Il titolo era crudele: *”Il milionario che umilia una madre affamata.”*

Se posso darti un consiglio continuò Bellini devi trovarla. Offrirle denaro, una casa. Davanti alle telecamere. Sembrerà un gesto di carità. È la tua unica possibilità.

Lorenzo annuì, digrignando i denti. Odiava doversi giustificare, ma la sua reputazione valeva più di tutto.

Nel pomeriggio tornò al mercato. E lei era ancora lì, seduta nello stesso posto, con lo stesso cappotto umile, la stessa tristezza negli occhi. Quando lo vide, non indietreggiò. Lo fissò soltanto.

Signora iniziò Lorenzo, con fredda cortesia Vorrei rimediare a ieri. Le offrirò del denaro. Un alloggio. Del cibo.

La donna lo osservò a lungo. Il suo sguardo sembrava cercare qualcosa nei ricordi. Poi sussurrò dolcemente:

Enrichetto?

Il cuore di Lorenzo perse un battito. Quel nome pronunciato con quella dolcezza, solo una persona lo aveva chiamato così. Sua madre.

Che cosa ha detto? chiese, con la voce tremante.

La donna intrecciò le dita rugose.

Enrichetto sei tu mio figlio

Lorenzo fece un passo indietro.

È impossibile. Mia madre è morta. Ventanni fa.

Gli occhi della donna si riempirono di lacrime.

No, figlio mio. Sono viva. Tuo padre mi ha portato via te quando avevi sei anni. Ti ho cercato per anni. Ho lavorato, scritto lettere, ma non ho mai ricevuto risposta. Ho perso tutte le forze mi è rimasta solo la speranza.

Un nodo improvviso serrò il petto di Lorenzo. Frammenti di memoria affiorarono: lodore di sapone economico, una mano delicata tra i suoi capelli, il ricordo di una ninna nanna. Non voleva crederle.

È solo una messinscena. Vuole i miei soldi sbottò, ma la forza nella sua voce era svanita.

La donna lentamente infilò una mano sotto il cappotto e tirò fuori una foto sgualcita. Un bambino la fissava dallimmagine, sei anni forse, con una macchinina in mano proprio quella con cui Lorenzo giocava da piccolo. Accanto a lui, la donna, giovane e sorridente.

Ogni resistenza in Lorenzo crollò. Le ginocchia gli tremarono.

Dio mio sussurrò. Mia madre e io ti ho preso a calci

Le lacrime gli scesero a fiotti. Il milionario, che per anni aveva costruito il suo impero con aria dura e distaccata, ora era inginocchiato sulla strada davanti a una donna vestita di stracci.

Perdonami singhiozzò. Non lo sapevo non ti ho riconosciuta

Maria allungò una mano e accarezzò il volto del figlio. Le sue dita erano deboli, ma il tocco era pieno damore.

Non devi chiedermi perdono, Enrichetto. Ho sempre saputo che saresti tornato da me. Il mio amore non è mai scomparso.

La gente intorno a loro si era radunata. Nessuno parlava. Tutti vedevano il milionario crollare e abbracciare la madre che aveva creduto perduta.

Qualche giorno dopo, i giornali uscirono con nuovi titoli: *”Il milionario ritrova la madre senzatetto.”* Ma per Lorenzo, ormai, non importava più. La portò a casa, chiamò i medici, le preparò una stanza accogliente. Ma la cosa più importante fu che tornarono a parlare. Per ore. Maria raccontò gli anni di solitudine, le lotte, il dolore, la speranza di rivedere suo figlio.

E Lorenzo ascoltava, sentendo che dentro di lui qualcosa si ricomponeva. Quel vuoto che né il denaro né il successo avevano mai colmato, finalmente si placava.

Una sera, seduti insieme in terrazza, Lorenzo strinse la mano di sua madre.

Sai, mamma, per anni ho creduto che la ricchezza desse un senso alla mia vita. Ma ora ora sento che non ho mai cercato i soldi. Ho cercato te.

Maria sorrise, con le lacrime che le brillavano negli occhi.

La famiglia, figlio mio, è tutto ciò che dà senso alla vita. Non dimenticarlo mai.

E in quel momento, Lorenzo capì davvero: tutto loro e tutti i palazzi del mondo non valevano una sola parola *mamma*.

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