La sua ex

**La sua ex**

*”Grazie, Enrico! Non so cosa avrei fatto senza di te,”* apparve la notifica sullo schermo del telefono.

Il cellulare di suo marito vibrò proprio tra le sue mani. Arianna abbassò istintivamente lo sguardo sul display. Il mittente era una certa “Mariella”. La fine del messaggio era adornata da un cuoricino sorridente.

Arianna allargò gli occhi. *Mariella? Enrico?* Avrebbe potuto pensare fosse una lontana parente o una collega, se non fosse per un dettaglio: suo marito non conosceva nessuna Mariella. O forse sì?
Alzò bruscamente lo sguardo. Doveva capire prima di saltare a conclusioni. Ma già una fitta di gelosia le attraversava il cuore.

— *Chi è Mariella?* — Arianna fece di tutto perché la sua voce non tradisse un tremito.

Enrico, che in quel momento sorbiva tranquillamente il caffè, non capì subito di cosa stesse parlando.

— *Cosa?*
— *Mariella*, — sibilò lei, mostrandogli il telefono. — *Chi è?*

Lui guardò lo schermo e per un attimo i suoi occhi si contrassero. Distolse subito lo sguardo e alzò le spalle.

— *Ah… È Marina.*
Arianna si bloccò.

— *E chi sarebbe questa Marina?*
— *Beh… La mia ex. Ma tra noi non c’è più nulla, ormai.*

Lentamente, posò il telefono sul tavolo e incrociò le braccia.

— *E la tua ex ti chiama “Enrico” e ti ringrazia con un cuoricino? Dici sul serio?*

Enrico scrollò di nuovo le spalle, come se non fosse affatto una questione degna di discussione.

— *Sì. Le ho prestato dei soldi. Me li aveva chiesti.*

Una morsa di rabbia le serrò il petto.

— *Hai dato soldi alla tua ex?!*
— *Sì, e allora?*
— *E allora?!* — lo imitò con sarcasmo. — *Dici sul serio? Trovi normale prendere soldi dal nostro bilancio e passarli a una certa Marina?*

Finalmente la guardò negli occhi.

— *Arianna, stai facendo una montagna da un granello di senape. Non siamo nemici, ci conosciamo da una vita. Perché non dovrei aiutarla?*

Lei rise, ma non c’era allegria in quel suono.

— *Sei sposato, Enrico. Sposato con me! Eppure corri in aiuto di chi c’era prima di me.*

Sbuffò irritato, come se parlasse a una bambina capricciosa.

— *Non abbiamo chiuso male. Non è una sconosciuta.*
— *E io, invece? Sono una sconosciuta?*

Enrico tacque. Arianna scosse la testa e inspirò profondamente.

— *Da quanto va avanti?*
— *Cosa?*
— *Questo tenero legame.*

Distolse ancora lo sguardo.

— *Ci siamo sempre sentiti. Anche prima di te. Solo che prima non te lo dicevo. Non volevo turbarti.*

Arianna sentì il gelo invaderle il petto.

— *Quindi per due anni me l’hai nascosto?*
— *Non l’ho nascosto! Solo che non mi sembrava importante. Non ti tradisco, sai? Non hai motivi per preoccuparti.*

Chiuse gli occhi, cercando di non urlare dalla rabbia.

— *E con che frequenza la aiuti?*
— *Ogni tanto. Piccole cose. Montarle un armadio, sistemare il computer.*
— *Quindi tu, mio marito, corri a fare il tuttofare per un’altra donna?*
— *Ma che diavolo ti prende?!* — esplose lui. — *L’ho aiutata e le ho dato dei soldi! È un crimine? Lo farei anche per te!*

Arianna lo fissò con fredda determinazione.

— *Se non ci vedi nulla di strano, allora abbiamo visioni diverse del matrimonio.*

Si voltò e lasciò la cucina. In quel momento, non sopportava di guardarlo in faccia.

Non ricordava come fosse trascorso il resto della giornata. La rabbia, il dolore, la confusione la laceravano. Cercava di analizzare la situazione con lucidità, ma nella sua mente risuonava una sola domanda: *Come ho fatto a non accorgermene?*

Enrico non sembrava in colpa. Ora non nascondeva più il legame con Mariella, ma faceva finta fosse una cosa normale.

Nelle settimane successive, il puzzle si completò. Ora che sapeva cosa cercare, tutto le apparve chiaro. Suo marito prima si tratteneva spesso a lavoro. E ogni volta che accadeva, proprio in quei giorni, Mariella aveva un’emergenza da risolvere.

— *Stasera passo da Mariella* — disse Enrico a cena con tono disinvolto. — *Le perde l’acqua dalla lavatrice.*

Arianna posò la forchetta e lo fissò.

— *Non ci sono altri idraulici in città?*
— *Dai, è così difficile aiutarla?*
— *Per te no. Per me sì.*
— *Eccoci! Ancora con questa storia!*
— *Certo, ancora.* — la voce gelida. — *Perché la tua ex sembra finire in guai “casuali” troppo spesso. Meno male che almeno non avete figli insieme.*

Enrico la guardò stizzito, ma continuò a mangiare.

— *E se al suo posto ci fosse un’altra persona? Una vicina, o mia madre. Glielo avresti vietato di aiutare?*
— *La differenza è che gli altri non ti chiamerebbero ogni due giorni.*
— *Arianna* — sospirò, deponendo la forchetta. — *Davvero, mi fai sentire come se ti avessi tradita.*
— *Non so se mi tradisci, ma il tuo comportamento è sospetto. E mi fa stare male*, — rispose secca.

Lui sorrise ironico.

— *Non ti fidi di me.*
— *E ho ragione di farlo?*

Il silenzio scese pesante.

Tre giorni dopo, Mariella riapparve.

— *Mi ha chiamato Mariella* — annunciò Enrico con indifferenza. — *Vuole comprare un frigorifero, ma non ha modo di trasportarlo.*

Arianna si voltò lentamente verso di lui.

— *Vuoi dirmi che lasceresti tutto, prenderesti la macchina e andresti a trasportarle il frigorifero?*
— *E che c’è di male?*
— *Enrico, davvero non capisci?*
— *Io vedo solo che te ne fai un problema.*
— *No, sei tu che fai lo spettacolo, e io non voglio farne parte. La tua ex ti chiama, e tu corri! Se hai così tanto bisogno di aiutare Mariella, perché non vai a vivere direttamente con lei? Risparmieresti sulla benzina.*
— *Dici sul serio?*
— *Assolutamente.*
— *Quindi mi stai cacciando?*
— *No, Enrico. Ti sto dando una scelta. O sei nella nostra famiglia, o sei fuori. Non voglio più vederti.*

Si voltò e uscì dalla stanza. Non aveva intenzione di cadere nelle sue manipolazioni. Forse credeva che, dicendole apertamente delle sue “missioni”, lei avrebbe accettato. Ma per Arianna, questo non era onestà: era una pugnalata.

Passò un giorno intero senza che parlassero. Arianna sedeva in cucina, fissando il telefono. Enrico non aveva chiamato né scritto. Era andato via. Non da Mariella, da un amico, ma il fatto rimaneva. Aspettava. Forse avrebbe capito? Ma non successe nulla.

Il secondo giorno, tornò a casa come se nulla fosse.

— *Allora, ti sei calmata?* — chiese, entrando in camera.

Arianna si voltò lentamente verso di lui.

—Arianna lo guardò negli occhi e sussurrò: *”No, non mi sono calmata, ma ho capito una cosa: merito di più di questa farsa,”* prima di chiudere la porta alle sue spalle per sempre.

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