«La Suocera Che Non Lascia Andare il Figlio: Tre Anni di Matrimonio Senza Pace»

«La suocera che non ha lasciato andare il figlio: tre anni di matrimonio e nemmeno un giorno di pace»

Mi chiamo Vittoria. Ho ventinove anni e sono sposata con Massimo da tre. La nostra è una famiglia solida, piena d’amore, e cresciamo insieme nostra figlia Lisa, cercando di vivere in serenità. Ma c’è una persona che ci nega questa pace: sua madre. O meglio, la donna che fa di tutto per distruggere il nostro matrimonio e riportare suo figlio tra le sue braccia.

Tutto iniziò cinque anni fa, quando io e Massimo ci conoscemmo all’università. Io lo presentai subito ai miei genitori — in famiglia siamo aperti, sinceri, senza finzioni. Lui invece rimandava. Passò un anno prima che mi portasse a casa sua. E appena varcai la porta, capii una cosa: io non ero attesa.

Suo madre, Rosanna, mi accolse con uno sguardo di ghiaccio e un sorriso falso. Pensai fosse solo un primo impatto, ma col tempo realizzai che il suo disprezzo per me era profondo, autentico. Non mi accettò, né come ragazza di suo figlio, né come donna, né come persona.

Quando decidemmo di andare a vivere insieme e affittare un appartamento, Rosanna inscenò un dramma. Urlò che suo figlio era “ancora un bambino”, che senza di lei non ce l’avrebbe fatta, che io lo spingevo troppo presto verso la vita adulta. Massimo, che allora aveva ventitré anni, per lei restava un ragazzino incapace di badare a sé stesso. Ma ci trasferimmo lo stesso.

E da quel momento iniziò l’inferno.

Messaggi quotidiani: come cucinare per Massimo, come lavare i suoi vestiti, quali arance comprare e sbucciarle prima — perché lui, a detta sua, non ne era capace! Quando le feci notare, con calma, che suo figlio se la cavava benissimo, si offese. Poi scenate perché Massimo era andato da lei in maglione — «Non vedi che fa freddo? Tutti con il giubbotto e lui mezzo nudo!» — mentre fuori c’erano quindici gradi e nessuno indossava un cappotto.

Quando annunciammo il fidanzamento, arrivò il peggio. Rosanna iniziò a presentargli altre ragazze — figlie di amiche, vicine, colleghe — dicendogli in faccia: «Ecco, questa sarebbe la moglie giusta!» Lui, furioso, smise di andare da lei. Ma lei non si arrese.

Iniziò a venire da noi. Senza avvisare. Con pretese. Ogni visita finiva con critiche: «Hai la polvere sotto l’armadio!», «Fai il minestrone come in mensa!», «Hai ridotto Massimo in questo stato!». Io cercavo di ignorarla. Finché non esplosi.

Una settimana prima del matrimonio, fece una scenata sul mio vestito. Disse che era «uno straccio, non un abito». Il menù del ristorante? «Una vergogna per la famiglia». Mi accusò di volerli «umiliare davanti a tutti». La cacciai via.

Un’ora dopo, Massimo ricevette una chiamata: «Sto male! Ho un infarto!» Partì di corsa. Ma quando arrivò, trovò sua madre perfettamente in salute, con le guance rosse. Era tutta una menzogna. Una manipolazione.

Al matrimonio non si presentò.

Dopo le nozze, quando nacque Lisa, non venne mai a trovarci. Non portò un body, un giocattolo. Non chiamò nemmeno. Alle nostre richieste di vedere la nipote, rispondeva: «Non è mia nipote. L’hai avuta con un altro».

Massimo era straziato tra sua madre e noi. Ma scelse sempre la sua famiglia. Mise dei limiti. E da allora, lei non li oltrepassò più.

Io non parlo con quella donna. Non ho nulla da chiederle perdono. Non permetterò che rovini la mia famiglia. Non lascerò che calpesti mia figlia, mio marito, la mia vita solo perché non riesce ad accettare che suo figlio sia cresciuto e abbia scelto una moglie che non piace a lei.

Sono stanca. Terribilmente stanca. A volte chiudo gli occhi e immagino come sarebbe bello avere una suocera normale. Quella che porta la torta, che non si intromesse nel letto, che non detta come crescere un figlio. Quella che ti abbraccia e dice: «Brava». Ma questa non è la mia realtà.

La mia suocera è una donna che sogna ancora che suo figlio torni a casa. Da lei. Senza di me.

Ma sapete una cosa? Non accadrà mai. Perché lui ha scelto me. E sono fiera che non si sia piegato.

Io? Io voglio solo vivere. Crescere mia figlia. Essere una moglie, non una “rivale” di sua madre.

Ma questa stanchezza… non mi abbandona.

Rate article
Add a comment

;-) :| :x :twisted: :smile: :shock: :sad: :roll: :razz: :oops: :o :mrgreen: :lol: :idea: :grin: :evil: :cry: :cool: :arrow: :???: :?: :!:

fifteen + 12 =

«La Suocera Che Non Lascia Andare il Figlio: Tre Anni di Matrimonio Senza Pace»