La storia della mia famiglia, consumata come una candela, e di come sono rimasta qui, dimenticata da quasi tutti.

Oggi voglio raccontarti una storia, piccola mia, una storia che mi strappa il cuore come un vecchio tessuto al vento. È la storia della mia famiglia, che si è consumata come una candela, e di come sono rimasta qui, in questa casa di riposo, quasi dimenticata da tutti.

Una volta avevo molti figli. Cinque, come le dita di una mano ognuno unico, speciale, con il proprio destino e le proprie sofferenze. Vivevamo in un paesino, in una casa che ricordava ancora i miei genitori. Ho custodito quelle mura con amore, credendo che la famiglia fosse un solido fondamento, capace di resistere a qualsiasi tempesta.

Ma con gli anni, tutto iniziò a sgretolarsi come lintonaco vecchio. La prima a lasciarmi fu Elena la figlia maggiore. Sposò un uomo di successo e si trasferì a Roma, nel mondo degli affari. Allinizio chiamava, si interessava. Poi, le telefonate divennero sempre più rare. Infine, smise di rispondere. Diceva di essere troppo occupata, di avere mille impegni. Io restavo seduta accanto al telefono, sperando che si ricordasse di sua madre. Un giorno scoprii che aveva una vita nuova, dove io ero solo unombra del passato. Fu allora che sentii il mio cuore spezzarsi per la prima volta.

Il secondo fu Andrea il mio figlio prediletto. Aveva unanima gentile ma un carattere instabile, come il vento freddo dautunno. Lottava con il lavoro e spesso finiva in cattive compagnie. Io cercavo di aiutarlo, lo nutrivo, lo riscaldavo, ma lui si allontanava sempre di più. Una sera tornò ubriaco e litigammo. Mi ferì con parole che non dimenticherò mai. La mattina dopo, Andrea sparì. Di lui, da anni, non ho più notizie.

La terza fu Giovanna, silenziosa e riservata. Lasciò il paese per un villaggio lontano, sposò un uomo che non conobbi mai. Chiamava di rado e, quando veniva, sembrava unestranea, come se vivesse in un altro mondo. Quando mi ammalai, non venne. Disse di non avere tempo, di avere i suoi problemi. Fu doloroso, ma capii nella sua vita, non cera più spazio per me.

Il quarto fu Marco. Era come me laborioso e legato alla famiglia. Insieme riparavamo la casa, festeggiavamo le feste. Ma col tempo, lui ebbe una sua famiglia e io diventai solo un ricordo. Iniziò a venire meno, finché smise del tutto di chiamare. Gli chiesi cosa fosse successo, ma mi rispose che andava tutto bene, che era occupato, che la vita cambia.

Lultimo, il più giovane, fu Luca. Rimase con me più a lungo. Da bambino, vivevamo insieme. Ma quando crebbe, partì per Milano per studiare e trovò lavoro. Mi prometteva che mi avrebbe aiutata, che sarebbe tornato spesso, che ero la persona più importante per lui. Ma con gli anni, le chiamate si diradarono, poi cessarono. Una volta tornò per qualche giorno, poi scomparve di nuovo, lasciandomi sola con il cuore spezzato e le stanze vuote.

E così, piccola mia, sono rimasta sola. La casa che un tempo risuonava di risate e voci, ora è silenzio e malinconia. Ho cercato di tenere il cuore caldo, ma gli anni e lassenza dei cari ti consumano, come il vento cancella le tracce sulla sabbia.

Mi portarono qui, in questa casa di riposo. Allinizio fu straziante, come essere gettata in mezzo a una tempesta. Piangevo la notte, ricordando chi un tempo mi stava accanto, chi aveva promesso di non abbandonarmi. Ma i giorni passarono e imparai a vivere qui, tra estranei e silenzio.

A volte mi visitano le suore, a volte i compagni di stanza raccontano le loro storie, ma io sento sempre quel vuoto. I miei figli sono come ricordi che hanno perso il colore.

E poi, una sera, mentre il sole calava oltre la finestra, capii una cosa: anche se se ne sono andati, anche se sono dimenticata, ho comunque la mia storia. E voglio che tu, piccola mia, ricordi la famiglia non sempre resta accanto, ma lamore che abbiamo dato e la luce che abbiamo portato non svaniranno mai.

Perché anche nella notte più buia si può trovare un faro. Forse non quello sulla costa, ma quello che brilla dentro di noi. E anche se ora sono qui, in questa casa, tengo ancora acceso quel faro la mia fede, il mio amore, i miei ricordi.

Questa è la mia storia, tesoro. Non dimenticare i tuoi cari, perché il tempo vola e non aspetta. Lamore è la cosa più importante che abbiamo, anche se a volte si nasconde dietro un muro di silenzio.

Siediti ancora un po con me, ti racconterò delle canzoni che cantavo, che riscaldavano lanima, e di quanto sia importante saper perdonare Ma questa è unaltra storia, va bene?

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La storia della mia famiglia, consumata come una candela, e di come sono rimasta qui, dimenticata da quasi tutti.