— Oh, Annamaria, che fortuna averti incontrata davanti al portone! Così non devo neanche salire da voi! — disse Antonella De Luca, la suocera di Annalisa, ancora un po’ affannata.
— Buongiorno! — rispose Annalisa, sorpresa dall’incontro.
Non che avessero un cattivo rapporto, semplicemente la suocera non si faceva spesso viva, presa com’era a dedicarsi anima e corpo alla figlia Margherita.
— Annamaria, dammi diecimila euro. Dobbiamo mandare Margheritina e il piccolo Mattia in un sanatorio. C’è sempre qualcosa da comprare, i prezzi sono alle stelle… capisci? — la suocera alzò gli occhi al cielo e scoccò la lingua.
Annalisa sentì la solita rabbia montarle dentro. Quante volte aveva pensato: *Non sono un bancomat!* Lo avrebbe voluto dire, sia alla suocera che a Margherita, senza mezzi termini, per chiudere una volta per tutte questa storia di richiesta di soldi.
Ma non osava farlo. Antonella era la madre di suo marito Antonio, nonna della piccola Alice. Parlare chiaro avrebbe significato aprire un conflitto, rovinare i rapporti, creare tensioni in famiglia. E Annalisa non voleva ferire Antonio, costringendolo a scegliere tra moglie e madre. Per questo taceva. Ma sapeva anche che non poteva continuare così. Con un sospiro, frugò nella borsa per il portafoglio.
…Annalisa tornava a casa di cattivo umore. Al lavoro, un controllo fiscale con ispettori pignoli, il capo che urlava a tutti. Aveva fatto due ore di straordinario, poi era passata al supermercato, e ora doveva cucinare, aiutare Alice con i compiti, preparare i vestiti per il giorno dopo… La lista era infinita.
Salì le scale stanca, aprì la porta di casa.
— Mamma, ciao! Domani abbiamo un progetto sulla natura per scuola! Mi aiuti? — Alice, di nove anni, le corse incontro con la solita richiesta.
— Certo, tesoro. Ora mi cambio, preparo la cena in fretta e poi ci guardiamo.
Mise le borse in cucina, entrò in camera.
— Oh, Annalisa, non ti ho sentita arrivare. Che succede, problemi al lavoro? — chiese il marito.
— Sì, l’ennesimo controllo. Il solito circo.
— Senti, ho mandato cinquemila euro a mamma. Dicevano che servivano per una giacca a Mattia.
— Antonio, ma quanto dobbiamo ancora sostenerli? Alla fine Mattia ha un padre, che se ne occupi lui! Perché i loro problemi devono sempre diventare i nostri? — sbottò Annalisa.
— Dai, non esagerare… sai com’è la situazione.
— E cioè?! — trattenne a stento un urlo.
— Margherita non trova lavoro, l’ex non paga gli alimenti, mamma dà tutta la pensione… Davvero ci mancano quei soldi per un giubbetto? Anche tu lavori, io pure…
— Appunto, Antonio! Lavoriamo tutti e due! Perché dobbiamo privare nostra figlia di qualcosa per dar soldi a un’altra famiglia? Spiegamelo! — Sentiva il sangue salirle al viso.
— Non litighiamo per sciocchezze… Vieni, ti aiuto con la cena.
Margherita era la sorella minore di Antonio. Cinque anni prima aveva sposato un “uomo d’affari di successo”, Gabriele.
— Ah, la mia Rituccia e Gabriele sono di nuovo in vacanza in un hotel di lusso! E tu, Annalisa, sempre lì a contare i soldi senza mai goderteli! — Antonella non perdeva occasione per vantarsi di quanto bene vivesse la figlia.
Poi si scoprì che il “businessman” e sua moglie avevano accumulato debiti su debiti per finanziare il loro stile di vita. I soldi svanirono in fretta, e cominciò il disastro.
Prima litigarono su chi avesse speso cosa, poi arrivarono le chiamate dalla banca, le minacce di causa. Gabriele risolse il problema alla svelta: sparì nel nulla. Si diceva fosse scappato al Nord.
Margherita rimase con i debiti e il figlioletto. Antonella pagava parte dei prestiti con la pensione, il resto bastava a malapena per lei, Margherita e Mattia. Ovviamente, non era abbastanza.
Così Annalisa e Antonio iniziarono ad aiutarli. Pagavano le bollette, davano soldi per la spesa. Ma le richieste crescevano sempre.
— Che vuoi, i prezzi volano… — diceva Antonella, arrivando per l’ennesima “donazione”.
Aiutarono, rinunciando a cose per loro. Dicevano: *Sono famiglia, non possiamo abbandonarli.*
La prima volta che Annalisa si ribellò fu quando vide Margherita seduta in un bar, sorseggiando un caffè con pasticcini.
— Marghe’, che ci fai qui? — chiese stupita, mentre entrava con le colleghe.
— Cosa vuoi che faccia? Sono uscita a fare shopping, mi sono fermata per una pausa. Che c’è?
— Ti diamo i nostri soldi e tu te li spendi al bar?!
— Ah, quindi ora mi fai la predica? Tu puoi permetterti di uscire, io no? — fece la vittima, gonfiando le labbra.
Quella sera, Antonella la sommersi di accuse: ingrata, avara, accusata di dividere la famiglia. *Povera Margherita, è ancora traumatizzata dal divorzio!*
— Antonella, non mi importa se va al bar! Ma che trovi un lavoro, poi potrà permettersi quel che vuole.
— Mamma, Annalisa ha ragione. Mattia è grande, potrebbe andare all’asilo.
— All’asilo?! Ma siete pazzi! È un bambino delicato, si ammala sempre! Come farebbe con estranei? — piagnucolò Antonella.
— Tutti i bambini ci vanno! Alice è andata a un anno e mezzo e sta benissimo.
— Basta! Non vogliamo più i vostri soldi! Troverò un lavoro, ma mia figlia e mio nipote non li umiliate! — urlò, sbattendo la porta.
Dopo quel giorno, silenzio. Nessuna richiesta di denaro.
Antonio ne soffriva, ma Annalisa gli ricordava che Margherita era adulta. Doveva cercarsi un lavoro, far pagare gli alimenti all’ex, non vivere di scuse.
Lui concordava, ma Margherita non aveva intenzione di cambiare. E Antonella la copriva sempre.
…Un giorno, Annalisa e Antonio, con Alice, incontrarono la famiglia al centro commerciale. Margherita, Antonella e Mattia uscivano carichi di buste.
— Guarda, la mia Rituccia ha trovato un ottimo lavoro! Ci mantiene lei ora! — esultò Antonella.
— Bravo, Marghe’! Finalmente! — fece Antonio.
— Davvero, siamo felici per te! — aggiunse Annalisa.
Margherita sorrise altezzosa, sventolando un telefonino nuovo.
Ma la verità venne fuori presto: aveva preso una carta di credito e speso tutto, senza pensarci. Ovviamente, i pagamenti saltarono. Di nuovo chiamate, lacrime, suppliche.
Chiesero aiuto ai soliti: Annalisa e Antonio. E loro, ancora una volta, cedettero. Margherita giurò che avrebbe cambiato vita, trovato un lavoro, restituito tutto.
Ma le settimane passavano, e nulla cambiava.
— Oh, Annalisa, che bello averti trovata qui! Risparmio la salita!
— Buongiorno.
— Dammi diecimila euro. Dobbiamo mandare Margheritina e Mattia al sanatorio. I prezzi sono folli…
Annalisa la guardò, poi, con un sospiro, aprì il portafoglio vuoto.
— Guarda, Antonella, non abbiamo niente!
La suocera rimase senza parole.
— Che teatAnnalisa chiuse gli occhi, sentendo finalmente il peso del silenzio liberarla da quella gabbia d’oro in cui si era rinchiusa da troppo tempo.